28. Apparently calm

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Chapter 28

Something In The Way- Nirvana

"Lasciami cazzo"

La situazione fra Linsday e Zayn era uscita fuori dai binari, degenerata, come esplosa. Sembra staccarsi in modo brutale da quella morsa apparentemente brusca, il viso di Zayn arrossato e contornato da sangue traspira uno sguardo di ribellione, ma al contempo di odio e stanchezza.
A passo lesto corre su per quelle scale sbattendo la porta della sua camera fortemente.
Brooke è  andata a casa pensando che la situazione si sarebbe stabilizzata ed io, dal mio canto sono qui nel divano con del ghiaccio premuto sulla mia guancia per evitare mi si gonfi maggiormente, mentre un suono indefinito mi fa risvegliare dal mio stato di trance: le grida di quei due sono devastanti in tutta la casa e suppongo anche in tutto il piccolo quartiere. Uno sbraito segue un picchiettio su di un legno e Linsday, con tutto il trucco sbavato prende posto al mio fianco.

"Non ce la faccio più a discutere con lui, non ce la faccio a litigare e a prevenire ogni volta i suoi sbagli." In un pianto liberatorio  nuovamente esplode, mi avvicino a lei mordendomi il labbro. Non posso vederla così, con gli occhi rossi e distrutti.
Mi avvicino a lei  e afferro la sua mano fra la mia, sposta lo sguardo su di me ed io le ammico un sorriso. Cerco per lo meno di trasmetterle quella poca forza.

"Vai da Jake, vai! Rilassati, vai via da qui per un po' ovunque, ma vai." Le carezzo la guancia diventata umidiccia a causa delle lacrime.
Sono sicura di star facendo la cosa giusta nei suoi confronti. Alza lo sguardo ed una scintilla attraversa i suoi occhi marroni, si catapulta nelle mie braccia emanando con un caloroso abbraccio  moltissimo affetto.

"Non voglio lasciarti sola con Z-"

"Stai tranquilla! Ormai so come comportarmi con Zayn, ho imparato a conoscerlo." Sorrido interrompendo la sua frase. Si alza, si dirige allo specchio e dá una sistematina ai suoi capelli.

"Grazie"

I nostri occhi si trapassano come spade, non fa altro che osservarmi in modo riconoscente. Afferra il suo lungo cappotto in cashmere e si richiude quella porta alle spalle.
Sono felice di aver fatto questo gesto nei suoi confronti.

Mi volto guardando la casa da una punta all'altra, spoglia, senza nessun calore, priva di armonia e felicità ma ricca di tensione e dolore.
Mi alzo dal divano salendo le abituali ed interminabili scale che conducono al piano superiore, tentenno un bel po' se dare un'occhiata a Zayn o meno.
Appoggio la mia mano lungo il corrimano ormai arrivato alla fine delle lunghe scale e, con una lentezza assoluta, cammino per il corridoio avviandomi verso  camera mia.
Prima di proseguire dritto però, mi volto verso la porta della camera di Zayn. Una fessura lascia intravedere l'intero.

Osservo il moro su di un letto con una mano intenta a coprirgli il viso. Mi mordo il labbro tristemente analizzando la situazione creatasi e conducendo i miei pensieri a ciò successo qualche ora prima.
Faccio per andare via non destando troppo sospetto, non vorrei avere una discussione con Zayn, perché sarei sicura che finirebbe in malo modo.

"Carrie."

I miei occhi si chiudono e si riaprono seguentemente al sentire quel nome. Sicuramente è una la domanda che invade la mia mente.

Come diamine ha intravisto la mia presenza?

Volto la mia schiena e, dopo aver fatto qualche passo avanti, mi ritrovo imponente sulla porta. Mordo il mio interno guancia non sapendo cosa dire, e levando le mani da dentro le mie tasche posteriori dei jeans ne adagio una sul pomello in acciaio. Una miriade di frasi frullano nella mia mente, frasi plausibili  per essere con lui e frasi plausibili per essere contro di lui. Non mi sono mai saputa relazionare con Zayn nel modo corretto. È sempre scoppiata una lite al seguire delle sue frecciatine a cui io, solitamente, non prestavano molto interesse.

Apro quella porta che ci separa e finalmente mi  trovo davanti a lui.
Un profumo di gelsomino invade la stanza. Mi guardo intorno meravigliata constatando sia la prima volta, dopo tanto, che metto piede in questa stanza.
Le pareti d'un grigio cupo ma al contempo intenso: un grigio che esprime malinconia ma che fa trasparire speranza. Un concetto del tutto differente e privo di senso. Un letto matrimoniale occupa la maggior parte dello spazio. Un piccolo comodino in legno bianco di fianco con una serie di cose: sigarette, lattine di birra, cd, libri.
Una scrivania alle mie spalle con su d'essa un computer ed altre scartoffie varie. Ma ciò che coglie la mia attenzione sono le pareti contornati da vari poster dei Nirvana, di Micheal Jackson e dei più noti cantanti della storia.
Il mio sguardo indaga senza destare troppo e in una mensola lì vicino noto una serie interminabile di grandi classici e serie TV horror. Resto meravigliata e continuo  a contemplare il piccolo grande mondo racchiuso in questo metro quadrato.

I miei occhi girano ancora intenti ad esplorare e a captare a bocca aperta cio che si estende, fin quando questi occhi così vaganti ne incontrano un paio marroni. Focalizzo bene i suoi occhi e osservo i suoi lividi circostanti nel suo viso.

"Zayn." Lo guardo serrando le mie labbra.

"Come stai?

"Sto."

Avvicina il suo braccio al naso e con un movimento leva il sangue che continua a sgorgare da esso.

"Sai dov'è il kit di pronto soccorso?"

"Si, sotto il lavandino del bagno." Dice scrollando la testa e giocherellando con una sigaretta.

Vado verso il bagno e, seguendo le sue istruzioni, afferro quel kit cercando prontamente dell'ovatta e dell'alcol etilico.
-

"Sanguini ancora" Mi inginocchio davanti a lui pulendo il suo sangue persistente sul suo naso.
Mi guarda attentamente mentre delle volte per il dolore improvviso stringe i denti imprecando.

"Linsday è andata via"

"Che?" Sbarra gli occhi non capendo il fine di questo suo comportamento. Prende una sigaretta e la accende sotto i miei occhi, la porta alle labbra e aspira profondamente tutto il fumo.

"Ha bisogno di staccare la spina da..."

"Da me." Sottolinea ciò battendo il suo piede sulla moquette del pavimento. Inquieto, nervoso e tutt'altro che timido sposta lo sguardo verso il mio.

"Non è vero?"

"Zayn" Capovolgo la situazione cambiando in qualche  modo discorso. Resta con lo sguardo su di me non accingendosi minimamente a proferire parola.

"Perché hai fatto a pugni con quel ragazzo?"

"Non sono cazzi tuoi." Sputa in modo amaro, non fa altro che alternare lo sguardo fra me e la sua cicca. Mi sento impotente davanti a lui, impotente di ribattere, di fare la qualunque.

"Può darsi, ma voglio saperlo." Con non so quale parte di me decido di non essere oscurata ed insistito nel sapere.

"Ero nervoso." Quella frase apparentemente nulla sembra spiazzarmi e non coinvolgermi nel continuare questa discussione priva di significato.

"Per?"

"Per te, cazzo! Per quella discussione."

Yours Z.M Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora