33. A Difficult Choice

16 3 1
                                    

Robin si svegliò con un sussulto e si accorse subito di due cose: il sole non era ancora sorto anche se il cielo iniziava già a tingersi di rosa e lui era solo.
- Gisborne?
Il fuorilegge uscì dalla casupola diroccata e si guardò intorno, preoccupato. La sera prima Guy era crollato e Robin non era sicuro che fosse del tutto in sé. Con un sospiro decise che sarebbe stato meglio trovarlo prima che si mettesse in pericolo commettendo qualche sciocchezza.
Tornò all'interno del rudere per recuperare le giacche e i maglioni pesanti che si erano tolti quando si erano ritrovati in quel luogo così caldo e sedette a terra per chiuderli in un unico fagotto.
Aveva quasi finito quando sentì un fruscio alle sue spalle e si girò di scatto.
Guy era sulla porta della casupola e aveva in mano un involto di stoffa colorata.
- Dov'eri finito?! - Sbottò Robin. - Credevo che te ne fossi andato!
- Ho camminato fino al villaggio e mi sono procurato questi. - Gli lanciò una tunica da saraceno e tenne l'altra per sé.
- Sei impazzito? A cosa ci serve questa roba? Se ti avessero visto avresti fatto una brutta fine.
- Invece sono assolutamente necessari. Ieri sera ero troppo agitato per farci caso, ma quando mi sono svegliato ho avuto modo di pensare. Rifletti, Hood, ieri abbiamo visto i soldati del tuo re, ti rendi conto di cosa significa?
Robin lo fissò, stupito di non averci pensato prima.
- Che siamo tornati troppo indietro! Quando abbiamo difeso il castello, il re aveva già lasciato la Terra Santa. Se è ancora qui, vuol dire che non è ancora partito per l'Inghilterra.
Guy tenne gli occhi bassi e riprese a parlare.
- Quando sono entrato nel villaggio, non volevo tornare in quella piazza, volevo solo cercare qualche vestito abbandonato nelle case e poi andarmene, ma alla fine non ho potuto farne a meno. Dovevo tornare nel luogo dove ho commesso il mio delitto, guardare bene ogni dettaglio di quel posto maledetto per essere certo di non dimenticarlo mai e poi chiedere perdono a Dio per quello che ho fatto. Perché anche se lei è viva, io comunque l'ho uccisa. Senza un miracolo, sarebbe morta per mano mia...
- Gisborne...
- No, aspetta! Non ho finito. Se fosse stato solo questo non te lo racconterei, sarebbe una questione personale tra me e la mia coscienza. Il punto non è questo.
- Spiega.
- Non c'era sangue. In un posto come questo di certo non piove, il sangue versato lascerebbe tracce sulla sabbia, eppure non c'era nulla. Non nella piazza, non nel resto del villaggio. E poi ho visto una tettoia coperta da una tela rossa che non dovrebbe essere lì.
- Cosa intendi, Gisborne?
- Quando gli uomini dello sceriffo hanno lottato contro gli uomini del re, uno dei soldati è stato colpito da una freccia ed è caduto dal tetto di una casa su quella tettoia, sfondandola. Ne sono certo perché l'ho visto cadere, ero molto vicino a lui. Ti rendi conto di cosa significa?! Se quella tettoia è ancora integra...
- Il combattimento non è ancora avvenuto!
- E Marian è ancora illesa. Te ne rendi conto, Hood? Possiamo evitare che io la ferisca! Posso cambiare quello che ho fatto!
Robin lo guardò.
- Non puoi farlo, Gisborne.
- Sei impazzito, Hood? Hai sentito quello che ti ho appena detto? Possiamo evitare quello che è successo.
- Vieni qui, Guy, sediamoci e parliamone.
Robin si appoggiò con la schiena al muro, più o meno nella stessa posizione della sera prima, ma Guy non accennò a imitarlo.
- Non voglio parlarne, voglio evitare di commettere il più grande errore della mia vita.
- Siediti invece! - Ordinò Robin, in tono duro e Guy sussultò.
Raramente aveva visto un'espressione tanto seria e decisa sul volto del fuorilegge e si ritrovò a obbedirgli senza nemmeno pensarci. Si lasciò cadere a terra accanto a lui e lo guardò.
- Guy, capisco le tue intenzioni, davvero. - Disse Robin, in tono più gentile. - Ma hai pensato alle conseguenze di quello che vuoi fare?
- Marian resterebbe illesa.
- E tu?
- Io? Io non sarei il suo assassino.
- E probabilmente continueresti a lavorare per lo sceriffo.
- No! Quello mai!
- Pensaci, invece. Quando hai iniziato a odiarlo? Quando hai smesso di credere a ogni parola che ti diceva? Perché ti sei ribellato a lui?!
- Perché mi ha rovinato la vita! Perché se Marian è morta è anche colpa sua! - Guy si interruppe bruscamente. - Oh.
- Già. Oh. Quello che hai fatto, il rimorso per il tuo delitto, la tua sofferenza, ti ha reso la persona che sei ora.
Guy scosse la testa.
- E per questo dovremmo sacrificare Marian? E se andasse bene così? Sarebbe così grave se io non cambiassi? Continuerei a lavorare per Vaisey, probabilmente proseguirei lungo la mia strada verso l'inferno e nessuno tenderebbe una mano per salvarmi dal mio destino, ma lei starebbe bene. Lo sai, Hood, per rimediare a quello che ho fatto sarei contento di bruciare in eterno.
- Smettila di dire idiozie. Non puoi sapere come cambierebbe tutto se tu restassi con Vaisey. Potrebbe essere un disastro per tutti, Marian compresa.
- C'è un altro modo. Puoi fermarmi con una freccia. Se io muoio in quella piazza, non potrò aiutare lo sceriffo.
Robin lo fissò, sconvolto.
- Il caldo ti dà alla testa, Gisborne. Non puoi farlo, non puoi giocare a fare Dio. Non puoi cambiare quello che è già successo. Non ho alcuna intenzione di ucciderti, ma anche se ce l'avessi non lo farei lo stesso. Se tu fossi morto in quella piazza, ora non potresti essere qui a pensare di cambiare il passato, e cosa succederebbe allora?
Guy sospirò.
- Non lo so. Ma come possiamo permetterlo?
- Lei sopravviverà, lo abbiamo visto, no?
- Miriam... Lei non ricorda nulla del passato, non sa di essere Marian. È bella, intelligente e forte come lei, sempre generosa e pronta ad aiutare gli altri, così piena di vita... Avresti dovuto vederla mentre pattinava sul ghiaccio, libera e meravigliosa... Ricordo di aver pensato che se fossi morto in quel momento, avrei lasciato questo mondo sorridendo. Ma parlando con lei mi sono reso conto che è diversa da Marian, e molto. Te l'ho detto, Robin, fino a ieri ero quasi certo che non fosse lei, che fosse un'altra persona che aveva il suo aspetto per qualche strano scherzo del destino... Lo so che non avrei dovuto, ma mi sono innamorato di lei. E lei di me.
- Marian è mia moglie, abbiamo pronunciato i voti nuziali prima che morisse.
- Ma Miriam ama me. Non sa chi sei, non lo ricorda più.
Robin rimase in silenzio per qualche secondo, cercando di capire i propri sentimenti.
Le parole di Guy lo avevano sconcertato e riempito di rabbia, tristezza e speranza allo stesso tempo, insieme a molte altre emozioni che non riusciva a definire.
Guardò Gisborne, seduto accanto a lui con la testa china e i capelli che gli nascondevano il viso.
- Guy?
L'amico alzò il viso a guardarlo.
- Se cambiassi il passato, se impedissi a Marian di essere ferita, Miriam non esisterebbe affatto, ne sei consapevole? Lei non sarebbe in quel futuro a cui vuoi tornare, te ne rendi conto?
- Sì.
- E allora perché vuoi farlo?
- Perché non sarebbe giusto. Ogni momento felice che ho avuto con Miriam l'ho rubato a te e a Marian. Come potrei costruire una vita con lei sapendo che tutto quello che ho avrebbe dovuto essere tuo? Lo hai detto tu, Marian è tua moglie, il suo destino era quello di stare al tuo fianco e io l'ho uccisa perché non potevo accettarlo.
Robin gli mise una mano sulla spalla.
- Non possiamo agire in modo affrettato, qualsiasi cosa decidiamo di fare. La situazione è complicata e dobbiamo considerare bene ogni possibilità senza lasciarci trascinare dai sentimenti.
- Dobbiamo salvare Marian.
- Lo faremo, ma devo trovare il modo per farlo senza danneggiare nessun altro. Te compreso. Ora cerchiamo di calmarci e pensiamo a sopravvivere. Hai trovato cibo e acqua nel villaggio?
- Ho visto un pozzo.
- Bene, almeno non moriremo di sete. Se avessi il mio arco potrei provare a cacciare qualcosa, ma temo che per il momento dovremo sopportare la fame.
Guy cercò il cappotto e frugò in una tasca, estraendone un sacchetto un po' ammaccato.
- Io ho questi.
- Cosa sono?
- Biscotti. Volevo regalarli ad Alicia, ma non se la prenderà se li mangiamo noi.
Robin ne prese una manciata e iniziò a mangiarli.
-Non male, anche se un po' sbriciolati.
- Se tu non mi fossi saltato addosso come un cane rabbioso non sarebbero così malridotti.
- E se tu non avessi baciato mia moglie davanti ai miei occhi, io non ti sarei saltato addosso come un cane rabbioso!
Si guardarono per un attimo e sospirarono entrambi.
- Inutile ricominciare a litigare, adesso. - Disse Robin e Guy annuì.
