Capitolo 6 - Una madre inaspettata.

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Katherine.

-Oh, mio dio!- esclamò Will per la seconda volta da quando avevo cominciato a raccontare. Era ora di cena e io, Jenna e suo figlio eravamo seduti attorno a un piccolo tavolo rotondo sopra cui era stesa una tovaglia a fiori.
Jenna aveva preparato i pomodori verdi fritti, tipica specialità dello stato dell'Alabama, e io avevo, senza esagerare e senza preoccuparmi di mantenere delle maniere decenti, lanciato più sguardi languidi al cibo che a tutti i ragazzi attraenti che avevo incontrato nella mia vita. Non mangiavo da quel pomeriggio, dopo che la donna mi aveva gentilmente offerto dei biscotti al cioccolato fatti in casa, perciò avevo letteralmente l'acquolina in bocca.

-Così è stata questa Roxi a lasciarti a piedi- continuò Will portandosi le dita davanti alla bocca.

-Proprio così- risposi con una smorfia. Il suo tradimento mi lasciava ancora l'amaro in bocca.

-E tu non te lo aspettavi, suppongo.

Jenna, seduta di fronte a me, scosse la testa.

-Be', è senza dubbio un comportamento insolito da parte di un'amica, ma forse non aveva cattive intenzioni.

Afferrai il bicchiere davanti al mio piatto e mandai giù una lunga sorsata d'acqua per evitare di dare una risposta dettata dall'impulsività.

-Quello che penso io, Jenna, è che Roxi abbia qualche rotella fuori posto, ma in fondo ho smesso di arrovellarmi il cervello sul motivo che l'ha spinta a giocarmi questo scherzo. Credo che farò meglio a stendere un velo su questa situazione e a guardare avanti. Shane mi ha fatto capire che ci deve essere un lato positivo, in tutto questo, e io ho deciso di dargli ascolto.

Con la coda dell'occhio notai un sorriso strano sulle labbra di Jenna, la vidi trarre un respiro e passarsi una mano sopra agli occhi.

-Va tutto bene?- le domandai sinceramente preoccupata. -Ho detto qualcosa che ti ha turbata?-

-Scusate, io vado nella mia stanza- si intromise Will, alzandosi dalla sedia.
-Non ho la minima voglia di ascoltare i vostri discorsi da donne e comunque, Katherine, preferivo la gonna che avevi prima a questi pantaloni da uomo!-

Spalancai la bocca, abbassando lo sguardo sui suddetti pantaloni che Jenna mi aveva gentilmente regalato, poi lo rialzai verso di lui.

-Non sono da uomo, Will!- esclamai indignata mentre sua madre scoppiava a ridere.

-Sono solo fuori dalla mia... portata.

E in effetti era così. Non avevo mai indossato niente di simile, prima di quel giorno, forse perché fondamentalmente non ne avevo mai avuto bisogno; erano un po' troppo lunghi per le mie gambe non esattamente lunghe, di un tessuto denim leggermente più sbiadito di quanto avrebbe dovuto essere, e sopra indossavo una semplice t-shirt di un giallo senape. Anche i miei stivali di cuoio col tacco erano stati sostituiti da un paio di comode e un po' troppo grandi scarpe da ginnastica, e ora giacevano abbandonati nel seminterrato di questa accogliente e calda villetta.

Ammetto che all'inizio avevo trovato l'ambiente un po' spartano, con le pareti di legno e gli accessori che avrei attribuito agli anni '50, e che indossare abiti tanto semplici avesse rivoluzionato, almeno in parte, il mio modo di essere. Ma alla fine avevo capito che, in fondo, dovevo solo essere grata a Jenna per avermi permesso di entrare in casa sua, avermi donato i suoi vestiti e rifocillato a dovere con del cibo che non avevo mai assaggiato prima.

Mentre Will mi strizzava l'occhio e lasciava la sala da pranzo, aiutato dalle sue stampelle, infilzai con la forchetta il pomodoro dall'aria invitante nel mio piatto.

-Jenna?- la chiamai quando la vidi tornare ad assumere un'espressione tesa.

-È che lui è Shane, Kathie- disse lei guardandomi con occhi amorevoli.

-Non capisco...
Che cosa c'entrava, adesso, Shane?

-Shane è un uomo fantastico, credimi- continuò Jenna animata da un sincero entusiasmo.

-È gentile, è buono, di bell'aspetto, come avrai notato, altruista e con dei sani principi morali. Ma è fidanzato e presto si sposerà, e tu... come dire? Ho visto il modo in cui l'hai guardato oggi, allo studio, e non credo che a Jessica piacerebbe questa situazione.-

Mi rigirai il cibo nella bocca per vari secondi prima di ingoiare, perché non ero così sicura delle parole che stavo per dire.

È vero, ammisi dentro di me, trovo Shane attraente, e non dovrei perché è fidanzato, ma quale persona riesce a controllare i propri impulsi? Affiorano sempre, rimanendo nella mente, ma non si può evitare di provarli.

Ed era questo che sentivo verso Shane: pura attrazione fisica. Attrazione che speravo con tutta me stessa di riuscire a debellare, perché non credevo sarei stata in grado di reggere un confronto ulteriore con la sua adorabile ragazza.

-Non lo guardo in alcun modo- obiettai tornando a mangiare. -Però lo trovo affascinante, è vero. E non posso fare a meno di pensarlo, tu stessa hai detto che è indubbiamente un bell'uomo.

-Certo- confermò lei con un sospiro. -Ma se Jessica sapesse che pensi questo di lui, ti strapperebbe i capelli uno ad uno.-

Mentre stavo per mandare giù un altro sorso d'acqua, scoppiai a ridere rischiando di strozzarmi.

-Che cosa?- esclamai pulendomi la bocca con il tovagliolo.

Jenna sostenne il mio sguardo stralunato per qualche istante, prima di unirsi alla mia risata.

-Lo so, è assurdo, ma è una vera e propria...

-Vipera?- suggerii con aria maliziosa.

-Sì- rispose Jenna con un sorriso. -Credo sia il termine più adatto.-

-Ad ogni modo, Jessica deve solo provare ad avvicinarsi ai miei meravigliosi capelli. Non mi sono mai andate a genio le vipere come lei e so perfettamente come tenerle a bada.

Jenna mi sorrise ancora, allungando un braccio e accarezzandomi la guancia con il dorso della mano callosa.

-Spero che tu non ti penta di aver deciso di restare, Kathie- sussurrò con tono quasi materno e io non potei fare a meno di paragonarla a mia madre. Dovevano avere più o meno la stessa età, cinquantacinque anni, ma lei non mi aveva mai parlato con tanta dolcezza né come se le stesse davvero a cuore il mio benessere.

Mia madre non si era mai abbassata a questo livello, perché non era conveniente per me ricevere troppe attenzioni, diceva.

Non aveva mai capito, però, che non era di attenzioni che avevo bisogno, quanto di una sola dimostrazione d'affetto.

Il suo incommensurabile distaccamento da me mi aveva fatto rinchiudere in una corazza, e quella corazza, in questo preciso istante, rischiava di frantumarsi di fronte alla dolcezza di Jenna.

-Grazie, Jenna- mormorai chiudendo gli occhi e scuotendo la testa, per non mostrare la mia commozione.

-Per cosa?- chiese lei sorridendo.

Tacqui per qualche istante, poi riaprii gli occhi e le sorrisi.

-Per avermi accolta, anche se non mi conoscevi, per avermi dato degli abiti decenti e del cibo da mettere nello stomaco- risposi inclinando la testa di lato ed evitando di dire che, in fondo, era soprattutto per essersi dimostrata una madre con me, che la ringraziavo.

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