Capitolo 22

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Kyle

L'incontro- scontro con la suocera di Jennifer mi aveva scosso e al tempo stesso mi aveva fatto imbestialire. Solo dopo averla incontrata però avevo capito che donna era e per quale motivo nel momento in cui era morta Savannah, non c'era un familiare. Quella donna incolpava Jennifer di tutto: della morte del marito e dei vizi che già in precedenza aveva, della morte della figlia e della sua stessa malattia. Era terribile. Jen non meritava tutto quello che le era capitato eppure persone malvagie come quella donna, la credevano responsabile. Era abbastanza cattivo pensare queste cose ma sentirle dire era una pugnalata, l'ennesima. Dopo quel giorno ero stato male, tant'è che la sera sarei dovuto andare alla casa di cura ma non ci ero riuscito. Avevo mandato Guenda per portarle il cambio della roba e per darle un po di sostegno e conforto. Io ero rimasto a casa a rimuginare, piangere e cercare di reagire. Ero sconvolto e i giorni che seguironi furono persino peggiori.
Guenda mi aveva detto che Jen sembrava stesse migliorando e anche i medici davano buone notizie ma evidentemente non era così. Due giorni dopo la visita indesiderata, i medici mi avevano chiamato dalla casa di cura: Jen aveva tentato di togliersi la vita. Ero corso a)a casa di cura, fortunatamente quando ero arrivato, era già stata sistemata sul suo letto e stava un po meglio ma i suoi occhi parlavano più di quanto non lo facesse la sua bocca. Era sconvolta per il gesto commesso ma al tempo stesso era esasperata. Voleva sua figlia e pur non essendo padre, capivo la situazione. Capivo la sofferenza di Jennifer ed ero consapevole del fatto che tutto per lei era cambiato di botto. Le era crollato il mondo addosso esattamente come stava succedendo a me in quel periodo.
Jen non parlava più, si era richiusa nel mutismo. Aveva la camicia di forza, stava stesa su quel letto, immobile e sofferente. Questa situazione era durata due settimane quando avevo fatto l'ultimo tentativo di riportarla tra noi, aveva funzionato. Le lettere funzionavano sempre e anche se ormai le avevamo lette quasi tutte, avevo riniziato da capo riuscendo dapprima a farla parlare e poi a farla sorridere. Un sorriso vero, di quelli che ti riempiono il cuore e che è in grado di fartelo battere. "Ricordati di noi Jen, ogniqualvolta ti vengano brutti pensieri, tu pensa a noi. A quello che siamo, a quello che eravamo e a quello che potremmo essere se tu lo vuoi. Ti amo amore mio"

Ricordati di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora