Capitolo 8 - Il Giorno del Drago

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«Pronta?»

«Pronta. Non ho rimpianti.» Strinse un'ultima volta la mano di Derrien e infine la lasciò, sforzandosi di sorridere. Si erano già detti addio, non lo avrebbero ripetuto così vicini alla fine. Avvicinò quindi da sola il boia, senza catene e senza scorta, e s'inginocchiò sulla nuda pietra, pronta a concludere la sua vita a testa alta.

Una folla immensa si era radunata ai piedi delle mura per assistere alla sua esecuzione, ma la maggior parte di loro era in lacrime e le loro parole arrivavano fino a lei con la forza di un macigno: parole di amore e di ammirazione che la portarono facilmente sull'orlo delle lacrime.

Il boia non le mise fretta. Aspettò che riguadagnasse il controllo e solo quando lei ebbe asciugato le lacrime e rialzato la testa prese posto alle sue spalle, sguainando la spada. Le sue azioni gloriose infatti le erano valse una morte onorata per spada invece che l'impiccagione che spettava ai traditori, ma non la salvezza.

Sentì il gelido tocco dell'acciaio che le sfiorava il collo e prese un ultimo respiro, assaporando la fredda aria del nord. Non aveva rimpianti.

Ma poi qualcosa cambiò, tanto bruscamente da farle voltare la testa di scatto. Qualcosa non andava. Percepì un violento sconvolgimento nell'aria e il vento mutò all'improvviso, scompigliandole i capelli e destabilizzando il boia, e un ruggito terrificante squassò l'aria.

E l'intera Meinwae tremò.

Il Potere rombò contro le montagne, bloccandoli, e poi apparve: più nero del carbone e più grande di un palazzo, un drago si avvicinava alla città con potenti colpi d'ali, ruggendo. La sua figura che attraversava le nuvole pareva come una raffigurazione della morte che veniva a coglierli.

Ebbero appena il tempo di muoversi prima che fosse su di loro.

L'effetto terrorizzante del suo grido tuttavia era scemato in tutte quelle miglia che aveva percorso e la città fu pronta a reagire: le catapulte furono armate e gli arcieri lanciarono mentre maghi da ogni dove si radunavano in cima ai bastioni o ai tetti, pronti a vendere cara la pelle.

Ma mai avrebbero potuto prevedere quello che accadde: Thi'a si limitò infatti a volare in cerchio sopra le mura, lontano dalla portata degli arcieri, e prima che potessero capire il perché un secondo drago rispose ai suoi richiami dalle scuderie della città. I tetti cedettero con uno schianto e Maa'Run si librò in cielo, impazzito, avventandosi contro soldati e civili indistintamente. Allora un nuovo rombo invase l'aria e questa volta altri trenta draghi selvatici giunsero dalle montagne circostanti e si radunarono attorno a Meinwae, seguendo il loro re nel volare attorno ai bastioni.

E scoppiò il panico. Meinwae era ben difesa e gremita di soldati, ma un drago non era un essere facile da uccidere e la loro sola comparsa gettò lo sconforto sull'intera città. La neve si tinse di rosso e le fiamme attecchirono ovunque, seminando il caos.

Berold tuttavia, che stava assistendo all'esecuzione con Sehew, colse l'occasione e corse in soccorso della condannata. «Idreim, andiamocene, presto! Non c'è una grotta dove nasconderci o un passaggio-...?»

«No! Non ce ne andremo così! Non me ne andrò!» Non aspettò neanche la sua risposta, non le importava, si lanciò verso la torre più vicina e raccolse una bandiera, cominciando a sventolarla con tutta l'energia di cui era capace. Non avrebbe lasciato che finisse così. «A me!» gridò. «A me, soldati di Meinwae! Non cedete alla paura!»

Derrien fu il primo ad affiancarla spada alla mano, presto imitato dai due amici, ma altri si volsero al suo richiamo. «Possiamo farcela?» le chiese in un filo di voce mentre gli uomini la raggiungevano, atterriti.

Le loro menti si unirono per abitudine, com'erano sempre stati soliti a fare in battaglia, ma questa volta Sehew e Berold erano con loro. Avrebbero dovuto abituarsi in fretta. «Non contro quello» rispose, indicandogli mentalmente Thi'a. «Ma mi occuperò io di lui. Ho solo bisogno di tempo per prepararmi. Ricordi cosa significa, Derrien?»

Lesse la risposta direttamente nella sua mente: non avrebbe potuto combattere fintanto che non fosse stata pronta. «Ricordo perfettamente».

«Allora mi fido di voi.» Non attese oltre. Allontanò un angolo della mente per preparare l'incantesimo e continuò a gridare per radunare gli uomini, dirigendosi alla montagna più vicina. Avrebbero avuto bisogno di acqua e neve in abbondanza per tenere a bada gli incendi, e di altrettanta ne avrebbe avuto bisogno lei.

Riuscirono così a condurre un piccolo gruppo vicino alle grotte, dove far rifugiare i civili, e molti maghi e guerrieri si unirono a loro nel creare un perimerro di sicurezza. E la battaglia peggiorò. La città venne devastata e data alle fiamme e pe sue torri crollarono, avvolte nel fuoco, ma la postazione di Idreim resistette e col passare del tempo si rafforzò, poiché era lì che finivano per convergere i sopravvissuti. Gli scontri si fecero cruenti e migliaia di uomini caddero in quell'inferno, ma la guarnigione si difese con coraggio e al termine della battaglia la maggior parte dei draghi era stata eliminata e i rimanenti dispersi.

Quell'orribile giorno stava per concludersi.

Eppure non era finita. Thi'a infatti non aveva partecipato alla lotta e quando vide che gli uomini rialzavano la testa speranzosi, convinti di avere ancora una possibilità di vittoria, scese in campo. Abbandonò il picco che aveva occupato da spettatore e volò radente la città, ribaltando con il solo vento dovuto al suo passaggio l'intera squadra di arcieri che ancora presiedeva i merli. Si alzò in volo, concentrò tutto il proprio Potere e attaccò, riversando fiamme e morte sulla città con una forza che nulla aveva a che vedere con quella dei comuni draghi.

E per la seconda volta il mondo tremò. I soldati abbandonarono le armi, gli stregoni i bastoni; le donne caddero in ginocchio e i bambini cominciarono a piangere... Nessuno sarebbe sopravvissuto.

Fu allora che Idreim si mosse. Abbandonò improvvisamente la sua postazione e corse in mezzo alla piazza, i capelli al vento e gli occhi in fiamme. Non avrebbe permesso a quel drago venuto da chissà dove di portarsi via la sua patria. Alzò le braccia al cielo e quando l'attacco arrivò, eresse una colossale barriera di acqua e ghiaccio a difesa della città, più alta delle mura stesse, più larga della città intera, e vi racchiuse dentro l'intera Meinwae, continuando a creare con il proprio Potere per andare a rinforzare il punto dove le fiamme stavano scavando. Da là sotto, pareva di essere rinchiusi in una cupola azzurra che poco a poco si tinse di giallo e viola e rosso, cangiando ad ogni angolo del ghiaccio come un'aurora di infinita bellezza.

Sehew la raggiunse prima che le energie le venissero meno ed evocò il potere della sua Benedizione, potenziando la barriera con i propri incantesimi, e Derrien e Berold si unirono a loro e donarono le proprie energie perché non cedessero, presto imitati da tutti quelli che li circondavano. E per lungo tempo non accadde nulla.

Durò in realtà solo qualche secondo, ma agli occhi dei difensori parvero ore e quando infine cessò, la città era comunque per metà distrutta e solo quella sezione di mura vicina a Idreim si reggeva ancora.

Eppure la barriera rimase, compattata dalla magia e dal Potere. Ce l'avevano fatta.

Thi'a, vedendo dall'alto nient'altro che neve e ghiaccio, ruggì soddisfatto per la sua vittoria e proseguì per la sua strada senza più voltarsi indietro.

La città era salva.

Idreim sentì le braccia farsi pesanti e cadere, gli occhi le si chiusero, le gambe cedettero e lei e Sehew crollarono al suolo nello stesso istante, prive di sensi. Il mondo si spense dietro una cortina di stanchezza.

Idreim [Completa]Where stories live. Discover now