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Devo essere in una fase di dormiveglia quando sento la porta chiudersi nuovamente. Dei passi lenti e calcolati si avvicinano al letto dove giaccio e prima che Evan possa toccarmi, apro gli occhi.

- State lontano - dico a denti stretti, mettendomi a sedere.

Ha le sopracciglia sollevate, lo sguardo infuocato ed il mento sporco di sangue fresco. Boccheggio, sorpresa nel vederlo in questo stato, poi mi alzo dal letto e mi affretto al piccolo specchio posto sulla bacinella piena di acqua. Non ci sono tracce di morsi o ferite recenti sulla mia pelle, se non qualche scia di sangue secco.

- Non è tuo - dice, come se mi avesse letto nella mente.

Mi volto verso di lui, aggrappandomi con una mano ai bordi della bacinella di fredda porcellana.

- Avete...vi siete nutrito di Ermine?

Qualcosa nella sua espressione mi fa rabbrividire. Fa un passo verso di me, ma io sono rigida e non riesco a muovermi per allontanarmi da lui.

- Eleanor...- mormora, sollevando una mano ed accarezzandomi una guancia con il dorso.

- Non posso sempre nutrirmi di te, o finirò con il privarti della vita per sempre.

- Da quando vi importa della mia vita? Voi pensate esclusivamente a soddisfare i vostri bisogni ed i vostri interessi - sputo.

- Hai ragione, ma nella mia lista di interessi ci sei tu. Perciò, tu sei un mio bisogno, Eleanor.

- Comunque, - riprende, guardandomi negli occhi, - non è il sangue di Ermine questo.

- Cosa? E di chi è?

La sua bocca si piega in un sorriso crudele.

- Miss Donato, abbiamo un ospite.

La sua risata riecheggia nell'aria mentre la sensazione di gelo che avverto nelle ossa non cessa di farsi sentire, creando un freddo vuoto dentro di me.
Lo seguo in silenzio lungo il corridoio, fino a scendere le scale dell'ingresso. La cattiva sensazione non passa ed un pensiero terribile si fa strada nella mia mente. Mi blocco di colpo, ed Evan fa lo stesso, come se avesse percepito le mie emozioni. Si volta verso di me ed i denti bianchi brillano nella penombra che è nuovamente padrona della casa.

- No...- sussurro.

- State tranquilla, Miss Donato: il vostro...amico è ancora vivo.

- Jamie! - urlo, iniziando a correre, ma ben presto mi rendo conto di non avere una meta.

Evan mi afferra per un braccio, stringendo la presa.

- Lasciatemi! - esclamo, divincolandomi con foga.

- Lui dove si trova? Ditemelo!

Ermine esce da una stanza accanto alla sala da ballo.

- Signor Woods, il ragazzo perde ancora sangue. Desiderate che faccia qualcosa?

Un sorriso compiaciuto gli distende le labbra.

- No. Grazie, Ermine, puoi andare.

- Jamie...- riesco a pronunciare solo un flebile, bisbiglio strozzato.

Corro verso la porta dalla quale Ermine è appena uscita ed entro in una piccola stanza vuota, illuminata da poca luce artificiale proveniente da delle fiaccole poste lungo le pareti spoglie.

- Mio Dio, Jamie! - esclamo, notando la sagoma scura che giace a terra, immobile.

Mi precipito da lui, gettandomi al suo fianco e cadendo in ginocchio. Gli scosto i capelli chiari dal viso per osservarlo meglio e lui apre gli occhi, emettendo un piccolo gemito di dolore.

- Jamie...- inizio, mortificata. Ha il volto cosparso da lividi e tagli, le vesti stracciate ed il collo pieno di sangue.

- Eleanor, quell'uomo...

- Oh, mi dispiace moltissimo, Jamie...non avresti mai dovuto aiutarmi, ma d'altronde non avrei mai immaginato un simile orrore...

- Ve l'ho detto, Miss Donato: il ragazzo è ancora vivo e poco mal ridotto, devo dire. Siete più tranquilla, ora? - Evan mi interrompe, facendo il suo ingresso nella stanza.

- E adesso alzati immediatamente - ordina, cambiando drasticamente il tono di voce, prima apparentemente tranquillo.

- Cosa avete fatto! - grido, voltandomi verso di lui. Lacrime di rabbia iniziano a premere per trovare un po' di libertà.

- Potete prenderlo come esempio, Miss Donato: così la prossima volta rifletterete a lungo prima di mancarmi di rispetto.

- Mancarvi di rispetto? - gli faccio eco, - anche se fosse, Jamie non c'entra nulla. Non potete usarlo a vostro piacimento per punire me. Vi ho mancato di rispetto? Allora vedetevela con me e lasciatelo andare.

Evan sorride, ma senza ironia.

- Oh, no, mia cara Eleanor. L'ho portato qui per un preciso motivo e non intendo lasciarlo andar via.

- Volete fargli del male?

Alla mia domanda non giunge alcuna risposta.

- Dovete fuggire, Eleanor! Questo...uomo farà del male a voi. Non preoccupatevi per me - la voce di Jamie spezza il silenzio.

La risata secca di Evan mi fa sobbalzare, mentre si avvicina a me per stringermi la spalla sinistra con la mano.

- Taci! - esclama, - e pensa alla tua sorte invece di preoccuparti invano per lei!

Mi libero dalla sua stretta e mi avvicino a Jamie, che nel frattempo si è alzato a fatica ed ora ha la schiena premuta contro il muro e con una mano si tasta il collo coperto di sangue.

- Non potete ucciderlo! - grido.

- Eleanor, no...dovete pensare a voi e mettervi in salvo. Me la caverò, ma l'unica cosa di cui io mi rammarico è il fatto di non essere stato in grado di proteggervi. Potrete mai perdonarmi? - sussurra Jamie da dietro di me.

- Non potrò mai fuggire da lui - sussurro a mia volta voltandomi nella sua direzione.

- Ci tengo a ricordare che il mio udito è molto sviluppato, - dice Evan avanzando di qualche passo.
La sua voce suona tranquilla, ma la sua, come sempre, è soltanto una calma apparente.

- Vi supplico...- inizio, lo sguardo basso. Devo mettere da parte il mio orgoglio per salvare la vita di Jamie, un innocente. Lui non ha nulla a che fare con ciò che mi è accaduto, con il mio destino, ma si è venuto a trovare lo stesso in questa situazione a causa mia.

- Shh, Eleanor - sussurra. Di colpo è davanti a me ed alza un dito per premermelo sulle labbra.

- Da questo momento in poi se disubbiderai ai miei ordini, oserai contraddirmi, chiedere spiegazioni e mancarmi di rispetto...be', credo tu abbia inteso ciò che accadrà - sibila nel mio orecchio.

Un singhiozzo sfugge al mio controllo.

- Nonostante ciò mi sia molto sgradevole, considero Jamie la garanzia per cui tu eseguirai ogni mio comando senza obiettare - continua a sussurrare, dopodiché si scosta da me per alzare la voce in modo tale da essere sentito anche da Jamie:

- Perciò state tranquilla, Miss Donato: il vostro caro amico non morirà molto presto.

Sorride. - Dipende tutto da voi.


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