«Sere, ma sei cretina?» Le domando guardandomi attorno e appurandomi che la mamma non sia nei paraggi.

«Cosa c'è? Sei ancora affetta dalla sindrome di suor Clarissa? Il sesso riparatorio aggiusterà qualsiasi cosa.» Continua lei e sento che è impegnata a limarsi le unghie.

«Oh cielo! Non so chi sia questa suor Clarissa e la sua sindrome... Ahh, dannata me che ti do ascolto e poi non è così» Dico febbrile.

Serena si lascia andare in una breve risata di scherno. «Vorresti dire che il sesso-»

«Credo che devo riagganciare. Ciao.»

«Buona fortuna.» E le sue parole vanno a scemare sino a dissolversi.

«Avete diverbi molto accesi tu e Serena, vero?» La mamma mi fa sobbalzare e inevitabilmente il cordless casca al suolo con un tonfo sordo.

«Oh noi? No! Parliamo di cose ordinarie.» Ma la mamma assume un'espressione sornione squadrandomi con aria solenne; poi i suoi occhi si addolciscono come se fosse riandata con la mente alla nostra discussione avvenuta poca fa. 

«Sofy, mi dispiace molto, ma è una decisione che devo prendere.» Si avvicina con uno sguardo mesto. 

«Lo so, mamma. Devi esercitare il diritto alla felicità, è arrivato il tuo momento.» La guardo in volto e le sue iridi cominciano a luccicare d'orgoglio. «Basta lacrime però, solo un ultimo abbraccio, ti va?» E si getta fra le mie braccia. 

Le dico che andrò da Serena; dopodiché corro a farmi una doccia e a spargere il profumo che tanto amo sulla mia pelle.

Mi vesto indossando abiti comodi, ma non formali. Metto a tracollo una piccola borsetta beige e l'ansia comincia a prendermi per mano e ad accompagnarmi sino al portoncino.

Mathias è lì ad attendermi, con uno sguardo torvo e seduto nell'auto.

Distolgo immediatamente lo sguardo posandolo sul marciapiede e mi perdo in elucubrazione su quando il Comune si decida ad asfaltare questa via; ma il mio misero tentativo di fuorviare l'ansia asfissiante fallisce poiché è la sua voce glaciale a rompere gli indugi:

«Ti sei messa il profumo che tanto mi piace solo per farti perdonare? Dovrai fare di meglio.» Ammicca e io l'osservo di sottecchi senza però resistere a solcare un sorrisetto malizioso.

Compio il mezzo giro del pick-up aprendo la portiera e sgattaiolando all'interno del veicolo. 

Il cuore pompa al limite prossimo dell'arresto cardiaco e il suo sguardo permette alla mia temperatura corporea di superare la soglia della normalità.

Cosa devo dirgli? Mi mordo il labbro inferiore, ma un attimo dopo mi ricordo che il tic nervoso gli fa accrescere il desiderio voluttuoso e quindi smetto di mangiucchiarmele.

Tengo lo sguardo fisso sul tappetino di gomma dove poggio entrambi i miei piedi e avverto il suo sguardo freddo fisso su di me.

Lui, avvicinandosi scaltro e senza farmi destare il minimo sospetto, mi stampa una bacio fugace sulla labbra facendomi trasalire. 

È il pretesto per osservarlo: non perdo tempo a farmi inghiottire da quello sguardo intimidatorio.

«Hai anche la spavalderia di protestare? Ti ricordo che poche ore fa mi hai spintonato lasciandomi al McDonald's.» Dice lui con un tono di ripicca ed io non posso far altro che ammettere le mie colpe. 

«È vero!» Sbotto indispettita. Odio l'idea di scusarmi con lui, ma la reazione impulsiva mi ha messa nella posizione di farlo. 

«Oh che sensazione fantastica! Ora voglio le paroline magiche.» Dice con un sadico senso di compiacimento. 

Il Buio del Tramonto - Anime Congiunte [COMPLETATA]Where stories live. Discover now