Capitolo 5

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La galleria che Aulo stava percorrendo si interruppe bruscamente, sboccando in una sala sorprendentemente grande e dalla volta a cupola. Il mago abbassò rapidamente l'intensità del globo di luce, che, in un ambiente così grande, lo avrebbe reso visibile e vulnerabile. Prese qualche secondo per ammirare l'architettura naturale della sala. Si trovava probabilmente sotto una delle colline che circondavano la casa di Eveline. Una spettacolare colonna calcarea troneggiava al centro della sala, facendo da pilastro portante. Le pareti rocciose disegnavano ombre profonde dissimulando altri tunnel e piccole alcove. Una specie di muschio debolmente luminoso cresceva sulle pareti e sulla colonna, illuminando fiocamente l'ambiente. Un rumore d'acqua corrente proveniva dall'altro capo della sala. Aulo lasciò che la sua luce magica si spegnesse e cominciò a procedere guardingo. La sua idea era di verificare ogni ingresso di tunnel che arrivava nella sala per cercare una traccia della ragazza. La sala sembrava amplificare ogni più piccolo rumore. Il mago sudava freddo...

Poi gli sembrò di sentire qualcosa.

Sembravano sussurri, parole incomprensibili e spaventosamente vicine. Aulo si bloccò sul posto, immobile, guardingo, la magia pronta sulla punta delle dita. Poi un ruggito inumano esplose qualche metro alla sua sinistra e il mago, appiattito contro la parete rocciosa sentì lo spostamento d'aria di una grossa massa che gli passava davanti e il rumore di passi pesanti che si allontanavano in una direzione ignota.

Il mago lasciò uscire il respiro che aveva trattenuto, e richiamò la magia. Si lasciò scivolare con la schiena contro al muro, provato. Non sapeva come procedere. Avrebbe avuto voglia di accendere di nuovo il suo fidato globo di luce ed esplorare la caverna, ma aveva paura che il mostro non fosse solo. Prese un lungo respiro e espirò lentamente, cercando di calmarsi.

"Aulo? Ragazzi siete voi?" disse all'improvviso una voce

⫻⫻

Paolo e Massimo camminavano in mezzo al gruppo dei loro "soccorritori". Uno di loro, che precedeva tutti con una torcia, cercava di mantenere viva la conversazione: "Non avete idea di quanto sia ben pagata la pelliccia d'Orso delle caverne! I reggimenti imperiali di stanza in montagna la usano per i loro mantelli. Non c'è pelo più caldo!"

"Ed è raro trovarne?" chiese Massimo in maniera apparentemente interessata

"Eh, un po'! Altrimenti non sarebbe così caro! E in più questi orsi sono estremamente pericolosi, attaccano chiunque abbia la sfortuna di avventurarsi nei loro territori. Queste colline hanno una popolazione ancora troppo numerosa, per questo ci hanno mandato a cacciarli! Siamo in missione per la comunità!"

"Molto nobile da parte vostra!" commentò il guerriero

"E invece che ci fanno un prete e un tizio armato fino ai denti dentro una caverna?" chiese il nano, dando una spintarella a Paolo, che non aveva ancora aperto bocca

"Ci sono cose, Mastro Nano, che un uomo di Chiesa non può rivelare" rispose lui altezzoso. Era una strategia che avevano concordato e usato già tante volte; non avevano avuto il tempo di concordare una versione comune, quindi spettava a uno solo inventare la scusa. Di solito, lasciavano l'onere ad Aulo...

Massimo sospirò, come se un suo grande segreto fosse stato quasi scoperto. "Mio buon amico e confessore, penso che questi bravi uomini abbiano diritto di sapere – dichiarò – Io sto facendo espiazione per i miei peccati. Ho promesso troppe volte a delle fanciulle di portarle all'altare solo per poter fornicare con loro, abbandonandole senza pietà appena mi stancavo. Ma quando mi sono infine innamorato, la mia bella mi ha rifiutato, spezzandomi il cuore. Ho capito, allora, amici miei. Ho deciso di affrontare l'espiazione e stavamo cercando un luogo dove io possa vivere da eremita per 40 giorni, quando ci siamo imbattuti in una grotta. Esplorandola siamo finiti nella vostra trappola per orsi!"

Il primo cacciatore scoppiò a ridere "Amico, se avessi tutto il successo con le donne che dici di avere non mi farei di questi problemi, piuttosto..." concluse con un gesto osceno.

Paolo alzò gli occhi al cielo "Possano le mie orecchie fingere di non aver sentito" salmodiò, suscitando una nuova ondata di risate dei loro accompagnatori. 

Eveline e il mostro in cantinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora