Capitolo 1

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"Senta, sarò franca con lei, dato che non posso esserlo con nessuno, dato che mi sento così terribilmente incompresa da tutti.
Io non ci riesco.
Non riesco a fare nulla di buono.
Non riesco a studiare come vorrei, a cantare, a suonare.
Non sono mai abbastanza per nulla.
Niente di ciò che faccio è abbastanza per rendermi una persona meno spregevole e schifosa. Una merda. Un aborto della società. Insignificante, stupida.
Faccio solo schifo, sono un completo fallimento.
Una delusione. Le persone non mi vogliono, e ne ho avuta la conferma. Mi trattano tutti come la fallita che sono. E mi sento sola, terribilmente sola. accanto a me non c'è nessuno a cui io possa esternare a pieno il mio dolore, nessuno che possa comprendermi e quindi sono costretta ad esternarlo su di me, sulla mia pelle.
Una, due, tre, quattro bruciature. Tante, toppe emozioni, poche, nessuna emozione.
Vuoto, pieno, vuoto, pieno, caos ordine, vuoto. Determinazione e sconforto.
Fallimento, successo, che differenza fa?
Aiuto, disinteresse, che differenza fa?
Lacrime, sorrisi e rabbia, tanta rabbia che si scatena per qualunque minima cosa.
Vuoto e pieno, vuoto e pieno.
Sono un sistema disordinato in un ambiente terribilmente ordinato (riferimenti alla biologia non proprio puramente casuali), ordinario, ma che differenza fa?
Io sono la tempesta, io sono la calma.
Io sono tutto e non sono niente
Io sono le mie bruciature, i miei tagli, sono le mie lacrime ed io sono stanca, stanca di tutto, stanca di me.
Non ha senso provare a stare bene se continuerò solo a fallire, fallire, fallire.
E se queste righe nero su bianco fosse solo l'eco di una richiesta di aiuto durata troppo tempo? Troppo tempo per essere appresa, compresa.
Io voglio dare un taglio a tutto questo, forse letteralmente, forse no.
Un taglio netto e preciso, profondo quanto ciò che sto passando, come quel vuoto che giunge la sera dai meandri della mia anima, avvolgendomi, coinvolgendomi (o estraniandomi, punti di vista) a pieno.
"Vedo le mie certezze crollare", come le ho detto varie volte, adesso più che mai. Non vedo via di uscita se non la morte. Dell'anima, del corpo, che differenza fa?
Cerco una valvola di sfogo in ogni cosa, ma nulla è abbastanza. Sigarette, urla, pianti, tagli, bruciature e ancora sigarette su sigarette. [...]
Sono l'ultima scelta. L'ultima.
non si tratta più di essere la prima. Si tratta di essere, esistere.
Si tratta di voler essere considerata ma non voler essere considerata.
Si tratta si essere, si tratta di me.

La saluto, Francesca"

Ho scritto questa mail al mio psichiatra qualche giorno fa. Volevo sentirmi compresa, desiderata, in un certo senso. Ma lui non mi ha degnata nemmeno di una risposta decente.
Mi ha scritto "devo pensare per risponderti" , senza poi farlo sul serio.
Nessuno mi prende sul serio, a nessuno interessa di me.
Al colloquio successivo non ha fatto altro che guardarmi piangere.
Mi stavo sentendo male.
Ultimamente mi sento spesso molto male fisicamente, oltre che psicologicamente.
Qualunque cosa mi provoca un'ansia fortissima, una nausea pazzesca che non mi permette nemmeno di respirare normalmente.
Passo da momenti di iperattività a momenti di sconforto totale, in cui non ho voglia di fare nulla, e vorrei solo dormire.

Montagne russe, una vita borderline.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora