Capitolo 1 - La liberazione di Pedval

140 14 0
                                    

«Derrien, la breccia!» ordinò Idreim, ma dovette urlare per sovrastare lo strepitare del vento e le grida di battaglia che salivano verso di loro. «Dobbiamo coprire l'avanzata dei nostri o saranno spazzati via!»

Il Cavaliere fece virare il drago nella direzione indicata, ma non caricò. «Ci sono troppi stregoni, non possiamo! Li aggireremo dalle torri e li prenderemo alle spalle, è più sicuro».

«Ci vedranno lo stesso, Derrien! Stiamo cavalcando un drago, non una farfalla, non passeremo mai inosservati! Carica! Vi proteggerò io!»

Il Cavaliere esitò ancora. «Nemmeno tu puoi affrontare da sola tutti quei maghi!»

«Carica, ho detto! Ci penso io!» Non finì nemmeno di gridare, gli inviò il resto della frase attraverso la telepatia, con forza, e vi riversò dentro tutta la sua sicurezza. Sapeva a cosa sarebbero andati incontro, ma i soldati necessitavano di qualsiasi istante avessero potuto guadagnare.

Di fronte alla forza preponderante della sua voce, Derrien smise di opporsi e virarono bruscamente verso destra e verso i soldati che si lanciavano a piedi in direzione della breccia.

Lo capiva: ora che le mura avevano ceduto finalmente i maghi avrebbero smesso di bersagliarlo per concentrarsi sulle difese, ma non poteva lasciare i suoi uomini a morire senza un'adeguata copertura. Avrebbe pensato lei a tenerli al sicuro. Era per quello che era lì dopotutto.

Strinse la presa attorno alla vita del ragazzo e chiuse gli occhi, raccogliendo l'energia. Avrebbero avuto una sola occasione. Sentì il formicolio alle gambe e lo stomaco capovolgersi in protesta, come ogni volta che forzava l'energia lontano dei luoghi cui apparteneva, ma si limitò a chiudere fuori quei pensieri.

Poi arrivò. Non servì nemmeno il grido d'avvertimento di Derrien, percepì la vibrazione nell'aria e lo squilibrio del Potere prima ancora che l'incantesimo partisse e reagì di conseguenza: «A destra!» ordinò. «Vas de heirem celinar'o glesia!»

Il fulmine comparve dal nulla, rapidissimo, ma colpì esattamente dove si aspettava e un muro d'acqua condensò all'improvviso alla loro sinistra, ghiacciando e deviando l'incanto quanto bastava per non toccarli. Sentì la paura del drago e il sospiro di entrambi attraverso il contatto mentale, ma non vi badò. Sciolse la magia e rilanciò l'acqua avanti a sé per deviare altri tre incantesimi minori, guidando telepaticamente il drago tra i flussi di energia.

Poteva non essere la più esperta dei maghi né la più forte, ma lei più di tutti aveva imparato a percepire il Potere nell'aria, a vederlo, e non c'era nessuno al mondo che fosse più capace di lei a contrastare gli incantesimi avversari. Nessuno!

Deviò un ultimo incantesimo e furono sopra alla breccia, ruggendo, e Maa'Run colpì, seminando fuoco e morte con una furia devastante. Si artigliò alla torre più vicina e sommerse di fiamme i dintorni, accendendo uomini e difese come fossero torce.

Un drago era un essere terrificante dopotutto.

La maggior parte dei soldati fuggì, gli altri si rifugiarono dietro alle macerie o agli stregoni, ma prima che potessero abbassare gli scudi e colpire, la breccia fu invasa dai loro uomini e la battaglia si accese furibonda.

Volarono via prima che potessero prenderli di mira, proteggendosi con una barriera da un ultimo fulmine. Idreim possedeva sì un'incredibile quantitativo di energia, ben al di sopra della media, ma gli incantesimi richiedevano moltissimo tempo per essere preparati e Derrien aveva ragione: nemmeno lei sarebbe riuscita a tenere testa a più stregoni contemporaneamente. Inoltre erano ore che volavano sopra la città e lei cominciava a sentirsi stanca... veramente stanca... quell'ultimo fulmine si era dimostrato ben più potente di quanto si era aspettata. Era stata-...

La mano di Derrien la afferrò prima che perdesse i sensi, trasferendole parte della propria energia. «Resta con me, Idreim, non è ancora finita.» Attraverso il contatto poté percepirne l'apprensione e l'infinita pazienza che la rimproveravano: «Ti avevo detto che era una pessima idea».

Non lo contraddisse. «Però siamo dentro».

«Siamo dentro, te lo concedo».

«E la battaglia sarà presto finita».

«Ora non esagerare. Non era questo il piano. Sei stata testarda e avventata».

«Siamo stati» lo corresse.

La pazienza rimase, ma la sua voce si fece seria questa volta. «Non scherzare, Idreim. Saremmo potuti morire. Solo mezzo secondo più lenta a preparare l'ultima magia e tutti e tre saremmo stati trafitti da quei fulmini. Ho sentito la tua paura: sei riuscita a creare lo scudo solo all'ultimo istante».

A questo, Idreim non commentò e Derrien lasciò cadere l'argomento. «Ti riporto alle retrovie, guiderai l'esercito da lì. E questa è l'ultima volta che ti lascio salire con noi durante una battaglia».

Non era vero, lo sapeva, ma anche questa volta rimase in silenzio e si limitò a stringere la presa sulla sua vita mentre si allontanavano dalla città. Nella stanchezza, la sua presenza era l'unica cosa veramente reale, l'unico baluardo che si ergesse in mezzo alla nebbia. Quasi si addormentò.

Quando atterrarono tuttavia Idreim si era ripresa abbastanza da stare in piedi da sola. Aspettò finché Derrien non fu ripartito, quindi chiamò a sé un attendente che gli portasse l'armatura e il cavallo, e attese, recuperando la concentrazione.

Derrien aveva ragione: era troppo stanca per continuare a combattere e ci sarebbe voluto ben più di qualche minuto per riprendere le forze, ma la sua presenza avrebbe motivato i soldati e intimorito i nemici; doveva andare.

Diede ordine che due portastendardi la seguissero e si lanciò in avanti con tanta foga che nessuno avrebbe mai potuto immaginare la sua stanchezza.

Idreim [Completa]Where stories live. Discover now