Parte V; Meeting

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Ieri è stata una giornata noiosa, brutta, con pioggia e tuoni, ma oggi... Oggi volevo che fosse una giornata diversa. Una giornata in cui poter fare un po' di cose tranquillamente.
Il brutto tempo era ormai andato via e finalmente era tornato il caldo sole che ricordavo di quel tranquillo e caratteristico paesaggio di campagna.
Quella mattina, se possiamo definire mezzogiorno ancora parte della mattinata, mi svegliai con serenità, nonostante il pensiero del diffido dei miei genitori persistesse nella mia mente senza mai andarsene.
Come stavo dicendo, mi svegliai con serenità, dal semplice bisogno di mangiare, infatti mi svegliai a causa dei continui brontolii della mia snella ma bisognosa pancia.
Così, quella mattina, con tutti i capelli arruffati ed ancora in boxer, con un pantaloncino e una canotta, scesi prima a mangiare, trovandomi davanti Ale e lo Zio, che dopo avermi salutato con uno smagliante sorriso ed un caldo "Buongiorno", mi spiegarono che la zia la domenica non voleva sentire ragioni, doveva dormire almeno fino alle due del pomeriggio.
In effetti in questo lei e la mamma si somigliano.
Mi misi a sedere, attendendo la colazione che non tardò ad arrivare; lo zio aveva preparato una torta alle mele e una crostata alle ciliegie. Io avevo già l'acqualina in bocca al solo sentirne il profumo, lo zio era bravissimo in cucina, e ancora di più nel preparare dolci.
Adesso che ci penso... Questo è il quinto giorno in cui sto a casa degli zii... Quindi potrei fare qualcosa per ringraziarli il prima possibile.
Mentre pensavo a cosa poter regalare al trio di fantastiche persone che adesso accerchiavano la mia vita, iniziai a mangiare con gusto e foga, assaporando ogni singolo boccone fino all'ultimo morso.
Una volta finito di mangiare, ringraziai lo zio e corsi in bagno a prepararmi.
Mi vestii più elegantemente, come era mio solito fare, dato che la domenica è il giorno per il quale, di tradizione, ci si orna meglio.
Misi un paio di jeans attillati, grigio scuro, una giacca nera in pelle sopra una maglia bianca e nera ed un paio di mocassini nero scuro.
Quando finii di prepararmi tornai subito in camera e feci il letto, per poi mettermi un poco al computer.
Mentre guardavo un po' di foto su Tumblr, entrò in camera mio cugino, dopo aver bussato ed aver avuto il consenso ad entrare.
Alessandro: «Ehi, ti volevo informare che oggi avremo ospiti.»
Mi disse con un sorriso stampato in volto, con tono calmo e pacato.
Io: «Ah sì? E chi verrà?»
Chiesi incuriosito, mentre abbassai la parte superiore del laptop per metterlo in modalità di riposo e concentrarmi solo su mio cugino, che intanto si era accomodato sul mio letto.
Alessandro: «Sono degli amici di mamma e papà, hanno anche un figlio che ha la tua età, mi sembri si chiami Mark, ma attento, è solo uno sbruffone ed esuberante pallone gonfiato, per non dire altro.»
Mi disse quasi con freddezza l'ultima parte. In effetti Alessandro e Mark, da quanto mi ha raccontato il primo, non sono mai andati d'accordo, nonostante uscissero molto spesso insieme a causa degli incontri dei genitori di entrambi.
Io: «Grazie dell'avvertimento, cuginetto.»
Gli dissi con tono dolce, con affetto, andando poi ad abbracciarlo; mi piaceva il fatto che qualcuno si preoccupasse per me.
Lui arrossì e ricambiò l'abbraccio, facendosi stringere senza opporre resistenza.
Mi staccai qualche secondo dopo, guardandolo negli occhi con un sorriso, proponendo poi.
Io: «Ti va di andare a fare un giro? Devo passare per il bar a prendere una cosa che ho dimenticato venerdì e poi voglio andare a fare un giro con te. C'è un posto in cui si possono comprare delle card-ricariche? Devo rinnovare Netflix e non ho la carta di credito.»
Lui mi rispose subito di sì alla prima domanda, ma scrollò le spalle e fece le spallucce alla seconda, non sapendo dove si potessero comprare quelle Card.
Ci alzammo poi entrambi e continuando a parlare, ci dirigemmo di sotto, salutando lo zio e avvisandogli che avremmo fatto un giro.
E così facemmo; prendemmo la macchina della zia e andammo alla piazza del paese lì vicino.
Io andai ad una fumetteria, lodando il signore dato che ce ne fosse una.
Comprai dei manga e delle action figure molto belle di vari manga.
Per ringraziare Ale per avermi accompagnato a fare un giro, gli offrii un milkshake, che rividemmo con due cannucce in un bicchiere. Passammo un paio d'ore in tranquillità e svagandoci un po', ma finì tutto quando io ricevetti una telefonata dalla zia.
Zia Crys: «D-Dove siete?! Stanno arrivando gli ospiti! Se non tornate in meno di dieci minuti vi strangolo.»
Disse con rabbia e furia, agganciando subito dopo la telefonata, non dandomi nemmeno il tempo di dirle qualcosa.
Evidentemente anche lei stava avendo un momento di stress.
Guardai subito mio cugino, che mi guardò a sua volta preoccupato.
Gli dissi di muoverci, così iniziammo a correre, facendo la gara a chi fosse più veloce ad arrivare verso la macchina, che era abbastanza lontana.
Io ero più veloce, e per vedere il sorriso paradisiaco di mio cugino, feci finta di avere l'affanno e lo feci andare avanti, ma lui si fermò e mi prese la mano, trascinandomi con sé, così gli sorrisi e lui lo fece a sua volta.
Adoravo il suo sorriso, era così idilliaco, puro, infinitamente bello.
Raggiungemmo insieme, mano nella mano, la macchina. Lui andò al lato del passeggero ed io a quello del guidatore, iniziando a guidare velocemente verso casa, con l'ansia in corpo.
Nel viaggio parlammo un poco dei progetti futuri, sia miei che di Alessandro.
Lui mi disse che quell'estate sarebbe andato in California per tutti e tre i mesi, per un progetto extra scolastico.
Io ci rimasi un po' male nel scoprirlo, dato che avevo già qualche piano per passare l'estate con il mio cuginetto, ma non lo diedi a vedere, anzi, esultai di gioia per lui.
Io invece gli raccontai che quell'estate forse l'avrei passata in un campus estivo per il potenziamento culturale e linguistico.
Quando glielo dissi, ne rimase un po' triste, ma non ne capivo il perché.
Arrivammo finalmente a casa, dopo quasi 10 minuti e appena entrati in casa ci accolse la zia, insieme ad una donna sulla sessantina e un ragazzo che sembrava avere la mia età, molto probabilmente è il Mark di cui mi aveva parlato Alessandro.
Salutai sia la donna che il ragazzo con una stretta di mano e ci presentammo a vicenda.
La donna si presentò con il nome di Sabrina.
Era una donna snella, occhi castani e capelli lisci e sempre profumati, che le scendevano fino al fondo schiena.
Il ragazzo si presentò ovviamente con il nome di Mark.
Lui era abbastanza robusto di corporatura, con dei muscoli ben scolpiti e, data la maglia scollata, ben in vista. Aveva gli occhi color marroncino chiaro, simile all'ocra, ed i capelli biondo spento.
Mentre Alessandro, Sabrina e Zia Crys si avviarono, Mark ed io iniziammo a parlare di cose di routine, come la scuola.
Dopo una bella mezz'oretta a parlare, lo dovetti interrompere, dato che non mi sembrava educato non salutare anche il partner di Sabrina.
Quindi mi diressi in salone, dove l'uomo a me sconosciuto e mio zio stavano guardando la partita. Mi avvicinai e strinsi la mano all'uomo, che si presentò con il nome di Daniele.
Era un uomo abbastanza ciotto, con i capelli ricci e su un colore che andava dal verdastro spento al marrone spento.
Mi salutò come se ci conoscessimo da anni, abbracciandomi anche, ma io non ricambiai l'abbraccio, anzi, guardai male l'uomo.
Non sono molto amante dei contatti fisici con gli sconosciuti.
L'uomo però mi spiegò che lui era molto amico anche dei miei genitori, e quando ero piccolo veniva spesso a trovarci.
Così presi un po' di confidenza, ma stetti lo stesso per le mie.
Dopo un po' iniziai a dirigermi verso camera mia, e quando entrai dentro, mi accorsi che Mark mi aveva seguito, e stava chiudendo la porta dietro di sé, ossia quella della camera, raggiungendomi poi vicino la scrivania, dove mi ero seduto per stare al computer.
Iniziò a parlare improvvisamente, con tono beffardo, arrogante.
Il solito tono che usano i bulletti nelle scuole.
Mark: «Sai... Mi avevano detto che eri diventato carino, ma non che eri diventato da stupro, mio caro Pooh.»
"Pooh". Quel nome... Solo una persona mi aveva chiamato così fino ad ora... L'unica persona che non volevo più vedere in vita mia. Ce l'avevo davanti.
Mark: «Da quanto tempo, eh Pooh? Non sai quanto mi è mancato il mio orsacchiotto.»
Mi disse con beffardia, prendendosi gioco di me.
Io: «Non. Osare. Chiamarmi. "Pooh". Il tempo in cui ero un passivello infatuato è terminato, quindi o la finisci, o ti pesto a sangue.»
Gli dissi ringhiandogli quasi, con rabbia. I ricordi che mi riaffioravano, erano troppo brutti.

-Inizio Flashback-

Avevo solo tredici anni, ero in terza media.
Tutto ebbe inizio a febbraio, durante un normale giorno di scuola. Quel giorno mio padre non poté accompagnarmi, così andai da solo a scuola, in pullman.
Allora ero innamorato di uno dei più bei ragazzi della scuola, eravamo abbastanza amici.
Quel giorno di febbraio, andai in bagno come mio solito verso le dieci, e nel bagno incontrai lui... Mark Calenda, il ragazzo che mi piace. Lui mi salutò con un sorriso da superiore, guardandomi con un ghigno.
Mark: «Finalmente sei qui, Barone.»
Disse con quel ghigno che a me pareva inquietante, così lo guardai, non capendo il senso di quella domanda.
Io: «S-Sì, perché? Mi stavi aspettando?»
Gli chiesi intimorito leggermente, accennando un sorriso e avvicinandomi.
Mark: «Sì, ti stavo aspettando. Devo dirti una cosa.»
Fece una pausa di qualche secondo, mentre si avvicinò a me e mi mise con la schiena al muro, mettendo una mano vicino la mia testa, per togliermi ogni via di fuga. Mi guardò con un ghigno veramente tetro quella volta, tanto che mi spaventai.
Mark: «Da oggi, tu diventerai il mio orsacchiotto. Ti chiamerò... Pooh, come quell'orsetto in tv, tanto la pancia l'avete uguale e mangiate entrambi molto.»
Mi disse prendendomi in giro; allora ero chiatto, quindi quando mi disse quelle cose, mi sentii ferito e molto triste.
Mark: «In quanto mio nuovo orsetto, sei di mia proprietà, quindi posso farti ciò che voglio, quando voglio, come voglio. Iniziando da adesso.»
Disse con fare freddo. Avevo intuito la situazione... Voleva che io mi sottomettessi a lui... Dopo quella frase, iniziò a schiaffeggiarmi, iniziò a deridermi, prendermi a pugni... E la cosa non finì là... Mi morse il collo, lasciandomi dei succhiotti, come per marchiare il territorio... Mi sentivo una carta straccia, una pezza usa e getta... Un inutile ammasso di carne.
Fuori scuola, mi derise davanti a tutti, prendendomi a calci in culo e tormentandomi.
Quell'anno fu un inferno... Ma fortunatamente poi finì, e le nostre strade si separarono. Quell'anno mi fu da lezione. Da allora mi impegnai, e durante l'estate diventai una persona migliore, maturai molto, non mi lasciai abbattere e diventai secco, forte e già un po' muscoloso.

-Fine Flashback-

Lui si arrabbiò, si vedeva dai suoi occhi e mi spinse contro il muro. L'episodio stava per riaccadere, ma stavolta non voleva bullizzarmi, voleva scoparmi.
Mise una mano sotto la mia maglietta, e con l'altra andò a palparmi il sedere, voglioso e possessivo.
Mark: «Dai Pooh... Questa volta non ti farò niente, voglio solo avere il tuo corpo. Quindi da oggi, tu sarai m-»
Mi incazzai di brutto. Nemmeno il tempo di farlo finire di parlare, che gli mollai un pugno sul fianco, facendolo piegare dal dolore.
Con una spunta in testa, lo portai a piegarsi di più, e con forza gli mollai una ginocchiata in testa.
Io: «Primo: ti avevo detto che non volevo essere più chiamato Pooh. Secondo: ti avevo avvisato che non mi sarei lasciato sottomettere. Terzo: va all'inferno.»
Gli dissi, elencando il tutto sulle dita della mano, mentre lui mi guardava lacrimando e tenendosi il naso oramai bruscamente rotto.
Scesi di sotto e chinasi gli adulti, raccontandogli l'accaduto e dicendo a pieni polmoni che avrei denunciato Mark per tentato stupro e lesioni psicologiche, se non avrebbero mandato subito via il ragazzo.
Loro se ne andarono, mentre sgridavano il figlio per la sua stupidaggine e la sua arroganza.
Io andai a pulirmi la mano che ormai era sporca del sangue del ragazzo e riscesi.
La zia mi abbracciò, era impaurita del fatto che magari potessi essere traumatizzato da ciò che era accaduto, ma le raccontai tutto quello che successe in terza media e la differenza tra quella volta ed oggi, e lei mi strinse ancora di più sussurrandomi nell'orecchio: "Forse non dovrei dirlo, ma quel Mark mi è sempre stato sulle scatole, quindi hai fatto bene." E si staccò dall'abbraccio, servendo i piatti a tavola.
Alessandro al sentire la storia si intristì un poco, senza darlo a vedere, e quando finimmo di mangiare quell'ottimo risotto con i funghi e la salsiccia, mi raggiunse il camera, per abbracciarmi e supportarmi.
Io lo ringraziai, dicendo che però non servisse, ma che avevo apprezzato lo stesso il gesto.
Così, ci mettemmo sul letto e passammo il pomeriggio a parlare tra noi, di cose di ragazzi, e la sera, ci addormentammo insieme, stremati dalla giornata, ed io lo abbracciai da dietro, per stare più comodo, e mi addormentai con un dolce sorriso stampato in volto. E così... "Mi addormentai, chiudendo gli occhi tra le braccia di Morfeo".

~Angolo dell'autore~

Ehilà ragazzi! Spero che questo capitolo vi piaccia, mi raccomando datemi qualche consiglio, e se volete qualche chiarimento, io sono qui!
Detto ciò, saluti da me, e buon proseguimento di giornata.
PS: Buona domenica! :)

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⏰ Last updated: Jun 11, 2017 ⏰

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E se le stelle non fossero così lontane...?Where stories live. Discover now