Percorriamo un corridoio, dove ai lati generatori di elettricità riproducono un gorgoglio rumoroso.

Le luci giallognole disturbano la vista e alcune mattonelle traballano appena sorpassate. 

«Chi è il detenuto da interrogare?» Chiede una guardia stentorea.

«Mathias Rey.» Rispondo intrecciando le braccia. 

«Mathias Rey!» Comunica l'agente tramite un walky talky.

«Preferiamo interrogare il detenuto in una stanza senza vetro riflettente.»  Soggiunge Thomas e l'agente annuisce pregandoci di aspettare.

Thomas si siede su una panchina dai piedi piegati, mentre la mia mente è in fase di elaborazione. 

«Dovremmo cenare qualche volta insieme, io e tu e tua madre, intendo.» Dice Thomas, ma le sua voce è ovattata. «Ci tieni a lui?» Tergiversa la domanda catturando la mia attenzione. 

«Sì. Ma lui no.» Chino il volto. 

«Sì, anch'io lo pensavo, ma mentre lo trasportavo in questo carcere, gli ho domandato il perché ha confessato la sua colpevolezza nel caso di quella ragazza scomparsa.» Indietreggio. 

«Lui mi ha guardato e mi ha detto: "Detective, crede davvero che sia stato io? Infondo lo sa anche lei che quella pistola non mi appartiene." Quegli occhi erano stanchi, ma dicevano la verità. So riconoscere una persona quando mente. Ma la frase che mi ha colpito è stata questa: "Devo scomparire della sua vita". "Dalla vita di chi?" Gli ho domandato, allora. "Da quella di Sofia." Ha risposto lui. »

Il mio battito aumenta quando sento un gracchiare provenire da una stanza.

Mi scorgo dalla piccola fessura della porta, e scorgo che nella stanza c'è una persona, uno sguardo.

Un cigolio fitto mi fa comprendere che la porta è accessibile. 

«Sofia, trenta minuti. Non di più!» Mi avvisa Thomas sistemandosi la cravatta. 

Annuisco. Mi prendo del tempo per accumulare ossigeno e poi mi inoltro nella stanza.

Lui è voltato di spalle, intento ad osservare gli angoli della stanza e le sue mani sono ammanettate.

Il rumore dei miei passi lo fa voltare e quando i nostri sguardi si incrociano la fiamma del cuore irradia il corpo.

I suoi occhi si ingrandiscono e nonostante il ciuffo disordinato, il suo corpo è ugualmente attraente.

Indossa una divisa d'un pezzo nera e quello sguardo sembra essersi disfatto di un mistero. 

Sibila il mio nome tra le labbra, ma distolgo lo sguardo e Mathias si accorge del mio atteggiamento distaccato. «Cosa c'è?» Chiede avvicinandosi. 

«Stammi lontano.» Lo redarguisco fulminandolo con lo sguardo. 

«Mi credi colpevole del rapimento di Giulia?» Mi chiede e quando volta l'altra parte del viso, scorgo un livido violaceo al ridosso dell'occhio.

Il mio stomaco si vuota, ma la razionalità mi costringe a restare impassibile. Chi l'avrà picchiato?

«Credi che possa credere a un'idiozia del genere?» Ribatto burbera e questa volta sono io ad avvicinarmi. «Voglio che mi guardi negli occhi e me lo dica!» Continuo autoritaria. 

Il suo volto è un groviglio di fili tesi e il suo sguardo inquisitore osserva ogni movimento. Si inumidisce le labbra chinando lo sguardo. 

«Gesù! Chi te l'ha detto?» Chiede chinando il capo. 

Il Buio del Tramonto - Anime Congiunte [COMPLETATA]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu