CHAPTER SEVEN

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CALUM'S POV

Dopo essermi perso per circa tre ore con il telefono scarico e senza la minima conoscenza del francese, ero riuscito a tornare in albergo. Appena entrato in camera non sapevo con chi prendermela, se con me stesso o con Luke.

Con me stesso perché quale idiota regala il proprio cuore così facilmente? Quale completo coglione si lascia abbindolare per la seconda dallo stesso ragazzo sapendo che non è capace di mantenere promesse?

Con Luke perché semplicemente non riuscivo a smettere di amare quello stronzo.

Probabilmente era solo colpa mia. Non avrei dovuto accettare il lavoro, non mi sarei dovuto intromettere ancora una volta nella sua vita privata.

Chi mi credevo di essere?

Io non ero come Jack.

Io non lo avevo in pugno, lui non era completamente e perdutamente innamorato di me. Me lo ha fatto semplicemente credere per venire a letto con me un'ultima volta.

Altro errore.

Avevo quasi scordato il suo odore, il suo calore, la presenza del suo corpo così vicino. Adesso ne ero di nuovo dipendente e avrei dovuto ricominciare d'accapo a dimenticarlo, perché anche dopo anni, nessuno superava Luke Robert Hemmings.

Semplicemente nessuno mi faceva battere il cuore come lui.

Nessuno.

Il venerdì mattina non mi alzai dal letto se non per una doccia, per poi infilarmi di nuovo a letto.

Avevo lasciato il cellulare acceso sotto carica nella speranza di un messaggio. Un dannato messaggio da parte di quel cretino sarebbe bastato a farmi correre fuori casa sua ovunque fosse e gettarmi fra le sue braccia.

Che patetico.

Erano le 11.47 e ovviamente nessun messaggio ancora. Probabilmente se ne stava a letto con Jack o stava organizzando il suo matrimonio con Jack, o ancora stava vedendo in quale nuova super villa andare a vivere insieme a Jack.

Ed io?

Sarei dovuto tornare a casa con questo rimorso nello stomaco? Mi avrebbe perseguitato a vita assieme al rumore assordante delle mie suole su quel mazzo di margherite.

Presi il cellulare e andai nella rubrica, scorrendo fra i vari numeri, arrivando a quello che cercavo.

Mi rendeva così triste il pensiero di non averlo accanto che non mi andava nemmeno di visitare Parigi se non era lui il mio dannato Cicerone con quella dannata pronuncia perfetta e quei capelli perfetti, quelle labbra perfette, quella vita perfetta.

Sospirai e bloccai il cellulare.

"Se ami qualcuno, lascialo andare."

Corrugai la fronte e scossi la testa, pronto a riprendermi l'amore della mia vita.

Proprio in quel momento bussarono alla porta e sobbalzai dal letto.

Non ci potevo credere, era lui?

Era venuto a salvarmi finalmente?

Mi asciugai le lacrime dal viso e corsi in bagno a sciacquarmi il viso: gli occhi rossi e le occhiaie mi accompagnavano come la mia ombra. I segni dell'amore erano evidenti.

Andai ad aprire la porta, vestito del mio pantalone del pigiama a quadroni ed una felpa grigia qualche taglia più grande, "probabilmente" di Luke.

Dietro la porta però non c'era un ciuffo disordinato biondo, degli occhi azzurri ed un mazzo di margherite.

C'era un ciuffo scuro tenuto su alla perfezione, barba perfetta e un ghigno soddisfatto sul viso. Mi guardava con così tanta aria di superiorità che fui costretto ad indietreggiare.

SCREAM AND SHOUT || CAKE ||Where stories live. Discover now