Parte II; La (Nuova) vita di campagna

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Ore 10:07; Camera da letto di Jackson.

Ero nel pieno del più tranquillo dei sonni, mi capita di rado dormire bene come questa volta, oramai era da un po' che appena mi addormentavo succedeva qualcosa che mi faceva svegliare.
Quella mattina non avevo intenzione di fare niente, ma in realtà avevo un appuntamento con il preside della scuola nella quale mi sarei iscritto per proseguire gli studi liceali.
Quest'anno devo affrontare la maturità, e mancano solo 3 mesi a giugno.
La sveglia suona incessantemente per qualche minuto, ma non accenno a svegliarmi; ero profondamente dormiente, nulla poteva svegliarmi, tranne che...
Waashh
La zia, menefreghista come sempre, mi lanciò un bicchierone di acqua in testa. Appena mi sono girato, l'ho guardata così male che anche mia madre si metterebbe paura, ma fortunatamente, lei non era mia madre.
Zia: «Su dormiglione! Sveglia!»
Esclamò con tutta la sua energia e positività l'anziana donna, con un sorriso smagliante in viso, mentre mi prendeva a cuscinate.
Non sapevo resistere a quel sorriso, eeh no... Quel sorriso trasmetteva energia persino a me. Non potei che alzarmi di malavoglia e abbracciare la zia, tendendole un imboscata e dandole una cuscinata sul retro della testa, scoppiando in una fragorosa risata.
Io: Ben ti sta!
Esclamai poi io, ridendo ancora e passandomi il dito vicino l'occhio. C'era una lacrima di felicità.
Iniziammo a fare un poco di lotta coi cuscini, tra risate e movimenti repentini, poi sistemammo insieme la camera e la zia mi spedì di corsa in bagno, stavo facendo tardi e la colazione non avevo tempo per farla.
Dopo un quarto d'ora, uscii pulito e profumato dal bagno, finii di preparare delle cose nella camera e scesi di sotto, chiedendo alla zia le chiavi della macchina, che non esitò a prestarmi.
"Sono davvero fortunato ad avere una zia così, anzi, degli zii così"
Pensai mentre uscivo di casa, andando alla macchina della zia. Nemmeno il tempo di entrare e mettere la cintura, che intravidi uscire mio cugino da casa che mi faceva cenno di aspettarlo.
Così feci, lo aspettai, e quando arrivò in macchina mi fece un accenno di sorriso forzato, ma era evidente che qualcosa non andava, così, iniziai a guidare, ma parcheggiai un kilometro dopo, in uno spiazzo nella terra, accessibile alle macchina e guardai mio cugino, che contrario a voler discutere, mi disse: "Perché ti sei fermato? Dobbiamo andare a scuola!"
Io lo guardai con fermezza e serietà; quando si parla di famiglia, posso fare tardi anche a prendere un aereo, ma la famiglia è più importante, almeno per me, questo mio lato caratteriale non l'ho ereditato dai miei genitori.
Io: «Spiegami, che cos'hai? Voglio aiutarti, se me lo permetti. Si vede da un miglio di distanza che sei turbato.»
Alessandro: «Il preside vuole sospendermi per 10 giorni con obbligo di frequenza, solo perché i miei amici hanno fumato una canna nei bagni e io ho fatto un tiro, venendo colto in flagrante da quella stronza della bidella, che non si fa mai i cazzi suoi.»
Sborbottò Alessandro, con tono scocciato e moscio, come se non avesse voglia di fare nulla, ma solo spaparanzarsi sul primo letto che trovava.
Io feci un sospiro, arreso al fatto che era l'unico adolescente al mondo che sapeva nascondere per bene le cose.
Io: «Per questa volta posso pararti io il culo. Ho 18 anni, sono adulto e vaccinato, se mi dai il documento di tua madre, una sua firma, un foglio e la penna, posso farmi fare la delega, avendo tutto il diritto di parlare io con il preside e levandoti dai guai.»
Gli dissi con tono complice, in effetti, se tra noi cugini non ci aiutavamo, con chi avremmo dovuto farlo?
Al che, Alessandro, prese carta e penna, facendo perfettamente la firma della madre, poi, ricordandosi che doveva dare il documento della madre anche per confermare la gita di 2 settimane che avrebbe fatto, trovò il documento della mamma e me lo diede. Io feci il tutto e riaccesi la macchina, dirigendomi verso la scuola del ragazzo.
In meno di 10 minuti arrivammo alla scuola di Alessandro; parcheggiai la macchina con scioltezza e dimestichezza, oramai guidavo modestamente bene.
Entrammo poi nella scuola, dove il preside aspettava ansioso mio cugino all'ingresso, al che mi presentai e iniziammo a discutere della condotta di Alessandro.
Promettendogli dei buoni propositi da parte del ragazzo, il preside acconsentì ad un solo giorno di sospensione con obbligo di frequenza e senza chiamare i genitori di Alessandro.
Il prezzo da pagare? Fu la mia bocca.
Volle, oltre i buoni propositi, anche dei buoni fruttiferi per la mia lingua.
Dovetti baciarlo per almeno 10 volte, per convincerlo. Ma grazie alla mia seducenza e bellezza, ci riuscii.
Alessandro entrò in classe dopo avermi ringraziato con un caldo e lungo abbraccio. Ci guardammo con occhi complici e sorridemmo entrambi, per poi dividerci.
Io tornai in macchina e mi diressi verso la mia futura scuola, guardando l'orario: 10:48.
Sbuffai rumorosamente nella macchina, ma un piccolo ghignò solcò il mio sguardo.
"Ho già fatto tardi di 48 minuti, se farò tardi di 60 minuti, ma almeno avrò mangiato un bel cornetto al bar, non cambia nulla, no? No."
Pensai fra me e me, andando poi al primo bar in vista ed ordinando un caffè con due cucchiai di zucchero ed un cornetto vuoto; il cioccolato mi ha sempre provocato flatulenza.
Precisamente alle 11:01 mi presentai all'ufficio di quel preside, che nonostante il ritardo, decise di fare lo stesso il colloquio con me.
Era una scuola privata, quindi dovevano accertarsi del mio reddito scolastico.
Dopo una buona oretta uscii dall'ufficio trionfante: ero stato ammesso! Avrei solo dovuto conseguire un esame di recupero dell'ultimo mese e svolgere una prova per constatare la mia sapienza del programma di quell'anno.
Decisi di farla stesso quella mattina; ricordavo tutto perfettamente; mi sono fatto un cuore grande quanto una casa per tutto l'anno, non per questo ero il migliore della mia vecchia scuola.
Alle 13:47 uscii da quella scuola, ricevendo anche i risultati della prova, avendo pieni voti, con solo un 9 e ½ in matematica; avevo dimenticato come si facesse un calcolo e la professoressa Sbrizzi decise di abbassarmi il voto, che infamità.
Nonostante ciò, uscii fiero di me da quell'edificio, accendendo poi il telefono e constatando che mio cugino mi aveva chiamato già 3 volte. Non aspettai secondo di più a richiamarlo.
Alessandro: «Jack! Finalmente!»
Esclamò con tono impaziente il ragazzo, sbuffando.
Io: «Che ti serve? Scusa ma ero impegnato a scuola.»
Gli chiesi, per poi spiegargli la motivazione delle mie non-risposte.
Alessandro: «Ho bisogno che mi vieni a prendere, la mia migliore amica non è venuta a scuola e non ho il passaggio per casa, per favore.»
Chiese lui leggermente imbarazzato, dato che prima aveva usato un tono tutto tranne che gentile, e poi gli ha chiesto un favore così.
Dopo un lungo sospiro, cambiai direzione e mi diressi verso la scuola del ragazzo, accelerando fino al limite consentito dalla strada.
Io: «Sto arrivando.»
Alessandro: «Grazie, sei grande.»
Mi disse, riconoscente, per poi staccare la chiamata.
Una volta arrivato alla scuola del ragazzo, lo feci salire in macchina, tornando alla strada verso casa.
Mi servì il navigatore, data la mia scarsa conoscenza del posto.
Per la strada mi fermai a fare benzina e poi mi diressi verso casa.
Nel viaggio parlai molto con mio cugino, specialmente della prova che dovetti affrontare e del mio successo.
Lui mi disse che aveva fatto una prova anche lui, di tedesco.
Mio cugino faceva il classico, io lo trovavo una noia quel tipo di liceo, sempre a studiare lingue su lingue e ti insegnano come scrivere oppure a conoscere te stesso, il che è un bene.
Mio cugino è un aspirante psicologo, non vede l'ora di conseguire i suoi sogni, da quanto mi ha fatto capire.
Arrivammo infine a casa, verso le 14, giusto in tempo per il buon pranzo che aveva cucinato lo zio: Un ragù fatto in casa con un'insalata di patate e pomodori di stagione; una vera prelibatezza.
Durante il pranzo, raccontai anche ai miei zii del mio successo di quella mattina, quando sentì uno squillo improvviso del telefono.
"Nuova E-Mail da parte di: "Bar_Scorpione_@gmail.com"".
I miei occhi si illuminarono improvvisamente; interruppi la conversazione con gli zii e lessi in fretta e furia la mail, a voce abbastanza bassa, ma udibile da tutti i presenti.
"Siamo felici di annunciarle che è stato assunto al nostro bar. Si rechi domani alle 12:00 al bar, per ritirare​ l'uniforme."
Mio zio, che era seduto di fianco a me, mi diede una pacca sulla spalla e mi disse con orgoglio: "Bravo, nipotone mio!"
La zia invece mi fece le congratulazioni con fierezza e mi abbracciò, mio cugino invece se ne stette freddamente fermo, dicendomi solo "Bravo".
Era cambiato improvvisamente, da quando eravamo entrati in casa: avrei indagato su ciò, non capivo il perché di questo suo cambiamento improvviso.
Dopo pranzo andai in camera mia e stetti al computer per un'oretta; sistemai poi la camera, o meglio, le ultime cose della valigia, e sistemai il telescopio sulla piccola terrazza e rientrai in camera.
Andai poi a farmi una bella doccia, calda, rilassante; ne avevo bisogno.
Il resto del pomeriggio lo passai insieme alla zia, facendo shopping di cancelleria e cose per la scuola.
La sera stetti in terrazza a guardare le stelle con il telescopio. Che tranquillità... Che silenzio...
Tutto ciò venne interrotto da un singhiozzo, non un singhiozzo normale, ma un singhiozzo triste, di uno che piange. Era mio cugino. Era nel giardino, con le ginocchia al petto e con il volto calato.
Preoccupato, lo raggiunsi subito e...

Continua nel prossimo capitolo!

~Angolo dell'autore!~

Salve a tutti! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Se vi è piaciuto, mi farebbe piacere una bella stellina e se ne avete, una critica costruttiva!
I vostri consigli per me sono oro, voglio crescere e scrivere sempre meglio, e se mi aiutate, ve ne sarei grato!

E se le stelle non fossero così lontane...?Where stories live. Discover now