Capitolo 11- Saving Katherine.

297 32 26
                                    

«Cominci subito?» 

La voce di Jenna, al telefono, era più intrisa di preoccupazione che di sollievo.

«Sì» confermai mentre mi arrotolavo una ciocca di capelli intorno al dito. «Più tardi puoi passare a trovarmi, se ti va. Mi farebbe piacere, anche perché non conosco ancora nessuno qui.»
 
Parlai a voce non troppo alta per evitare che l'anziano uomo seduto al tavolo mi sentisse. Noah era sparito nel magazzino del locale circa cinque minuti prima e non era ancora tornato.

«E lui com'è? » mi chiese lei dopo un po'.

«Lui chi? » 

Jenna sbuffò, ridendo.

«Noah.» 

Sgranai gli occhi.

«Come sai che si chiama Noah? » 

«Kathie, questo è un piccolo paese. Tutti conoscono tutti. »

«Sì, ma… » tentennai rendendomi conto di quanto avesse ragione. Tuttavia non volevo rivelare a Jenna quanto Noah fosse affascinante. Perché non era bello, no, era qualcosa… Di più.
E i suoi maledetti addominali mi mandavano in tilt il cervello e per questo mi ritenevo dannatamente superficiale.

«Sembra gentile e potrebbe essere un buon capo » mi limitai a dirle.

Quando la sentii ridere ancora fui sul punto di ribattere che era la verità, ma lei non me ne lasciò il tempo perché, dicendo che aveva una commissione urgente da sbrigare, riattaccò.

In quel momento, involontariamente, i miei pensieri volarono a Shane. Pensai a cosa stesse facendo, con chi fosse —anche se avevo una chiara idea— e se avesse intuito che non avevo più intenzione di accettare la sua offerta. Mi sentivo sempre più in colpa ma, per qualche strana ragione, avevo l'impressione che lavorare da Noah mi avrebbe aiutato a farmi passare la cotta che mi ero presa per Shane.
 
Come se mi avesse letto nel pensiero, Noah ricomparve all'improvviso davanti ai miei occhi distratti.

Aveva indossato una camicia che aveva abbottonato solo per metà e, se il fiuto non m'ingannava, si era spruzzato una leggera quantità di profumo. Quell'odore gradevole mi invase piacevolmente le narici.

«È così che il locale va avanti? » azzardai con un risolino. «La clientela femminile è attratta da te e quindi paga per comprare qualcosa che non vuole davvero, quando in realtà tutto quello che desidera è ammirare te?» 

Lui rise. Il suo sorriso era diverso da quello di Shane, più spontaneo e meno luminoso, ma mi incendiò i sensi come non mi era mai accaduto prima.

«In effetti è così » confermò.

«E tu puoi biasimarle, dopotutto?» 

«Certo che sì » mi affrettai a replicare prima che il rossore sulle mie guance parlasse al posto mio.

«Non sei poi tutta questa perfezione. » 

«Oh.» 
Noah si finse offeso, ma io intuii che non lo era davvero.
Si sistemò il colletto della camicia e mi fece segno di seguirlo nel magazzino da cui era poco prima uscito.
Prima che lo facesse, l'ultimo cliente gli lasciò delle banconote sopra al bancone e ci salutò infilandosi il cappello in testa.

«Tra poco arriveranno gli altri » mi annunciò Noah prendendomi per un braccio e trascinandomi nel retro.

Quel tocco inaspettato mi fece desiderare di strattonarmi, ma fu solo questione di un attimo. In un primo momento avevo pensato che lui avesse cattive intenzioni data l'assenza dell'ultimo cliente, ma quando arrivammo nel magazzino mi lasciò andare e mi rivolse un sorriso.

Heart By Heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora