Chapter 6: Orange Nail-Polish

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Giunta in camera, socchiudo la porta, sicura che nessuno mi raggiunga e mi avvicino alla mensola su cui tengo gli smalti.

Ne afferro uno arancione pastello e lo poso sulla scrivania. Mentre prendo anche l'acetone e del cotone per togliere lo smalto lilla già presente sulle unghie, sento uno scricchiolio.

Mi volto all'istante verso la porta, ma non noto alcun cambiamento, così torno al mio lavoro.

Dopo aver tolto lo smalto vecchio, prendo con attenzione il pennellino di quello arancione e lo applico prima sulla mano destra.

A quel punto, dopo aver risentito lo scricchiolio, sono sicura che sia successo qualcosa.

Finisco di stendere lo smalto sul mignolo e mi alzo. Apro la porta rivelando un Ashton con le guance di un rosa acceso e le mani incrociate dietro la schiena.

«Scusa, volevo solo vedere se ti era successo qualcosa.» ammette con un piccolo sorriso, che sembra però sincero.

Sul mio volto invece, cresce spontaneamente un ampio sorriso. «Tranquillo, sei l'unico che lo fa.»

Abbasso lo sguardo, non preoccupandomi della confessione appena fatta ad Ashton. Sento di potermi fidare di lui.

«Puoi entrare, se vuoi.» lo invito aprendo ulteriormente la porta. Lui annuisce e mi raggiunge.

«Siediti pure sul mio letto.» lo rassicuro. Tutto questo per me è completamente nuovo.

Si accomoda su di esso con una leggera goffaggine, attento a non spostare neanche uno dei cuscini.

«Stavo solo mettendo lo smalto, spero non ti dispiaccia.» questa volta è il mio turno di arrossire.

«No.» risponde solo. Poi posso giurare di sentirlo sussurrare «sempre meglio di stare là sotto.» ma decido di non dire nulla.

Quando termino ripongo tutto al proprio posto e sto per sedermi accanto ad Ashton, quando mi viene un'idea.

«Andiamo nel balcone?» gli chiedo. Annuisce e mi segue. Dopo essere usciti, socchiudo la porta in modo da poterla aprire anche da fuori, e mi appoggio alla ringhiera.

Ashton mi imita ma si volta verso l'esterno, mentre io resto a osservare la mia camera da fuori.

Quando mi metto nella sua stessa posizione lo vedo completamente perso nei suoi pensieri, lo sguardo fisso in un punto lontano.

«Tutto bene?» gli chiedo, con un velo di preoccupazione.

«Sì.» mi lancia un'occhiata rapida e riporta gli occhi al panorama.

«Ti piace la città?» tento, ispirata dall'ammirazione nel suo sguardo.

«Abbastanza...» sussurra, ma sufficientemente forte perché io possa sentirlo.

«Ma non abbastanza.» finisco la frase per lui e sono convinta di non sbagliarmi.

La conferma mi arriva quando mi guarda sconvolto, come se l'avessi letto nel pensiero.

«Esatto.» afferma. «È come se non mi sentissi al mio posto.»

«Vale lo stesso per me.» lo rassicuro, incrociando le braccia sulla ringhiera.

«Perché?» azzarda, la punta di curiosità e coraggio che lo fa fare avanti con una ragazza, credo.

Per l'ennesima volta, non posso rispondere perché la voce di sua madre ci invita a raggiungerli per il dolce.

Quella passata è stata sicuramente una pausa migliore di quella che mi aspettavo.

Quando torniamo sotto, il biondo si siede, mentre Abigail mi invita ad andare a prendere la torta.

Giunta in cucina, appena apro il frigorifero, sento una presenza alle mie spalle. Mi giro con un sorrisetto sulle labbra.

«Hai una particolare abilità a non fare rumore mentre cammini.» ridacchio facendo arrossire il ragazzo accanto a me.

«Mi hanno chiesto di aiutarti.» si scusa, grattandosi la nuca imbarazzato.

«Non è un problema, se non ti va.» sorrido incominciando a tagliare a fette la torta.

«Non è affatto un problema.» afferra un altro coltello dal cassetto ancora aperto e si unisce a me per tagliare la torta.

Mentre gustiamo il dolce, tutto ciò di cui mi accorgo, oltre ai complimenti della madre di Ashton per la cena che passano subito in secondo piano, sono le occhiate di Ashton.

Veloci come è solito fare, ma profonde. Come se il suo modo di vedere le cose sia fatto di istanti e non di lunghi periodi passati a osservare qualcosa.

Come se ogni secondo cogliesse un piccolo particolare da aggiungere al puzzle nella sua mente.

Ma ciò che non abbandona più la mia mente è sicuramente ciò che mi dice prima di lasciare la casa al seguito dei suoi genitori.

«L'arancione ti dona. Dovresti metterlo più spesso.» dice piano per poi allontanarsi con uno dei suoi deboli sorrisi, ma causandone uno di gran lunga più grande sul mio volto.

n/a

so che avevo detto che avrei aggiornato ad almeno 10 stelline, ma whatever

stavo pensando di pubblicare una storia sui bts, dato che mi sto appassionando da matti a questa band... qualcuno la seguirebbe?

-mic

pastel colors » ashton irwin [IT]Where stories live. Discover now