Guy prese un biscotto e lo guardò.
- Non è buffo, Hood? Forse questa è l'unica cosa che io abbia creato invece di distruggere...
- In che senso? Li hai fatti tu?
Gisborne abbozzò un sorriso.
- Già. Sembra così assurdo ora, non è vero?
Robin scoppiò a ridere, tanto da rimanere senza fiato.
- Ti sembra così divertente, Hood?
Robin pensò alla faccia che avrebbe fatto lo sceriffo nel vedere Gisborne impegnato a impastare zucchero e farina e scoppiò in un'altra risata irrefrenabile.
- Sì, lo è!
- Se i miei biscotti ti fanno tanto ridere puoi fare a meno di mangiarli.
Robin si sforzò di tornare serio, senza troppo successo.
- Non ho detto questo. Sono buoni. Dai qua. - Il fuorilegge si servì di un'altra manciata di biscotti e guardò Guy, ridacchiando. - Però devi ammettere che tutti resterebbero allibiti a vedere il terribile Guy di Gisborne che prepara biscotti a forma di... albero? Ti mancava la foresta di Sherwood?
Guy alzò gli occhi al cielo.
- Sono alberi di Natale, Hood. A Natale si decorano gli alberi con piccole luci, stelle e palline colorate.
Robin gli mise un braccio intorno alle spalle e gli rivolse un sorriso di scusa.
- Non prendertela, Guy, non era una critica. Davvero. Sei cambiato, ma questo nuovo Guy di Gisborne non mi dispiace affatto. In fondo hai ragione, quel mondo futuro ti si addice. Quando ci tornerai, mi mancherà prenderti in giro.
- Non avrei mai pensato di dirlo, ma se riuscirò a tornarci, anche tu mi mancherai, Hood.
Per un po' non dissero nulla, un po' commossi e un po' imbarazzati, poi fu Robin a spezzare il silenzio.
- Andiamo, dobbiamo cercare l'acqua e poi dobbiamo cercare di capire in che momento siamo arrivati. Per quello che ne sappiamo, potremmo essere arrivati troppo indietro di anni.
- Non credo. Le altre volte il salto nel tempo è avvenuto nel momento giusto. Penso che sia così anche adesso.
- Allora dovremo decidere in fretta. Alla fine abbiamo due possibilità: lasciare che tutto vada come è già successo senza intervenire, oppure evitare che Marian venga ferita e cambiare tutto. Nel primo caso lei finirà nel futuro e non ricorderà più niente, nell'altro non sappiamo cosa potrebbe avvenire. Potrebbe essere un completo disastro oppure no. Come facciamo a decidere cosa è meglio?
Guy rifletté per qualche istante.
- Non dobbiamo deciderlo noi.
- E chi, allora? Vuoi lanciare una moneta e lasciare fare al caso?
- Alicia mi ha fatto capire una cosa importante qualche tempo fa: Marian non è tua o mia, la sua vita appartiene soltanto a lei. Stiamo parlando del suo destino, è lei che dovrebbe sceglierlo.
Robin lo guardò.
- Vorresti andare da lei e chiedere cosa ne pensa?
- Esattamente.
- Sei diventato matto, Guy? Penserà che siamo diventati matti entrambi.
- Probabile. Ma è giusto così, è il suo futuro, deve decidere lei. Noi possiamo anche lottare fino alla morte, ma Marian appartiene solo a se stessa.
Robin lo guardò, colpito.
- Sei davvero cambiato, un tempo non lo avresti mai detto. Ma credo che stavolta tu abbia ragione. Come faremo a parlare con lei?
- Io conosco il luogo dove la tenevamo prigioniera, se ci vestiamo da saraceni e teniamo il volto nascosto, non dovrebbe essere troppo difficile entrare in quella casa in un momento in cui lo sceriffo non c'è.
- Non ci crederà mai, te ne rendi conto?
- Dovrà farlo. - Guy si toccò i capelli, prendendone una ciocca tra due dita. - Questi non sono cresciuti così in un giorno e se non dovesse credermi, ho anche la cicatrice sulla pancia, Marian sa che non ne avevo una e sa anche che non ho subito una ferita così grave negli ultimi tempi. Dovrà per forza credere ad almeno una cosa impossibile, oggi.
- Allora avremmo dovuto tenere qualcuno dei tuoi biscotti: quella è davvero una cosa talmente incredibile che se avesse creduto a te impegnato a sfornare dolcetti, avrebbe creduto anche a tutto il resto.
Guy gli lanciò uno sguardo di finta esasperazione.
- Tu invece non cambierai mai, Hood.
Robin scoppiò di nuovo a ridere.
- Ed è per questo che tutti mi amano, no?
Guy gli lanciò la tunica da saraceno con uno sbuffo, ma non riuscì a nascondere del tutto un sorriso.
- Andiamo, non abbiamo tempo da perdere.

All the Time in the WorldWhere stories live. Discover now