CHAPTER FOUR

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CALUM'S POV

Ero a casa di Oliver, col viso nascosto nel suo collo. Eravamo a letto, completamente nudi, e lui mi accarezzava la schiena con dolcezza. Respirai il suo profumo e tutto ciò a cui riuscii ad associare quel profumo furono due occhi azzurri troppo grandi e gambe chilometriche. Allontanai velocemente il viso dal collo e mi trovai davanti Luke Hemmings coi capelli arruffati, le guance arrossate ed il labbro inferiore fra i denti che mi sorrideva.

Mi svegliai per colpa del bussare alla porta. Controllai l'ora ed erano le 7.30. Mi alzai un po' traballando dal letto, quasi inciampando nei miei stessi piedi. Andai ad aprire la porta mentre infilavo una maglia a caso.

"Buongiorno, signore. Ieri il suo accompagnatore ha richiesto che la svegliassimo alle 7.30 e di consegnarle questo biglietto." Disse la ragazza sulla trentina davanti a me, vestita della sua divisa da dipendente.

Le sorrisi riconoscente e presi il biglietto, chiudendo poi la porta. Non parlavo mai a quell'ora. Lasciai scivolare la schiena contro la porta fino a sedermi ed aprii il biglietto, scritto rigorosamente a mano.

"Buongiorno, Cally. Non ti ho ordinato la colazione, speravo la potessimo fare assieme.

Non far tardi al photoshoot, dormiglione.

Lukey.x"

Chiusi il biglietto e me lo portai al petto, sospirando. Il bacio della sera prima mi perseguitava e l'incubo (o sogno) di quella notte, ne era la dimostrazione. Avevo completamente perso il controllo della mia vita e, come ogni volta, lo avevo consegnato a quell'idiota che veniva pagato milioni per correre dietro ad una palla.

Mi ostinavo a voler dar la colpa al vino bianco o alle ostiche, ma alla fine era solo mia.

Sospirai ancora e mi accarezzai le labbra, chiudendo gli occhi. Riuscivo ancora a sentire la sua presa sui miei fianchi e la pressione delle sue labbra sulle mie.

Mi avrebbe sempre fatto quell'effetto?

A distanza di cinque anni le sensazioni non erano cambiate, ma il contesto si. Eravamo due adulti. Lui aveva un compagno e non era importante se lo amasse o meno: non sarei stato l'amante o la seconda scelta, nemmeno per sogno. Dovevo ignorarlo. Sapeva ciò che volevo facesse e lui sapeva fin troppo bene che, se avesse lasciato Jack, sarei letteralmente caduto ai suoi piedi.

Mi investì però l'ovvia verità che se era stato capace di mentire al modello per tutto quel tempo, avrebbe potuto fare lo stesso con me, come aveva fatto anni prima. Avrei dovuto vivere sotto i riflettori. Niente privacy, niente indipendenza.

"Il nuovo compagno sconosciuto, e decisamente più brutto del suo ex, del famoso calciatore neozelandese."

Non potevo farlo. Luke doveva sposare Jack e io sarei tornato a casa da Oliver. Almeno con lui avevo un minimo di controllo, invece con Lucas era diverso.

Ero follemente, disperatamente e completamente innamorato di lui da ormai sei anni, senza nemmeno un minimo di esitazione. Era inutile mentire a me stesso, ma a lui avrei mentito.

Mi tirai su e andai all'armadio dove avevo sistemato i miei vestiti. Recuperai un paio di skinny jeans chiari, strappati sulle ginocchia ed un maglioncino intrecciato nero non troppo pesante. Fuori c'era il sole un po', ma comunque le nuvole incombevano sulla città dell'amore e un raffreddore non era il mio obiettivo.

Mi sedetti sul letto e infilai le mie vans nere tremendamente rovinate, ma tremendamente comode. Prima che potessi uscire però, vibrò il cellulare. Era un messaggio di Sarah. Le avevo inviato una prima impressione dell'intervista e le avevo allegato una bozza dell'articolo che avevo scritto mentre aspettavo che Luke passasse a prendermi, ma ovviamente le tralasciai l'ultimo particolare.

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