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La porta della stanza di Evan si apre di colpo, lasciandolo entrare.
Si passa una mano fra i capelli scuri, poi i suoi occhi cadono su di me.

- Sei qui.

- Sembrate sorpreso - dico, riducendo la voce ad un sussurro.

- Solitamente non segui le mie indicazioni - ribatte semplicemente.

- Cosa è successo di fuori? Avete visto qualcosa anche voi? E perché improvvisamente ora mi date del "tu"? - inizio a chiedere.

Mi sono abituata ormai ai costanti sbalzi di umore di Evan ed ai suoi interscambi fra formalità ed informalità, ma sono ugualmente rimasta colpita dalla freddezza del tono utilizzato da lui poco fa in giardino. Evan fa un mezzo sorriso, guardando in basso.

- Sei nella mia camera da letto, ora. Posso prendermi certe confidenze - dice, tornando a fissarmi con i suoi smeraldi.

- Questa è la risposta alla terza domanda. Che mi dite delle prime due? - domando, distogliendo lo sguardo per un istante.

- Ed è l'unica che avrai, Eleanor.

- Cosa? Voi nascondete qualcosa, state avendo lo stesso comportamento della scorsa volta. Avete un segreto, e sappiate che lo scoprirò da sola. Non potete tenermi all'oscuro di tutto!

- Pensa ciò che più desideri. Se ti aggrada il fatto che riuscirai a scoprire il mio segreto, crogiolati pure in questa vana illusione - replica lui tranquillamente, mentre io mi avvicino alla porta come una furia.

- Dove stai andando?

- Lontano da voi - sputo.

Un sospiro, poi la sua mano aperta compare sulla porta, tenendola chiusa. Mi volto immediatamente, trovandomi il suo viso a poca distanza dal mio, il suo fiato freddo mi inebria. Sbatto le palpebre, sperando di mantenere la lucidità.

- Lasciatemi andare, signor Woods.

Le sue labbra si piegano in una smorfia di disappunto.

- Non chiamarmi in questo modo. Tu sei la sola a cui è permesso rivolgersi me con un tono confidenziale. Chiamami per nome - quasi ringhia.

- Se io non posso avere il vostro segreto, voi non avrete la mia confidenza, signor Woods.

- Avete sempre avuto la lingua lunga, Miss Donato. Ma da dove proviene questo coraggio?

Abbandona il tono confidenziale, pronunciando le parole con una nota di sarcasmo, soffermandosi sul mio nome. Resto in silenzio, scandagliando la mia mente in cerca di una risposta adatta, ma il sorriso soddisfatto di Evan mi precede.

- Eleanor, sai perfettamente di non dovermi provocare, perché se ti spingessi troppo oltre, ci sarebbero spiacevoli conseguenze, e tu ne sei a conoscenza, mi sbaglio?

Si avvicina di più, ed ora la sua bocca si trova a poca distanza dal mio viso, mentre il respiro mi diventa affannoso.

- Lo terrò sempre a mente - ribatto, digrignando i denti e serrando i pugni, come se volessi combattere le mie stesse sensazioni. Le sue labbra si increspano in un sorriso dannato ed il suo sguardo mi accarezza i lineamenti del volto, le guance, scende lungo il collo. Si fa più intenso.

- Da quanto non bevo il tuo sangue, Eleanor? - sussurra.

- Da non abbastanza tempo.

- Un giorno non è nulla per me. Ho sete, adesso - dice, mentre i suoi occhi brillano di rosso.

- Non potete costringermi...

- Non ne ho intenzione, in realtà. Perché non ne ho bisogno. Tu sei collegata a me e sei indiscutibilmente attratta da me, dal mio corpo, dalle mie braccia strette attorno al tuo, - mormora, afferrandomi improvvisamente per la vita e stringendomi a sé in una morsa d'acciaio, il mio petto premuto contro il suo, di marmo.

- Ti attrae il mio viso, il colore dei miei occhi, la mia bocca...- soffia le parole fredde del suo fiato sulle mie labbra, prima di premerla su di esse in un bacio passionale. Mi afferra i capelli con una mano mentre con il braccio sinistro continua a stringermi. Gemo involontariamente quando la sua lingua mi sfiora il labbro inferiore, per poi mordicchiarlo leggermente. È un morso innocuo, e ciò non fa che scatenarmi piacevoli sensazioni per tutto il corpo.

- Perfino il mio sangue ti attrae, adesso, non è così? - bisbiglia, poi torna a premere la sua bocca sulla mia, portandomi a schiuderla. Qualcosa di caldo scende lungo la mia gola direttamente dalle sue morbide labbra, ma non appena realizzo di cosa si tratta, tento in ogni modo di divincolarmi da lui. Dei lamenti mi sfuggono mentre mi impongo di non ingoiare il suo sangue. Le sue dita stringono la pesa sui miei capelli e mi spingono  ad inclinare la testa all'indietro. Stringo gli occhi, poi un nuovo gemito riecheggia nella stanza quando avverto i suoi canini nella spalla destra, da cui inizia a bere avidamente. Ho ancora il sapore del suo sangue sulle labbra. Ci passo sopra la lingua con discrezione, avvertendo il sapore deciso della linfa vitale di Evan.
Il suo viso compare nuovamente davanti ai miei occhi, ed è sporco del mio sangue. Ha la bocca leggermente schiusa, il petto gli si alza e si abbassa velocemente.
Mi allontano da lui di qualche passo, profondamente scossa da ciò che è appena accaduto.

- Non allontanarti - ordina Evan in un sussurro. I suoi occhi verdi sembrano brillare di luce propria mentre mi osserva attentamente.

- Mi avete fatto bere il vostro sangue - dico, mostrandomi disgustata e inorridita.

- E tu hai fatto lo stesso con il tuo. Si è trattata di una cosa alla pari.

- Da quando vi preoccupate di rendere le cose alla pari?

Un'ombra scura attraversa i suoi occhi smeraldo. Si dirige verso la finestra e tira le pesanti tende, impedendo alla luce del sole di filtrare all'interno.

- È ora di riposare, Eleanor - dice con distacco, accennando al letto.

- Perché vi comportate in questo modo? Perché mi nascondete qualcosa? Sono stanca di tutto questo mistero! - esclamo, ma lui non ribatte. Si limita a lanciarmi uno sguardo silenzioso, poi esce dalla stanza sbattendo la porta.
Corro verso di essa, provo ad aprirla, ma niente.
È chiusa a chiave.

Bleeding RosesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora