Capitolo 3

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Aulo rinvenne con un gran mal di testa e con il familiare pizzicore della magia di guarigione che gli solleticava i capelli. Massimo era già in piedi, apparentemente illeso.

"Adesso ci tocca pure correrle dietro!" sbottò Paolo quando ebbe finito di guarire il mago. "Doveva essere una missione facile e veloce e invece abbiamo un civile che si fa rapire! Il Prefetto vorrà la nostra testa, me lo sento!"

Aulo non lo ascoltava nemmeno, conosceva il compagno da troppo tempo da preoccuparsi delle sue preoccupazioni e del suo pessimismo. Cercò di essere pragmatico: la situazione non piaceva neanche a lui, ma non serviva a niente lamentarsi, piuttosto bisognava trovare una soluzione.

"Avete visto dove l'ha portata?" chiese.

Massimo era già al margine del bosco e cercava di separare le tracce vecchie da quelle più recenti. "Sembra che abbia ripercorso il suo cammino precedente-disse- Penso che porti alla sua tana."

Gli altri due annuirono. Non era prudente, mai, andare a sfidare una creatura nel suo territorio, ma stavolta non avevano scelta. Procedettero in fila indiana, Massimo davanti come battitore, poi Aulo e da ultimo il druido, protetto dagli altri due ma pronto a proteggerli con la sua magia. Mentre camminavano, come suo solito, il mago seguiva il vagare dei suoi pensieri. La mezz'elfa non lo convinceva. Aveva dimostrato di essere perfettamente in grado di occuparsi da sola del mostro; se il dardo di Massimo non avesse rischiato di ferirlo la ragazza avrebbe sicuramente addormentato la bestia... e, a proposito, perché Eveline aveva usato il femminile per riferirsi alla creatura? Loro lo avevano chiamato il mostro, il coso o il bestione. Perché lei aveva dato per scontato che fosse una femmina? O loro avevano dato per scontato che fosse un maschio? Di colpo si voltò verso il druido.

"Senti, ma tu sai che tipo di creatura è quella che ha portato via la ragazza?" chiese senza preamboli

Paolo diventò tutto rosso "E' piuttosto raro, e, così su due piedi, non so più troppo dirti..."

"Ma a guardare così diresti che è un maschio o una femmina?"

Paolo lo guardò con gli occhi dilatati e un'espressione che sembrava dubitare della sanità mentale dell'amico... "Non so nemmeno se hanno un sesso, quegli affari..."

Aulo tornò al suo silenzio. C'era decisamente qualcosa che non quadrava...

Massimo alzò la mano per fermare il gruppetto e si inginocchiò a terra. La traccia di devastazione della foresta si divideva in due poco più avanti. Erano arrivati al momento del dilemma. Massimo esaminò attentamente la parte dei cammino prima del bivio per cercare di determinare quanto fossero profonde le impronte e sperando che il peso della ragazza fosse sufficiente a modificarle, poi si mise a confrontarle con quelle dei due itinerari.

Non gli ci volle molto per rialzarsi con un sorriso storto. "La ragazza comincia a piacermi!" dichiarò, mostrando loro una perla rosa nel palmo della mano. "Aveva una collana di questo colore, e il fatto che una sola perla sia caduta nel mezzo del sentiero vuole dire che ci sta guidando! Temeraria e intelligente! Potrei starmi innamorando!" dichiarò ridendo.

Non sapeva perché, ma all'ultima dichiarazione Aulo provò una punta di fastidio. Massimo era famoso per le sue conquiste facili, e anche per la rapidità con cui si stancava della malcapitata...

Man mano che proseguivano la foresta ai lati del sentiero lasciato dalla bestia si infittiva sempre più. Sembrava che anche la loro preda avanzasse diversamente. Sembrava che facesse più fatica e che nello stesso tempo volesse lasciare meno tracce; c'erano meno rami spezzati. Solo l'erba e il sottobosco erano schiacciati sotto il peso del suo passaggio, ma in poche ore sarebbero tornati al loro posto e sarebbe stato molto difficile seguirle.

Il terreno iniziò a salire dolcemente verso le colline. "Non possiamo essere lontani" mormorò Massimo, sempre con gli occhi fissi a terra.

D'un tratto si trovarono davanti ad una parete rocciosa ricoperta di vegetazione. Le tracce finivano lì. Un'altra perla rosa era a terra, davanti alla parete. I tre esitarono un attimo, poi Aulo prese l'iniziativa e avanzò contro la parete con le braccia allungate davanti a sé. La vegetazione lo inghiottì senza un suono. Poco dopo riapparve sorridendo "C'è una caverna scavata nella pietra e nella terra, andiamo!

La caverna era abbastanza ampia, ma il buio li avvolse quasi subito. Aulo evocò una sfera di luce bianca e la fece fluttuare a mezz'aria vicino alla sua spalla. Proseguirono più lenti di prima, un po' a causa della scarsa illuminazione, un po' perché il suolo era cosparso di una sostanza gelatinosa e appiccicaticcia, che si incollava ai loro stivali. Ad ogni passo emettevano una specie di risucchio per liberare il piede. Le perle rosa erano molto più difficili da vedere, annegate com'erano nella gelatina. "Bava di mostro – sbottò Paolo – non c'è niente di meglio come aperitivo..."

Nessuno degli altri due rispose, Massimo intento a cercare tracce e Aulo concentrato per tenere viva la luce magica. Il silenzio era assoluto, se si escludeva il rumore dei loro passi. La roccia e la terra che li ricoprivano sembravano inghiottire i rumori provenienti dall'esterno, e da davanti a loro non proveniva alcun suono.

Continuavano a camminare, guidati dalle perle. Più di una volta persero minuti preziosi a cercare l'indizio, sprofondato nella bava o finito ai margini della caverna. Poi ad un certo punto le perle non ci furono più. La collana doveva essere finita, o forse la ragazza non poteva più guidarli.

Li invase una sorta di gelo e di senso di urgenza. Proprio ora che diventava più difficile era più urgente ritrovarla in fretta. Si consultarono in silenzio, guardandosi negli occhi.

"Faremo dei segni sulle pareti della grotta con la mia magia – disse Aulo - così eviteremo di perderci o di ripassare per gli stessi corridoi più volte. Non sarà facile e non sarà breve" concluse torvo.

Decisero che per il momento ad ogni bivio avrebbero sempre scelto il tunnel alla loro destra, segnando i punti dove erano già passati. Accelerarono il passo più che potevano ora che non dovevano più cercare le tracce lasciate da Eveline. Aulo si era messo dietro agli altri, per illuminare il cammino senza abbagliare i compagni.

Poi tutto precipitò. Massimo, in testa al gruppo, incespicò e cadde lungo disteso nella bava. Paolo, che lo seguiva da vicino, iniziò a scivolare e a far fatica a tenersi in piedi. Piccole cascate di terra iniziarono a cadere dal soffitto.

Aulo capì con un secondo di ritardo quello che era successo: avevano attivato una trappola!


Eveline e il mostro in cantinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora