4.

1K 84 2
                                    

Si chiuse la porta alle spalle nel momento esatto in cui fu entrato in bagno, consapevole del fatto che Malia non aveva assolutamente colto la sua allusione canina. Sospirò appoggiando la schiena al legno fresco, poi alzò gli occhi sulla doccia.

Aveva sempre amato gettarsi sotto lo scroscio bollente dell'acqua, lo trovava rilassante e ne usciva rinato; era come un piccolo eremo isolato e riposante. Ora, per la prima volta, quel buco di vetro e piastrelle appariva ai suoi occhi esattamente come un buco, una profonda voragine nera da cui non sarebbe più uscito, e piuttosto che entrare lì dentro avrebbe preferito donarsi al Nogitsune. Maledicendo a bassa voce il suo subconscio e qualsiasi cosa stesse cercando di dirgli durante le sue notti agitate, Stiles lanciò a terra i vestiti ed entrò nel box.

Il rumore improvviso e familiare dell'acqua, il calore e il vapore che saliva, riuscirono a rilassarlo abbastanza perché si abbandonasse sotto il getto, cominciando a sciogliere i muscoli tesi dopo l'attacco di panico. Non doveva smettere di amare le docce solo perché soffriva di incubi acquatici e probabilmente anche di sonnambulismo, giusto? Se solo fosse riuscito ad arrivare alla radice di tutto... Ma dopo alcuni minuti la sensazione di quelle dita gelide strette attorno alla caviglia ritornò così prepotentemente da fargli sgranare gli occhi, boccheggiante. Si lavò a velocità di record e schizzò letteralmente fuori dal box nell'esatto istante in cui l'ultima bolla di sapone fu scivolata via dal suo corpo.

«Bene. Adesso ho paura di farmi una doccia» ansimò, appoggiato al lavandino. Gli tremavano le mani.

Cercò di non pensare a quanto quella situazione assurda si avvicinasse al sogno di quella notte e spostò lo sguardo attorno a sé in cerca del cambio di vestiti. Che non aveva portato.

«Perché tutte a me?» implorò tutti e nessuno, alzando lo guardo verso il cielo.

Nel breve lasso di tempo in cui si legò un asciugamano in vita e mise mano sulla maniglia, era certo di essere diventato completamente bordeaux; per un istante il suo cervello iperattivo si era lasciato andare: il ricordo della notte passata insieme a Malia, a Eichen House, era sbocciato con una dolcezza infinita, caldo, rassicurante come lo era stato quello stesso atto, in un luogo e in un momento in cui c'era stato tutto, fuorché la dolcezza. Sorrise di un sorriso leggero, più sereno di prima. Ma se Malia se ne fosse uscita con una delle sue frasi senza filtro, beh, avrebbe anche potuto prendere in considerazione l'idea di scappare in qualche altro continente.

«Ehm, sto uscendo,» borbottò schiudendo la porta. «Girati e non guardare. Lo stai facendo? Cioè, ti stai girando, non stai guardando, vero? Ti stai girando? Malia?»

Ma quello che trovò in camera da letto non era certo Malia.

«Cazzo!»

Nel momento in cui riconobbe Derek Hale – un Derek che era inequivocabilmente nella sua stanza e che aveva un’aria inequivocabilmente assassina – fece un passo indietro per rintanarsi nel bagno e possibilmente coprirsi di più che con un misero asciugamano, ma il piede scivolò sulle piastrelle umide e Stiles finì dritto col culo per terra.

Derek incrociò le braccia al petto.

«Tranquillo, non ho bisogno di nessun aiuto,» borbottò ironico Stiles, massaggiandosi la parte dolente. Che meraviglioso inizio di giornata. Sentì un brivido attraversargli la schiena e, alzando lo sguardo, scoprì Derek a fissarlo con gli occhi stretti in una fessura minacciosa.

Stiles deglutì istintivamente e altrettanto istintivamente si affrettò a chiudere l'asciugamano.

«Cosa ci faceva Malia qui?»

Oh! «Secondo te? Abbiamo passato una sfrenata notte di passione. Sai com'è, siamo giovani, ormoni a palla, energie inesauribili. E poi lei dalla sua ha il lato animalesco, mi ha ucciso, giuro.»

AcquaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin