XI

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Nelle tre settimane successive all'ultimo caso interessante sottoposto da Lestrade a Sherlock - quello del presunto morto affogato rinvenuto nel vecchio capannone - l'umore del detective era sceso ulteriormente. Nell'arco del giorno si muoveva nervosamente per casa, parendo un leone chiuso in una gabbia troppo stretta, oppure suonava il violino per brevi istanti, osservando fuori dalla finestra con sguardo infastidito, come se ci fosse qualcosa di snervante proprio sotto casa. Negli ultimi giorni, poi, aveva anche cominciato a stare fuori di casa per ore, senza annunciare né dove andava, né chi incontrava.

Davanti al suo atteggiamento Emily - che nel mentre continuava a seguire le lezioni del master e a lavorare al suo scritto - si faceva via via più preoccupata. Sospettava che ci fosse altro oltre alla mancanza di casi interessanti che stava provocando un simile stato d'animo al proprio coinquilino e sentiva che non si trattava di un bene. Quando aveva riferito le sue preoccupazioni a John, il medico le aveva detto che anche secondo lui c'era sotto qualcosa e le aveva promesso con un sorriso che avrebbe fatto il possibile per scoprire di cosa si trattasse.

Consapevole che John poteva essere di vero aiuto all'amico, Emily si era quindi rilassata e aveva trascorso gli ultimi due giorni concentrandosi interamente sul proprio lavoro, facendo il possibile per ignorare la preoccupazione che le ore di assenza di Sherlock le procuravano.

Ogni sera, prima di prendere sonno, rimaneva in ascolto per cercare di percepire i rumori dell'uomo al piano inferiore, mentre la sua mente vagava alla ricerca di possibili spiegazioni per il suo comportamento. Pensava a ogni cosa possibile: all'omicidio di Walker, a quello di Horvat, alla busta con le carte di cioccolatini e le briciole di pane. Quei tre elementi erano gli unici a cui Sherlock ancora non aveva dato la giusta collocazione e lei sentiva che dietro di essi si racchiudeva qualcosa di ben più ampio. Il detective una volta le aveva detto che l'assassino "sta cercando di dirci qualcosa" e forse tutto ciò faceva parte del messaggio rivolto a Sherlock dal killer. Tuttavia lei non riusciva a trovare un nesso sensato fra quegli elementi.

Era probabile che, a differenza di lei, il detective invece ci fosse riuscito, ma per il momento non le stava dando quell'idea. L'unica cosa di cui era certa in tutta quella situazione era che non riusciva a togliersi dalla mente il fatto che - in qualche modo a dir poco assurdo - Moriarty vi fosse coinvolto.

Era seduta al tavolo della cucina quando, all'una di un nuovo sabato pomeriggio, il suo cervello rimuginava ancora su quella faccenda, impedendole di concentrarsi a dovere sul suo lavoro. Le sembrava di essere seduta a un campo di battaglia; fra il caos tipico mai sistemato da parte del detective e tutta la serie di libri e dispense che lei aveva ammonticchiato nel poco spazio libero, non c'era più un solo centimetro visibile della superficie del piano.

Guardò distrattamente ciò che aveva davanti. La sua mente era scostante da ore; faticava a rimanere concentrata su un'unica cosa per un tempo sufficiente e di tutto quello che aveva scritto da quando era davanti al portatile aveva tenuto ben poco, cancellato e riscritto innumerevoli volte. L'unico pensiero che le riempiva la testa e le impediva di focalizzare la concentrazione su altro, in quel momento, era Sherlock Holmes e il suo stato d'animo attuale, così palese eppure totalmente indecifrabile.

Alla fine, consapevole che non sarebbe stata in grado di scrivere una sola riga in più, si alzò da tavola e prese fra le braccia tutte le sue cose, riportandole in camera. Nella stanza non fu in grado di ignorare a lungo i morsi della fame tanto che decise di uscire per andare a comprare qualcosa. Il frigorifero al piano inferiore era desolatamente vuoto, occupato solo da misteriose fialette e vetrini pieni di organismi colorati collezionati da Sherlock. Era consapevole di quanto fosse pericoloso afferrare qualcosa da lì dentro e preferì non rischiare. Optò per la tavola calda che c'era sotto casa e che faceva ottimi sandwich.

The young redheadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora