XVI

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Sulla Londra di quella sera si era alzato un freddo vento di inizio febbraio. Le brevi e frequenti folate sferzavano il volto, i capelli e gli abiti dei due presenti, ancora uno di fronte all'altro, separati solo da pochi metri di pavimentazione.

Nathan era impietrito, sovrastato dal dubbio che le ultime parole pronunciate da Sherlock avevano istillato in lui. Si rifiutava di credere che il detective avesse capito il suo piano al punto di sapere perfettamente a cosa stava andando incontro. Lo aveva studiato talmente bene, lavorando con cura per poter rimanere nascosto pur operando alla luce del sole in un modo che neanche il famigerato Sherlock Holmes avrebbe potuto immaginare. Era certo che stesse bleffando.

Tornò a tendere i muscoli per la rabbia, improvvisamente stancatosi di quella loro conversazione. Il detective lo aveva fatto ugualmente parlare nonostante lui si fosse ripromesso di non farlo. Tuttavia gli importò poco dal momento che non gli avrebbe fatto lasciare quel tetto vivo.

«Poco mi importa» disse infine Nathan, scandendo con rabbia quelle parola. «Mi sono stancato di parlare con te.»

Detto ciò passò immediatamente all'azione. Si avventò su Sherlock, la lama del pugnale tesa davanti a sé. Il detective riuscì a schivare il primo affondo solo per un soffio, facendo affidamento sui suoi riflessi.

I due ingaggiarono subito un corpo a corpo. Nonostante Sherlock fosse piuttosto efficace nei combattimenti ravvicinati e a mani nude, dovette ammettere a se stesso che anche Nathan ci sapeva fare. Il giovane era scattante, riusciva a schivare con cura ogni pugno, colpo o affondo a cui era soggetto. Anche il detective non era da meno, sebbene dovesse fare particolare attenzione alla lama del pugnale. La sentì un paio di volte fischiare vicino al suo orecchio, mentre si rendeva sempre più conto di essere in leggero vantaggio sull'altro. Il ragazzo, infatti, stava indietreggiando verso il cornicione per poter parare i nuovi colpi sferrati da Sherlock.

Forse sentendosi alle strette Nathan riuscì a rimontare sull'uomo. Gli assestò un paio di mosse decise, che Sherlock riuscì a parare con il braccio, tuttavia, d'improvviso, l'altro cambiò obiettivo, puntando il coltello al ventre del detective. Quest'ultimo fece a malapena in tempo a schivare il fendente; si spostò verso destra in fretta, ruotando il busto, ma sentì ugualmente la lama conficcarsi nella sua carne. Non andò in profondità, ma percepì perfettamente il freddo metallo lacerare la pelle, tagliando i vasi sanguigni più superficiali.

L'improvvisa ferita gli fece perdere la concentrazione nei secondi sufficienti a Nathan per consentirgli di far perdere l'equilibrio a Sherlock, portando quest'ultimo a rovinare a terra.

Il detective si puntellò sui gomiti, portando una mano i corrispondenza del sangue che stava sgorgando dal suo fianco e alzando lo sguardo per valutare la mossa successiva del suo rivale.

Nathan era esattamente sopra di lui, ora. Sherlock continuava a tenere premuta la ferita al fianco, benché questa sanguinasse poco. Sapeva di dover fare qualcosa in fretta e la sua mente cominciò subito a contare le alternative possibili. Tuttavia non c'era più tempo. La lama del pugnale si era sollevata alta sopra la testa del suo aggressore, scintillante anche alla luce artificiale laddove il sangue non ne increspava la superficie.

Sherlock guardò Nathan, ormai certo di non avere più via di scampo, mentre la divertita, folle, luce negli occhi dell'altro quasi gli impediva di poterli guardare.

Quando si preparò alla fine, però, il colpò tardò. Un suono sordo si sollevò nell'aria: uno sparo. Il detective non sentì alcun dolore e comprese che il colpo non era stato diretto verso di lui. Istintivamente guardò meglio il corpo del ragazzo. Quest'ultimo aveva cambiato espressione; sul suo volto non c'era più il desiderio di uccidere, ma una smorfia di dolore. Sherlock seguì lo sguardo dell'altro che si abbassava lungo il suo braccio destro, mantenendo salda la presa intorno al pugnale solo per inerzia. Una macchia rossa scura cominciò a farsi strada fra sterno e clavicola, allargandosi rapidamente.

The young redheadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora