Capitolo 4

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Vomito.
Ciò che manifesta il mio corpo quando sto male, quando sono agitata e ho molta ansia.
Stamattina mi sono svegliata, e quando mia mamma è entrata in camera per farmi alzare, ho iniziato a piangere.
Erano le 5 e qualche minuto ed io dovevo finire di studiare per l'interrogazione di oggi.
Non la volevo fare.
L'idea di dover parlare davanti a tutta la classe mi faceva stare male.
Ho iniziato a vedere tutto male. Chiudevo e aprivo gli occhi ma l'immagine era sempre più sfocata.
Le palpebre sempre più pesanti.
Tremavo, sudavo e non riuscivo a respirare con il ritmo giusto.
Mi mancava l'aria e stavo male.
Io stavo male ma per i miei genitori era solo una scusa per non studiare, per non andare a scuola e per non affrontare le mie paure.
Ma non era così.
Ho iniziato a tossire e ad avere conati di vomito.
Sono andata in bagno e mi sono sentita male.
Un peso fra il petto e lo stomaco, un peso fortissimo che mi impediva di respirare.
È così che definisco l'ansia:
Un peso che ti impedisce di respirare, mangiare, studiare, che ti impedisce di vivere.
È una nebbia fitta che ti estranea dalla realtà ed in quel momento ci siete solo tu e lei.
E ti logora, ti uccide lentamente.
Ho iniziato a piangere e a singhiozzare.
Non tenevo più la testa dritta: era troppo pesante.
Il peso dei pensieri gravava troppo nella mia testa.
Ed io stavo male, ma le persone non capiscono.
Vedono solo scuse e pretesti per non fare "il tuo dovere", come dicono i miei.

Arrivata a scuola mi ha interrogata italiano.
Non ero agitata come pensavo, ma non appena ho saputo che c'erano dei compiti di chimica che non avevo fatto, sono scoppiata in lacrime e tutto ciò che è successo la mattina è ricominciato da capo.
Sono uscita prima da scuola con la scusa di avere il ciclo.
Sono corsa via verso mia madre che era venuta a prendermi e ho ricominciato a piangere.
A pranzo non ho mangiato. Ho lo stomaco completamente chiuso.

Montagne russe, una vita borderline.Место, где живут истории. Откройте их для себя