Chapter 11: Memories

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Quando torniamo a casa, io e Ashton ci separiamo. Lui nella sua camera, io nella mia.

Blocco la porta alle mie spalle e per prima cosa tiro fuori la mia trousse con gli smalti.

Prendo l'acetone e del cotone e tolgo via lo smalto verde chiaro. Aspetto qualche minuto e poi applico un nuovo smalto, arancione chiaro.

Dopo che si è asciugato, tiro fuori le cuffie, metto la riproduzione casuale dell'ultimo album di Ed Sheeran e mi sdraio sul letto, rivivendo ad occhi chiusi il tempo passato con Ashton.

Ciò che mi sveglia, un'ora dopo circa, è un colpo alla porta. Leggero, ma deciso. Poi la sua voce.

«Mary? La cena è pronta.» mi alzo di colpo, maledicendomi mentalmente perché il sangue defluisce e mi gira la testa, e corro alla porta.

Sblocco la serratura e mi ritrovo Ashton davanti. «Ehi.» gli sorrido. Mi passo una mano fra i capelli scompigliati, tentando di sistemarli.

«Ti aspetto sotto.» mi fa un cenno e va via. Richiudo la porta e mi fermo per qualche secondo davanti allo specchio per rendermi almeno presentabile, poi raggiungo gli altri in sala da pranzo.

«C'è davvero una bella serata. Che ne pensate di cenare fuori?» propone la madre di Ashton per poi cominciare uno dei soliti discorsi futili con Abigail.

Durante tutta la cena io e il ragazzo biondo veniamo interpellati solo ogni tanto, forse è anche una fortuna.

Quando anche l'ultimo pasto è finito, ne approfitto per alzarmi e dedicarmi il mio momento di pace interiore.

Attraverso il giardino per tornare in salone e salire al piano di sopra. Raggiunto il soggiorno che c'è anche vicino le nostre camere, esco in balcone.

Mi appoggio alla ringhiera, respirando a fondo.

«Lo fai sempre quando sei nervosa?» mi volto e alle mie spalle riconosco la figura di Ashton.

«Cosa?» gli chiedo confusa. Gli faccio segno di mettersi accanto a me, ma lui resta fermo sullo stipite della porta.

«Uscire in balcone.» sorride, mostrando le fossette.

«Credo di sì.» mormoro incerta. In realtà non ci avevo mai fatto caso.

Noto sul suo volto un'espressione indecifrabile che scompare prima anche che possa analizzarla meglio.

Incrocia le braccia al petto e guarda il panorama. Da qui si vede tutta la spiaggia, l'oceano, le abitazioni, la natura.

«È bello, ma non fa per me.» dice tutt'a un tratto.

Lo guardo in modo interrogativo. «Tutto questo sfarzo, questa ricchezza. Non fanno per me.» specifica, vedendomi fuori strada.

«Neanche per me.» gli do nuovamente la schiena e mi sistemo i capelli.

«Ti lascio sola.» afferma sicuro di sé e non ho il tempo di ribattere che lui è già andato via.

Mi appoggio completamente alla ringhiera, portandomi i capelli su una spalla sola.

Un leggero venticello me li scompiglia, riportandomi alla mente tanti ricordi.

Tiro la sedia di vimini fino alla ringhiera, accostandola al tavolino dello stesso materiale.

Mi siedo su di essa e mi perdo nell'immensità dell'orizzonte.

Le luci della città spiccano nel buio della notte, come tante lucciole che illuminano un prato durante le ore più buie.

«Mary? Mary, sei lì sopra?» riconosco la voce di mia madre, ma resto ferma nella mia posizione.

Anzi tiro le gambe al petto, attenta a non sporcare con i piedi il cuscino candido della sedia.

«Mary?» mi chiama ancora una volta. Rispondo.

«Sono qui, mamma.» svolta l'angolo e la vedo uscire dalla porta che dà sul balcone.

«Che fai?» mi chiede, inginocchiandosi accanto a me. Mi poggia una mano sulla coscia e comincia ad accarezzarla.

«Il solito.» ammetto e lei annuisce, sapendo a cosa mi riferisco.

È sempre stata la mia più grande confidente.

«Vedrai che non succederà. Non ti lascerò.» dice cercando di mantenere un tono di voce fermo, ma riesco a sentire una punta di tristezza.

Si avvicina e mi lascia un bacio sulla fronte per poi stringermi a sé.

Mi risveglio dai miei ricordi e mi accorgo di qualche lacrima che mi riga le guance.

Forse adesso nella mia vita c'è qualcuno che può salvarmi. Qualcuno che può tirarmi su, farmi smettere di essere ancorata al fondale.

E quel qualcuno è Ashton. A meno che, ovviamente, non mi tenga a fondo anche lui.

n/a
ditemi cosa ne pensate della storia, pls

-mic

pastel colors » ashton irwin [IT]Onde histórias criam vida. Descubra agora