Parte I; Il Trasferimento.

147 14 3
                                    

Ore 9:37. Stazione di Leone.


Ero ormai a due passi dal portone che avrebbe aperto un nuovo capitolo della mia vita. Un sorriso si dipinse sul mio giovane e speranzoso volto. Finalmente me ne stavo andando da quella brutta città, della quale conservo solo brutti ricordi e litigate con i miei genitori. L'ultima c'è stata proprio un'ora fa.

-Inizio del Flashback-

M(Mamma): «Adesso basta! Non posso sopportare più i tuoi continui vizi!» Sbraitò la giovane donna di appena 40 anni al figlio che la guardò con uno sguardo arrabbiato quanto ferito.
P(Papà): «Sono d'accordo con tua madre. Non puoi pretendere che ti assecondiamo in tutto. Perché non vai ad una scuola statale e impari a fare il meccanico? È un lavoro molto umile ma ti da soldi per campare.»
Sbottò poi l'uomo che fungeva da padre, mentre continuava a leggere il giornale sulla copertina riguardante lo sport. Parlava tanto per parlare, alla fine non sapeva nemmeno se quel che diceva c'entrasse o no nel discorso.
Io: «Com'è possibile che dobbiate sempre contestare in tutto?! Vi ho solo chiesto un aiuto economico per il primo mese di università! Non vi ho chiesto di pagarmi un mutuo!»
M: «Non ti daremo mai tutti quei soldi solo perché devi imparare a guardare le stelle! Comprati uno di quei cosi per vedere lo spazio e non esigere cose così!»
Io: «Adesso basta. Mi avete stancato. L'astrologia è una cosa seria! Porca puttana perché siete così ignoranti?!»
Dissi, in preda alla più esasperante rabbia, dopo aver sentito quei commenti stupidi ed ignoranti. Non aveva senso ciò che dicevano.
«Io me ne vado. Addio stronzi.»
Esclamai poi, con ancora un attacco di rabbia nei loro confronti. Intanto, mio padre mi fece solo cenno di... Niente. A mio padre non fregava niente di me, e a mia madre venne un attacco isterico. Mi lanciò contro degli oggetti e al ché, stanco della solita routine, salii in camera mia ed in meno di mezz'ora mi ritrovai fuori casa con i risparmi degli ultimi anni, una valigia con quante più cose possibili e tutti i miei oggetti più importanti. "Col cazzo che questa volta gliela darò vinta" pensai a bassa voce, sbottando frasi senza senso per la rabbia ancora molto presente in me.

-Fine Flashback-

Sono finalmente dentro il treno che porta alla campagna. Ho appena chiamato mia zia, stravolgendo i suoi piani per il resto della giornata almeno, avvisandole che sarei arrivato in circa 3 ore. Lei era l'unica che poteva capirmi, l'unica che sapeva bene il carattere dei miei genitori e l'unica che avrebbe potuto darmi un sostegno morale e un posto dove stare. Avevo già pianificato su un taccuino quello che avrei fatto lì, nonostante il mio stato di tristezza e abbattimento. Avevo già fatto uno schema:
-Arrivare da Zia e sistemarmi lì,
-Il giorno stesso andare a cercare lavoro per poter sostenermi e aiutare mia zia economicamente,
-Iscrivermi ad una nuova scuola.
Era un piccolo elenco, ma per me è il minimo e indispensabile. Voglio farmi una nuova vita che non comprenda niente del mio passato...

12:53; Stazione di Alba.

Dopo 3 interminabili ore di viaggio, sono finalmente arrivato alla stazione dove avrei incontrato mia zia e avrei incominciato da capo. Sono sceso in fretta dal treno ansioso di rivedere mia zia. L'adoro quella donna. È fantastica, forte, energica! Anche il suo nome dà un'impressione così, infatti si chiama Crystel, ma la zia si fa sempre chiamare Crys. Ho sempre voluto andare a vivere con lei, ma non ne ho mai avuto occasione purtroppo. Ho preso tutte e due le valigie e fortunatamente non ho dimenticato nulla. L'ho cercata con lo sguardo per circa due minuti, fino a che non l'ho vista. Una donna abbastanza alta, sul metro e ottanta, abbastanza in carne, ma non esageratamente. Aveva un passo sempre energico, a volte persino io facevo fatica a tenerle testa. Stava camminando verso di me, e appena ci siamo incrociati, ci siamo abbracciati caldanente e calorosamente. Non ci vedevamo da molto, troppo tempo. Appena ci staccammo da quel lungo abbraccio iniziammo a parlare a lungo, mentre ci dirigemmo verso l'auto della zia, dove ci aspettava mio cugino, l'unico figlio della zia, che ha appena 17 anni. La zia si era data da fare per un bel po'. Mio cugino si chiama Alessandro, è un bel ragazzo, ha cura del suo fisico, ha i capelli biondi e gli occhi che variano dal verde spento al grigio chiaro. È alto un metro e 76 circa ed ha un carattere abbastanza chiuso. Ci salutammo a vicenda ed entrai nella macchina, stendendomi sui sedili posteriori del veicolo, che era una Nissan Qashqai di colore rosso fuoco. Sia io che la zia adoriamo quel colore.
In poco più di ¾ d'ora arrivammo a destinazione, una bella villetta a due piani, con un vasto giardino anteriore ed un campo per le coltivazioni sul retro. Ad accogliervi nella grande casa, c'era lo zio Fabrizio. Stava cucinando una delle sue prelibatezze culinarie, la Cacarella, come la chiamavamo noi scherzosamente siccome è un piatto a base di prugne e vari frutti. Lo zio Fabrizio è un uomo alto all'incirca un metro e settantadue, aveva 70 anni ed era uno di quelli che hanno vissuto una vita spericolata, e che tutt'ora non si arrendeva alla vecchiaia.
Quando entrammo in casa, oltre lo zio, si potevano ben notare i gusti molto particolari della zia, infatti, c'erano contrasti di colori ovunque. La cucina era rossa bordeaux e beige, il salone era di un colore arancione chiaro e grigio scuro, poi c'erano un bagno e la camera da letto della zia. Il primo era azzurro chiaro e verde acqua, la seconda era rosso acceso e blu notte. C'erano inoltre statuette stile greco vicino quasi ogni porta. Esse rappresentavano gli dèi appunto greci. La zia Crys ha sempre amato la mitologia greca, infatti è stata archeologa e studiosa storica per più di 30 anni.
Andammo subito in cucina e lo zio ci fece accomodare, dopo i vari saluti e dopo la chiacchierata tipica di chi non si vede da un po'.
Mangiammo in fretta, mettendoci poi a parlare, ma nella conversazione, mi venne un mal di pancia improvviso e corsi in bagno, standoci per una bella mezz'ora. Quando uscii, feci almeno due sospiri di sollievo, il mal di pancia se n'era andato.
La zia mi accompagnò al piano superiore, dove c'era un altro bagno e 4 camere da letto. La zia mi portò nella mia nuova camera, un quadrato bello spazioso con una scrivania ed un letto matrimoniale, evidentemente prima era una stanza per gli ospiti.
La prima cosa che feci fu buttarmi sul letto e riposarmi un'oretta, facendo una pennichella tonificante.
Mi svegliai a causa del suono intenso del mio telefonino, mia madre mi stava chiamando incessantemente, ma io mi ostinavo a non risponderle.
Quando finalmente mi feci una sciacquata in faccia, per svegliarmi completamente, iniziai a disfarre le valigie e sistemare tutto negli appositi spazi. Presi il mio portatile e lo poggiai sulla scrivania, poi scesi giù con portafoglio e cellulare e chiesi a mio cugino di andare a fare un giro. Dovevo fare alcune cose importanti.
Con il consenso della zia, prendemmo la macchina, e avendo la patente, guidai io fino al paesino più vicino, dove c'erano negozi e una piazza con un po' di gente.
Mio cugino, in macchina, mi spiegò un poco la vita che si conduceva in quelle zone e come si comportava la gente del posto.
Una volta arrivati alla piazzetta, parcheggiai in uno spiazzo adibito a parcheggio e scesi dall'auto, dirigendomi nella piazza con mio cugino.
La prima cosa che feci, fu comprare una nuova SIM per il mio cellulare. Non volevo avere più nulla a che fare con i miei genitori, e non volevo che sapessero dov'ero.
Così, distrussi la mia vecchia SIM e misi la nuova nel cellulare, riimpostando tutte le vecchie cose necessarie.
Offrii poi un gelato a mio cugino, per ringraziarlo di avermi accompagnato e per la sua disponibilità.
Mangiammo quindi il gelato e passammo tutta la sera girovagando per il paesino, io ne approfittai per fare un po' di shopping e lui per svagarsi un po' dalla scuola.
Mi fermai improvvisamente, però, davanti un lounge bar, cercavano dei camerieri, così ne approfittai e diedi subito il mio curriculum, che avevo portato con me per tutte le evenienze, e menomale che l'ho portato.
La sera, verso le 9, tornammo a casa e passai il resto della serata con i miei zii a parlare di tutto il tempo trascorso e dei miei piani per il futuro.
Poi, verso le undici di notte, uscii un poco fuori al giardino, sedendomi a terra con le gambe al petto e la testa sulle ginocchia.
Pensavo a tutto ciò che in una sola giornata era successo...
Tutto a causa del cambiamento dei miei genitori.
Prima mi incoraggiavano a inseguire le mie passioni, mi aiutavano in tutto ed erano sempre presenti, poi, quando ho fatto coming out... Sono cambiati drasticamente, e da allora mi ignorarono. Mi sono sempre dato la colpa di ciò. "Se fossi diverso, adesso loro sarebbero stati fieri di quello che sarei stato" pensavo, ma poi ho capito che il bene non cambia per nessuno, se loro non mi volevano più bene, è perché in fondo non tenevano sul serio a me.
Dopo attente riflessioni, quella sera, decisi che era meglio aspettare prima di rivelare tutto di me anche agli zii, certo mi fidavo, ma avevo paura di essere tradito di nuovo.
Ciononostante, feci un sorriso, ero finalmente libero dalla morsa dei miei genitori, questo era l'importante.
«Quando diventerò un astrologo a tutti gli effetti, vedrete quanto questa mia decisione è stata importante. Farsi del male per farsi del bene. A volte succede anche così.»
Sussurrai tra me e me, autoconvincendomi definitivamente che era la scelta giusta, quella che avevo fatto, ed in effetti ci credevo fermamente...
Dopo una mezz'ora passata lì fuori, ad osservare le stelle e pensare, tornai dentro, e finalmente, come dice la zia, "Chiusi gli occhi tra le braccia di Morfeo".

-Angolo dell'autore-

Bè, che dirvi, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Ditemi che ne pensate e se avete qualche dubbio o volete qualche spiegazione, basta dirlo, io vi chiarirò ciò che c'è da chiarire.
Al prossimo capitolo!
~Guardiano Delle Stelle

E se le stelle non fossero così lontane...?Where stories live. Discover now