16.

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Il tempo di rendersene conto e non si trova più nella stanza d’ospedale, ma di nuovo al loft.

Questa volta la stanza è molto diversa da come la conosce: il pavimento è più chiaro, quasi fosse stato ristrutturato, c’è un divano nuovo e persino una cucina. È come se si trattasse di un altro loft.

Stiles vorrebbe andarsene ma non lo fa, non può; capisce che deve essere il futuro, qualcosa che non ha mai vissuto, che non è un suo ricordo, e deve vedere. Anche se il dolore della morte di Claudia è lì, pungente come mille spilli, Stiles non può evitare di andare avanti. I rumori che provengono dal fondo della stanza attirano inevitabilmente la sua attenzione.

L’angolo che ospita il letto di Derek entra lentamente nel suo campo visivo: Stiles aggira l’ultimo ostacolo che lo separa dalla scena, poi non ha più dubbi. Solo che non vorrebbe guardare, o meglio, non dovrebbe.

Sente le guance prendere immediatamente fuoco e darebbe qualsiasi cosa per trovarsi altrove. Non è proprio disagio, quello che prova. O meglio, il disagio è verso il senso di calore che lo travolge all’improvviso quando riconosce la scena. Certo, guardarsi fare… certe cose con Derek Hale non era esattamente quel che si aspettava. Eppure, per quanto la sua mente stia cercando di spronarlo a scappare a gambe levate, non riesce a fare a meno di fissarli. Fissarsi.

I due, loro due, sono abbracciati tra le lenzuola – lenzuola che  sono di un qualche colore chiaro, un qualcosa che Stiles associa all’amore di Derek per i gamberi e che coprono ben poco, a suo parere, considerato quanto spesso i ragazzi del branco entrano nel loft senza permesso. Non sono neanche propriamente abbracciati. Stiles li fissa, si fissa, a occhi sgranati chiedendosi se ci sia una parola che descriva una via di mezzo tra un abbraccio amorevole e un intreccio focoso. Anche se ci fosse, al momento non sarebbe in grado di farsela venire in mente.

È senza più alcun pudore, dimenticato in qualche recesso della sua mente, che osserva Derek stringerlo quasi fosse la cosa più preziosa del mondo; osserva se stesso stringere forte Derek, aggrapparsi a lui non  come se fosse alla ricerca di un’ancora, quanto come se lui stesso volesse offrirgli protezione.

I due rotolano un paio di volte, scambiandosi le posizioni senza però mai interrompere l’abbraccio. Sono sudati, con la pelle che luccica sotto la debole luce che filtra dalle vetrate, e si guardano in un modo che Stiles si ritrova a invidiare. È uno una condivisione di sentimenti, non è solo sesso. Per un istante Stiles arriva persino a domandarsi se Derek non possa essere in calore – e si, non è del tutto convinto che i licantropi non vadano in calore, non c’è nessuna certezza scientifica a riguardo! – ma no, è tutto troppo intimo, troppo profondo… semplicemente troppo.

Sotto il corpo di Derek,  l’altro Stiles sembra pienamente in pace con se stesso, e così Derek, che lo osserva come si osserverebbe una gemma rara. Stiles fissa i loro corpi che si uniscono, osserva ammaliato dal guizzare dei muscoli di Derek ad ogni movimento; guarda le sue stesse gambe avvolgersi attorno alla schiena piegata di Derek, con i piedi tesi e le dita arricciate, così come nota spudoratamente il modo in cui il sedere e i fianchi di Derek scattano in avanti.

Suoni leggeri, attutiti, soffiati, sono la colonna sonora di quel momento, inframmezzati da parole che Stiles non riesce a cogliere ma che gli trasmettono la tenerezza di un amore mai provato. E poi Derek solleva i fianchi del suo doppione e gli entra dentro, così  a fondo che è come se anche Stiles lo potesse sentire, in quell’istante.

Così scappa.

Si volta e scappa a gambe levate, attraversa il loft con il rumore del proprio cuore che fa eco al suono dei passi sul pavimento, spalanca il portellone ed esce da quel futuro così desiderato, eppure così impossibile da realizzare. Così temuto.

…ed esce.

Esce da un futuro che mai aveva preso in considerazione, ma che ora che l’ha visto gli sembra se non possibile, quantomeno desiderabile.  I due ragazzi in quella stanza, stretti nel loro intimo abbraccio, gli hanno mostrato un amore che Stiles si riscopre improvvisamente ad invidiare. Vorrebbe fortemente lasciarsi sfiorare da un sentimento così grande, essere guardato nel modo in cui Derek sta guardando lo Stiles del futuro. E, allo stesso tempo, è già certo che non accadrà mai. Perché, dopotutto, lui non è che un ragazzo qualsiasi e Derek è… Derek. Quel futuro è incredibilmente desiderabile, ma anche il solo desiderio gli fa male.

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Derek fece un salto e si aggrappò al davanzale della finestra di Stiles, puntò un piede contro il muro, fece forza con i muscoli delle braccia e si issò nella stanza. Dalla loro ultima cena erano passati due giorni e Stiles non si era più fatto vivo. Non è che Derek si fosse aspettato una chiamata, un sms o dei segnali di fumo, considerato che oltre ogni logica a malapena parlavano durante le cene.

Così era passato a controllare, solo per sicurezza, si era detto, per tranquillizzare Scott ma aveva capito subito che qualcosa non quadrava: la jeep era ferma al suo posto, ma già dall’esterno Derek sapeva che non c’era traccia di Stiles. Una volta salito, constatare che non era in camera, né in bagno né, a dirla tutta, nel resto della casa, fu una pura formalità. Stiles era semplicemente sparito.

Fu un pensiero che lo fece raggelare.

E poi scattare.

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Angolino

Fuuuu fuuu fuu fu bricconcelle lo so che aspettavate solo questo momento!

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