Capitolo 1

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È l' una e io sono sul balcone della mia camera. Camera che tra qualche ora lascerò per i prossimi tre mesi.
Passerò l' estate dai miei nonni, ormai è così da tre anni.
Mi giro a guardare dentro. Ci sono vestiti sparsi ovunque. Regna il caos e non mi passa neanche in mente la possibilità di mettere a posto.
Torno ad appoggiarmi alla ringhiera del balcone e guardo avanti.
Prima d'estate passavo molte notti qui a guardare lo skyline. Ora non posso visto che non resto a casa.
Amo la vista che c'è da qui, specialmente di notte con tutte le luci.
I miei pensieri sono interrotti da dei passi in corridoio e dalla porta che si apre.
"Sere?" mi chiama mia madre.
"Sono qui." le rispondo facendole un cenno per farmi notare.
"Dovresti dormire...il viaggio è lungo e ti stancherai."
Sbuffo.
"Non ho sonno." mento.
"So come la pensi e so bene che non vuoi andarci ma sai anche che non c'è altra soluzione." mi spiega sospirando.
"La soluzione c'è e lo sai."
Non risponde e si appoggia anche lei alla ringhiera.
"Sai che non puoi restare qui da sola per tre mesi." risponde dopo un pò.
Sbuffo ancora e torno in camera per sedermi sul letto.
Rientra anche lei e si poggia allo stipite della porta.
"Ho 18 anni, mi ritieni abbastanza responsabile per poter vivere da sola al college ma non posso restare dei mesi da sola a casa mia? Non ha alcun senso." cerco di non urlare.
Sospira e va via dopo avermi ripetuto di finire le valigie.
Non la sopporto quando fa così. È come parlare con un muro, non mi considera neanche.
Mi butto sul letto cercando di addormentarmi.

Dopo 4 ore sono costretta a svegliarmi e a finire di preparare la valigia di fretta, dato che quando sono andata a dormire non avevo voglia.

Dopo aver fatto tutti i bagagli ed essermi preparata scendo in cucina a fare colazione.
Cornetto e caffè. La prima cosa bella di oggi.
"Pronta?" mi chiede mio padre.
Faccio un cenno svogliato con il capo e continuo a mangiare.
L'unica persona ad avermi appoggiato  è stato lui ma contro mia madre c'è ppco da fare.

Verso le 6:30 mio padre mi accompagna all' aereoporto dove prenderò l' aereo per LA.

E non sei contenta?!!
Per niente.
Voglio bene ai miei nonni ma detesto passare l'estate lì.
Ogni anno la stessa storia. Mi sono fatta qualche amico nel quartiere dove abitano altrimenti non so come sarei sopravvissuta.
Sono ragazzi simpatici ma non ci sentiamo spesso, solo in questo periodo.

Per tutto il viaggio in aereo dormo...o almeno ci provo dato che dietro di me ci sono una donna e una bambina che continua a parlare e a piagnucolare.
Ammetto che una volta o due mi è passata l'idea di lanciarla dal portellone ma il mio buonsenso me lo impediva.

Prima di atterrare mando un messaggio a Cameron, uno degli amici che ho lì per dirgli che sono praticamente arrivata.

Una volta scesa prendo i bagagli e cerco Cam tra la gente.
Dopo un pò lo vedo vicino a una panchina con un cartellone in mano con scritto <Bentornata moretta impertinente!>.
Scuoto la testa e mi avvicino. Lui alza il cartellone e lo passa a un ragazzo seduto accanto a lui.
Quando si gira e mi sorride lo riconosco. Jack.
Cam viene ad abbracciarmi per poi sollevarmi da terra facendomi girare.
Forse un po' mi era mancato.
Quando rimetto i piedi a terra vado ad abbracciare il biondino.
"Ciao rompiscatole!"mi sorride sollevandomi anche lui.
"Ciao biondino." rispondo ridendo.
"Dai andiamo, ci aspetta un' ora di macchina." ci interrompe Cam facendoci segno di seguirlo.
In auto continuo a sbadigliare ma non voglio dormire, intanto quei due se la ridono sotto i baffi.

"Arrivati!" esclama Jack.
Mugolo qualcosa di incomprensibile e scendo dall' auto.
"Finalmente!" esclamo mentre mi sgranchisco le ossa.
Cam e Jack mi aiutano con i bagagli e poi prendiamo l'ascensore per arrivare all' appartamento.
Busso alla porta e subito mia nonna viene ad aprire.
"Tesoro!" esclama lei abbracciandomi forte.
Dopo averla salutata entro e saluto mio nonno e mio cugino Matt, anche lui passa l'estate qui.
"Ehi rompiscatole!" mi saluta abbracciandomi.
"Mi sei mancato."
"Anche tu." mi stringe più forte.

Dopo aver salutato tutti vado nella mia stanza al piano di sopra.
Quando accendo la luce sospiro rassegnata. Volevo restare a casa.
Mi decido a entrare e mettere a posto la mia roba una volta per tutte.
Mi affaccio dal balcone e già mi sembra strano non avere il mio amato panorama newyorkese.
Torno di sotto sperando di distrarmi, alla fine è sempre la solita storia.
"Sere hai fame?" mi chiede mia nonna dalla cucina.
"No nonna, grazie ma ho mangiato un panino prima." mento sapendo che mi avrebbe costretto a mangiare ciò che ha preparato.

Prendo il telefono e noto un messaggio da Jack.

<Stasera si esce. Ci vediamo al solito posto alle 7.>

<ok a dopo.>

Sono le sei meno venti. Ho tempo per chiamare mia madre e Nate, il mio migliore amico.

<Pronto?>
<Mamma sono io. Sono arrivata.>
<Ok tesoro. Saluta i nonni da parte nostra.>
<Certo.> dico distrattamente mentre torno a sedermi sul letto.
<Ora non posso parlare tesoro..ci semtiamo dopo.>
Attacco senza dire nulla. È sempre così.
Chiamo subito Nate mentre con le unghie mi torturo il ginocchio per il nervosismo.

<Ei amore mio bellissimo!!>
Sorrido immediatamente. Adoro Nate. Abbiamo un rapporto di amicizia fantastico.
<Ciao tesoro bello.> rispondo ridendo.
<Sei arrivata?>
<Si..un'ora fa più o meno.>
<Tutto bene?>
<Tralasciando il fatto che vorrei essere a casa...si tutto bene.>
<A luglio vengo da te. Come ogni anno.>
<Grazie ma se non vuoi non farti problemi per me.>
<Ogni volta la stessa storia.> sbuffa lui.
< Mi manchi.> ammetto accennando un sorriso.
<Anche tu.>
Sorrido. Ho conosciuto Nate il primo anno che sono venuta qui in vacanza ma a quanto pare ci eravamo già conosciuti in precedenza molti anni prima. Non so come fa a ricordarlo visto che eravamo bambini. Prima di partire per il college abitava nello stesso palazzo dei miei nonni. Dà allora non ci siamo più separati, ci sentiamo praticamente tutti i giorni ma purtroppo riusciamo a vederci poco di persona.
<A te come va?>
<Bene...diciamo. Sono esausto ultimamente. Lavoro e basta.>
<Prenditi qulche giorno.>
<Vorrei ma siamo a giugno e il bar è più affollato. Non posso lasciarlo.>
<Vero.>
<Beh...saluta Matt da parte mia.>
<Certo.>
<Ti chiamo dopo Sere. Ora vado a prepararmi.>
<Va bene. Ciao Nate.>
<Ciao Serena.>

Poso il telefono e salgo in camera a lavarmi. Spero di non arrivare in ritardo già il primo giorno.

Only For A Game ||Nash GrierWhere stories live. Discover now