Il riflesso dei raggi lunari prendeva in pieno il mio volto, facendo apparire i miei occhi grandi e lucenti. E di lucentezza, dentro di me, ce n'era poca.

Rimasi immobile a fissare il soffitto della mia stanza, fino a quando non sentii il rumore di un sasso sbattere contro la mia finestra.

Qualcuno era venuto a cercarmi, non mi era mai capitato in sedici anni di vita, ero sempre stata io la ragazza solare e divertente, che cercava tutto e tutti. Forse gli ultimi avvenimenti mi avevano cambiata, o forse erano stati gli altri a farlo.

Mi alzai dal letto e, senza fare rumore, mi diressi verso la finestra, in punta di piedi, inodo tale che papà è Haley non si svegliassero.

Un altro sasso si schiantò sulla mia finestra, chissà da quanto ci stava provando, ero curiosa, non sapevo chi fosse, e non avevo nessuna idea, poteva essere chiunque.

Aprii la finestra e vidi un ombra aggirarsi tra gli arbusti del mio giardino, era un ragazzo, un ragazzo alto, alto e biondo, con gli occhi verdi. Era Trevor.

Che ci faceva lì? Era forse venuto per minacciarmi? Per non raccontare al mondo quello che mi aveva fatto?

Erano tanti i perché che frugavano nella mia testa come biglie d'acciaio lasciate cadere per terra, il loro frastuono equivaleva a quello dei miei pensieri.

Sentii bisbigliare qualcosa a bassa voce, non riuscii a capire cosa stesse dicendo, dopo variate volte, una frase di senso compiuto raggiunse le mie orecchie.

"Devo parlarti" diceva. Cercai di trattenermi. Trevor Butler che voleva parlare con me, l'amica che aveva dimenticato, lo scarto che aveva usato, il giocattolo manipolatore per arrivare a Tracy, era questo che ero stata per lui.

Lo avevo odiato sì, cosa che lui non fece mai, si allontanò da me come se non fossi mai stata niente per lui, se non una conoscente.

Ero ferma in un bivio, lasciare che mi rivolgesse la parola oppure mandarlo via facendo finta che nulla fosse successo.

Non so perché, ma inconsapevolmente scelsi la prima, come se non fossi stata io a comandare le mie azioni. Decisi di scendere, mi coprii con la vestaglia, aprii la porta e, facendo meno rumore possibile, passai dalla cucina per raggiungere l'uscita dove, ad aspettarmi, c'erano i suoi grandi occhi.

Quando socchiusi la porta di casa me lo ritrovai davanti, era più carino, di notte, i colori della sera lo rendevano diverso, meno ragazzo, più uomo.

Anche se lui, uomo, non c'era stato mai, più che altro era sempre stato un donnaiolo dai mille difetti.

"Dimmi cosa vuoi" dissi "Spero ci sia un motivo valido, sai, è piena notte"

"In realtà non c'è" disse grattandosi la nuca "Avevo soltanto bisogno di parlarti"

"Sono tutta orecchie" continuai coprendomi con la vestaglia, faceva molto freddo.

"Volevo soltanto scambiare qualche parola con te" mormorò a bassa voce "Non voglio che il nostro rapporto precipiti per una cavolata commessa qualche anno fa..."

Una cavolata commessa qualche anno fa? Quella cavolata mi ha fatto perdere due migliori amici!

Trattenni il fiato, non sapevo che rispondere, in quel momento era talmente difficile prendere decisioni affrettate.

Ogni volta che ti ho aspettato Where stories live. Discover now