Down On Both Knees.

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Hold me down, hold me down,
throw me in the deep end,
watch me drown.

Alec mantenne la parola data, e fu a casa per l'ora di pranzo. La temperatura era alta per essere Febbraio, e la camicia a maniche lunghe che indossava lo stava facendo morire di caldo. Aprì la porta dell'Istituto utilizzando lo stilo, ed entrò rigirandoselo tra le mani. Un buon profumo invase le sue narici, ed era piuttosto sicuro che provenisse dalla cucina. Percorse l'ingresso e si appoggiò allo stipite della porta. Isabelle e Magnus erano ai fornelli mentre gli altri sedevano a tavola. "Alexander." La voce di Magnus era calda, accogliente. Si sciacquò velocemente mani, sporche di quello che Alec aveva identificato come impasto di un dolce, e si diresse verso di lui. "Dove sei stato?" Sussurrò, notando che gli altri presenti non stavano prestando attenzione. "Ne parleremo più tardi." Rispose in tono altrettanto basso, accarezzandogli una guancia. Magnus gli stampò un bacio sulle labbra. "Sei elegante, devo preoccuparmi?"
Alec gli sorrise e scosse la testa. "Sono io a dovermi preoccupare," Disse ridendo "avete permesso ad Isabelle di cucinare." La ragazza si schiarì la voce, e solo in quel momento Alec si rese conto di aver smesso di sussurrare. "Mark mi stava aiutando." Disse, utilizzando il nome falso di Magnus. "Sono un mago ai fornelli." Disse lui. Alec alzò gli occhi al cielo, consapevole del gioco di parole. "Mi sorprende che la cucina non sia ancora andata a fuoco."
Disse ridendo. "Tesoro, sai che so cucinare." Ribattè Magnus, picchiettandogli ripetutamente la spalla con un cucchiaio.
"Ragazzi," Esordì Jace, coi gomiti sul tavolo "io comincio ad avvertire troppa tensione sessuale. Piantatela." Alec alzò un sopracciglio, ed il marito ebbe la stessa reazione. "E in cosa l'avresti vista?" Chiese quest'ultimo, divertito. Il biondo alzò le spalle.
"La avverto e basta," Disse "è vietato?"
"Iz, per caso hai preparato tu la sua colazione?" La ragazza gli lanciò una fragola in faccia.

"Mentre eri via siamo giunti ad alcune conclusioni," disse Jace, intento a versare dell'acqua nel suo bicchiere, "ed una di queste è che il killer è uno Shadowhunter." Alec posò la sua forchetta, e rivolse a lui il suo sguardo.
"E come l'avete capito?" Gli chiese, stranito. "Beh... il branco di Luke ci ha aiutato a giungere a queste conclusioni." Rispose il suo parabatai. "Mi volevo prendere il merito, ma tutti gli altri mi stanno guardando malissimo." Ammise ridendo. Alec sapeva che non l'avrebbe fatto, Jace era una persona leale e onesta - con chi lo meritava - ma, se si trattava di un suo merito, ne parlava per giorni e giorni con entusiasmo, lodando se stesso senza limiti. "Voleva tenerci fuori dal caso, ma sai che so essere convincente." Alec rise. "E cos'hai fatto? Hai ammaliato Luke?" Jace scosse la testa. "Ahimè, sono bravo, ma non così bravo. Però sono riuscito a storcere qualche informazione ad una ragazza del branco." "Strano." Disse allora Alec, in tono ironico. "Ha detto che sanno per certo che le ferite sono state inflitte da coltelli." "Questo già lo sapevamo." "Coltelli dotati di lame in adamas." Aggiunse Jace, soddisfatto. "Cazzo." Jace alzò le spalle. "Un nuovo Sebastian è in città, e non sto scherzando. Le possibilità sono piuttosto alte." Alec sospirò, e sentì l'appetito scomparire all'improvviso. Guardò l'anello della sua famiglia, poi lanciò uno sguardo veloce al marito, che sedeva di fronte a lui. "So a cosa stai pensando." Disse Jace, e la sua voce stavolta era confortante, senza un'ombra di sarcasmo. Alec annuì. Sapeva che conosceva bene le espressioni del suo viso, espressioni che nemmeno Magnus riusciva a cogliere, per quanto fugaci fossero. Era una cosa da parabatai, era sempre stato così. Si alzò in piedi. "Vado di sopra." Disse, e Magnus lo guardò confuso. "Finisci il pranzo, parleremo dopo." Gli disse con un sorriso fievole, poi uscì dalla stanza.

Brutti pensieri lo accompagnarono mentre saliva le scale, e non lo abbandonarono nemmeno una volta arrivato in camera. Il nome di Sebastian lo portava a pensare ad una miriade di cose, e nemmeno una era bella. Lui e gli altri avevano vissuto anni di distruzione, anni dove il sangue aveva percorso le vie di Alicante incontrastato, anni che tutti avrebbero voluto dimenticare. E quelle non erano le cose peggiori. La peggiore era quella che gli stava causando un brutto mal di stomaco, e che gli stava facendo battere il cuore velocemente, come se volesse uscire dalla gabbia toracica e rompere lo sterno.
"Max." Sussurrò, quasi inconsciamente. E c'era dell'altro, un pensiero che lo preoccupava tanto quanto quello. E tutto ciò si univa allo stress della mattinata appena conclusa, e...la porta si aprì alle sue spalle. Rimanendo al centro della stanza, si girò. Magnus gli stava venendo incontro. "Hey" Disse, chiudendo la porta. "Hey." "Vuoi parlare?" Gli chiese, mantenendo una certa distanza. "Non c'è molto da dire." Lo Stregone sospirò. "Dimmi quel poco che c'è, allora." Alec si diresse verso una parete e vi appoggiò la schiena contro. "Sebastian ha portato via mio fratello. E non voglio che qualcun altro faccia lo stesso con la persona che amo di più al mondo." "Alec..."
"Ed il Clave se ne sbatte!" Gridò. "Mi sono alzato presto, anche se stanotte non ho dormito. Ho fatto una doccia, mi sono messo questa stupida camicia, queste stupide scarpe, questi pantaloni scomodi che odio e sono andato ad Alicante. Gli ultimi avvenimenti non interessano ad un cazzo di nessuno." Sbottò, tirando un calcio contro il muro. "Il Clave agisce solo se vede uno Shadowhunter del cazzo in fin di vita, e ignora tutti gli altri!" Alec si morse il labbro, mentre le lacrime cominciavano a rigarlgli il viso. "Tutto ciò che chiedo è protezione per mio marito e per la sua gente." Sussurrò. I suoi occhi sembravano bruciare. Magnus lo abbracciò. "Amore mio..." Sussurrò, passandogli una mano trai capelli. "Il Clave è fatto da un branco di stupidi. Non devi prenderli in considerazione, Alexander." Alec scosse la testa. "Guardami." Gli disse lo Stregone. Lui alzò lo sguardo, e fece come gli era stato detto. L'espressione di Magnus era calma, ed in qualche modo lo tranquillizzò. "Andrà tutto bene, te l'ho detto stanotte e te lo ripeto. Sappiamo cavarcela da soli, sia noi due che gli altri." Alec non sembrava convinto.
Magnus avvicinò il viso al suo, ed i loro nasi si toccarono. "Insieme siamo invincibili." Disse, poi lo baciò con tutto ciò che aveva da offrirgli.

Boh non so che dire ahaha

Legendary Lovers.||Malec. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora