MAFIA #5

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Ore 22

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Ore 22.30

Hannist Hotel

Stanza 315, 6°piano

E Sonny era già presente. Come da istruzioni studiate assieme a Billy,doveva intrufolarsi nella stanza ad un orario preciso. Il bersaglio, un importante uomo d'affari, sarebbe stato impegnato in una conferenza al piano terra dell'hotel e lui si sarebbe nascosto nell'armadio e al momento giusto lo avrebbe ucciso. Il bersaglio era una persona metodica e precisa, quindi una facile preda come primo lavoro. Per la sua iniziazione. Era solo, questa era la regola. Un regola che forse si sarebbe dovuta rompere per quella sera. Una regola che se infranta, forse lo avrebbe reso una persona diversa e ora ne lui, ne Lidia sarebbero nei guai. L'essere solo, chiuso in quell'armadio, in attesa della sua vittima fece crescere in lui uno stato d'ansia che non gli era per niente familiare. Guardò l'orologio, ancora pochi minuti e l'uomo sarebbe entrato in camera.La sua prima "trasferta" era ormai al termine. Ripensò al giorno della celebrazione e al suo ingresso ufficiale nella famiglia Bonocore come mafioso. Ripensò a come aveva fatto entrare di nascosto Lidia. Ripensò al tatuaggio, segno indelebile che non poteva cancellare, poi la porta si aprì. Lenti passi fino al letto,davanti alla scrivania dove l'uomo appoggiò l'orologio. Era al telefono, stava parlando con quella che sembrava essere la moglie; il tono e le parole che usava facevano pensare così. Quando appoggiò anche il telefono sulla scrivania, si allentò la cravatta,togliendola ed iniziò a sbottonarsi la camicia. Con fare calmo e tranquillo si diresse all'armadio e quando aprì le ante... un colpo solo e l'uomo cadde a terra

Sonny corse velocemente lungo il corridoio, raggiungendo la scala antincendio, rifugiandosi in un vicolo poco illuminato. A metà strada si fermò di colpo, appoggiò le mani sulle ginocchia e vomitò, tossendo forte. Cercò di ricomporsi subito, quando si sentì toccare la spalla. Indietreggiò per lo spavento, puntando contro lo sconosciuto la sua pistola. La puntava tremando e trattenendo un'agitazione fino ad allora sconosciuta, ma poi l'abbassò quando la persona davanti a lui svelò il suo volto. "E tu che cosa ci fai qui?".


Lidia aprì gli occhi di scatto, come se qualcosa l'avesse colpita violentemente. Ci mise qualche secondo a mettere a fuoco l'ambiente attorno a lei. Si trovava ancora nella solita stanza e Don Attilio era seduto oltre la scrivania, fumando un sigaro. Sentì dei passi e poco dopo vide Billy raggiungerlo. Si voltò appena. Non aveva una visuale completa della situazione, ma sapeva che c'erano altri uomini dietro di lei; sicuramente pronti a tenerla a bada se avesse provato ancora a scappare. "Bentornata fra noi, Lidia. Stai bene?". Lidia irrigidì lo sguardo. "Come sta Sonny?". Don Attilio buttò fuori una bella nuvola di fumo, poi la guardò. "Santino sta bene. E' nella solita stanza, ma non parla. Non ha ceduto" disse fissandola. "Stavo per minacciarlo chiamandoti in causa, ma poi Billy mi ha suggerito di provare a parlare con te. Santino ha un caratterino ribelle, mentre tu sei sempre così carina e discreta. E così mi sono convinto a convincerti a parlare". Per qualche minuto regnò un silenzio tombale. Solo il rumore delle fiamme del camino riempiva una stanza piena di tensione che cresceva sempre di più ogni istante. "Lidia". Don Attilio richiamò la sua attenzione. "Vuoi darmi spiegazioni?" le chiese senza girarci attorno come aveva fatto prima. Lidia lo guardò seria. Prima era preoccupata e ansiosa. Ora agli occhi di quell'uomo chiuso in un costoso completo sartoriale, sembrava quasi un'altra. I suoi occhi castani non sembravano più gli stessi. Fece alcuni lunghi respiri. Non era una buona idea tentare di sfuggirli di nuovo. Non sapeva nemmeno se Sonny fosse davvero nella stessa stanza e tentare di liberarlo come aveva fatto prima non sembrava una buona idea, inoltre ormai il segreto era stato svelato, per cui tanto valeva fare il suo gioco. Per ora. "Che cosa vuoi sapere esattamente?" chiese Lidia, accennando un lieve e quasi impercettibile sorriso. "Colpisci come se non avessi fatto altro da una vita. Come mai?". Lidia abbassò lo sguardo. Il ricordo di suo padre riemerse d'improvviso, forte e doloroso come ogni volta che pensava a lui. Suo padre le aveva voluto molto bene.Dopo la morte di sua madre, lui aveva fatto di tutto per crescerla come meglio poteva. Non era una famiglia agiata quella in cui era cresciuta e suo padre doveva lavorare giorno e notte per poter sbarcare il lunario. Ricordava le giornate che trascorreva spesso da sola dopo scuola. Ricordava la roulotte dove dormiva con suo padre. Era piccola e poco confortante, ma per Lidia era come una vera casa. Quando poteva, suo padre si sedeva a letto con lei e leggeva la stessa fiaba più volte, fino a che non si addormentava. Lidia lo adorava e gli voleva molto bene e sapeva che il turno di notte cui il padre era stato assegnato, serviva per poter abbandonare quella roulotte per procurarle un posto migliore dove vivere. A volte veniva a tenerle compagnia il vicino Jerry. Il padre non sopportava che la bimba stesse troppo da sola, ma quando scoprì che il vicino aveva cattive intenzioni, non ci pensò un attimo ad abbandonare quel posto. Sapeva che Lidia non sarebbe stata al sicuro se sempre sola e così un giorno la portò in aperta campagna, lontano da tutti, e le disse che doveva colpirlo. Forte. Lidia rimaneva ferma in silenzio.Il padre insistette. Lidia iniziò a piangere. Il padre le fece stringere i pugni e le disse solo una cosa. "Difenditi". Iniziò a strattonarla e Lidia provò a reagire, ma cadde a terra più e più volte. Quell'ordine ripetuto in continuazione, il terribile ricordo di Jerry, la tristezza che percepiva negli occhi del padre. Un pugno dritto al naso. E poi sangue. E poi il sorriso di suo padre. "Ottimo".

CONTINUA...

New Wattys 2017 - MAFIA INSIDE - Lazzarina SohlWhere stories live. Discover now