21. STILES

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Dopo la mia scenata in corridoio, rientro in camera e mi siedo sul letto. Isaac va a prendere qualcosa da mangiare, quindi rimango solo con Scott. Svio tutte le domande sulla mia salute e riesco finalmente, dopo anni in cui è stato il contrario, a metterlo in imbarazzo facendogli soltanto una semplice domanda: "Come va con Isaac?" "In che senso... Non c'è niente... Perché dovrebbe esserci qualcosa?... Cosa sai?" "Niente Scotty, stai tranquillo. Comunque se succedesse qualcosa tu me lo dirai vero?" gli chiedo con fare malizioso. "Di cosa stai parlando?" risponde con tono deciso. Io sospiro e poi gli dico, senza nascondere un grande sorriso. "Fratello, il tuo cuore batte a mille, stai calmo, tanto al massimo chiedo a Lydia di estorcerti informazioni e fidati, lei sa essere molto convincente... Quindi ti conviene sfogarti con me." Ora é il suo turno di sospirare. "Ti odio." sussurra. Io rido, ma mi fermo subito portandomi una mano al petto. Scott si preoccupa subito, ma il lo allontano con un gesto della mano. Non sono ancora guarito del tutto... Ma dopo tutto quello che è successo me lo sarei dovuto aspettare. Improvvisamente tutti i ricordi dei precedenti giorni mi colpiscono come uno schiaffo. Fino ad ora ero riuscito a non pensarci, ma è impossibile non farlo. Secondo Freud esiste un meccanismo di difesa operato dalla mente umana per cui il soggetto respinge i ricordi dolorosi nell'inconscio. Ma il non sono stato così fortunato da dimenticarli. Se chiudo gli occhi riesco ancora a sentire la sua voce, il suono delle sue torture e l'immenso dolore che provavo. Inizio a tremare senza controllo, mentre i miei occhi si riempirono di lacrime. Scott non dice nulla, capisce tutto e mi abbraccia con forza, come per proteggermi dal mondo. "G-grazie..." balletto sussurrando "E per cosa?" ribatte lui "È mio dovere aiutare mio fratello, sempre." Fra le lacrime riesco a sorridere, felice di avere accanto un amico come lui. Sentiamo bussare, Scott va ad aprire e sulla soglia della porta appare Isaac con in mano quattro cartoni di pizza. Entra e appoggia il cibo sul tavolo. Io mi alzo e li raggiungo sedendomi su una sedia. Guardo Isaac imbarazzato e cerco qualcosa da dire per farmi perdonare, ma non trovo niente di decente, quindi opto per delle semplici scuse che lui accetta con un semplice cenno del capo. Spero sia sincero. Adesso mi sento più tranquillo, anche se so che non è tutto sistemato e questo mi fa arrabbiare con me stesso per la mia stupidità, ma soprattutto mi preoccupa il modo in cui Derek è scappato via senza dare spiegazioni. E se si fosse stancato di me? Dopotutto sono soltanto un semplice ragazzino che si è fatto rapire e non sa difendersi. Scott mi riscuote mettendomi una pizza alle patatine, la mia preferita, davanti agli occhi. Allontano dalla mente i brutti pensieri e lascio che il cibo mi risollevi il morale, ma a farmi davvero felice è Derek che dopo qualche minuto ricompare con un libro in mano. Capisco dal suo sguardo che vorrebbe subito parlare di quel libro misterioso, ma Scott lo convince a mangiare la pizza. "Con lo stomaco pieno di pensa meglio." concordo io. L'alpha mi guarda in modo strano, a metà tra l'esasperato e il divertito. Dopo 10 minuti finiamo e Derek, dicendo agli altri che mi deve parlare, mi conduce fuori dalla stanza. Inizia a camminare e io devo quasi correre per riuscire a stargli dietro. Inizio a domandargli ripetutamente dove mi sta portando e cosa diavolo gli sta passando per la testa, ma con uno sguardo di fuoco mi zittisce. Dopo un paio di minuti si ferma di botto e il rischio di andargli addosso, ma all'ultimo mi ristabilizzo. Lui mi fa entrare in una grande stanza luminosa, con un letto matrimoniale al centro. Si siede su di esso e mi fa cenno di andare accanto a lui. Un po' titubante mi avvicino, sedendomi a una distanza di sicurezza. Non ho paura di lui ma di quello che potrebbe dirmi. Appena sento il morbido materasso sotto di me, lui inizia a parlare a raffica. Non l'avevo mai sentito così puro e sincero, non mi aveva mai parlato in questo modo, ma mi piace tantissimo. Mi racconta della sua vita, di sua madre e del branco che proteggeva Beacon Hills, fino ad arrivare alla fatidica notte: quella in cui la sua famiglia è morta, vittima di un incendio appiccato dai cacciatori. Non capisco perché mi sta raccontando tutto questo, soprattutto considerando quanto è riservato, ma in un secondo lo comprendo. I ricordi di quell'incendio mi assalgono in un attimo. Quella sera ero andato con mio padre a trovare la mamma, già in ospedale e che iniziava a peggiorare. Mi aveva accusato di essere la rovina della famiglia, di meritare solo la morte, ma il mio papà mi aveva portato via prima che potesse aggiungere altro. Durante il ritorno in macchina aveva ricevuto una chiamata urgente dal castello e quindi eravamo andati subito la. Lo spettacolo orrendo che mi si era presentato davanti avrebbe popolato a lungo i miei incubi. In questi vedevo sempre la stessa scena: davanti all'edificio in fiamme c'era un ragazzino divorato dai sensi di colpa, si avvicinava alla casa e ne rimaneva incastrato dentro, nonostante i miei tentativi di salvarlo. Quel bambino era Derek Hale. Alzo lo sguardo di scatto nel momento esatto in cui Derek si avvicina a me e mi fissa.        "I lupi mannari trovano il loro Compagno semplicemente incrociando i suoi occhi... Sono destinati a stare insieme per tutta la vita ed essere l'uno l'ancora dell'altro." recita dal libro che ha in mano. Alza lo sguardo e incontra il mio dove si riesce perfettamente a leggere la curiosità e la confusione sul perché mi ha detto quelle parole, ma appena i suoi occhi si appoggiano sulle mie labbra non capisco più niente. Non resisto più devo...

My King-SterekWhere stories live. Discover now