Chapter 4. Save Her

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"Quindi vorresti farmi credere che ci avete messo tanto a scendere perché non trovavi un assorbente perché ti è venuto il ciclo?"

"Non te lo voglio far credere, è così" Diana sbuffò per l'ennesima volta, mentre si dava da fare a preparare la cena.

La bionda non ne voleva sapere di parlare a Jazzy del suo pianto per aver sentito la canzone di Marco.

E la sua amica non ne voleva sapere di bersi una bugia come quella che le aveva raccontato.

"Dalle vostre facce pensavo vi foste saltati addosso per provare a fare sesso sul pianoforte ma che per qualche problemino tecnico, come non avere un preservativo in tasca, vi foste dovuti fermare delusi" ghignò l'americana.

'Signore e signori, la delicatezza di Jasmine Millinghton quando si arrabbia perché la sua amica si rifiuta di raccontarle la verità' pensò la bionda.

"Ma sei scema?! Io che fra un po' non mi faccio abbracciare nemmeno da Neymar, che è uno delle persone di cui mi fido di più, figuriamoci farlo con uno che... ahia! Puta madre" esclamò portandosi alla bocca il dito che riportava un taglietto da dove usciva un'abbondante dose di sangue.

"Questo è per il tuo essere bugiarda con la tua migliore amica. Ben ti sta" sorrise la mora vittoriosa.

Diana la guardò, tentando di strangolarla con gli occhi.

"Bhè, vado a prendere delle pizze, prima che ti tagli una mano" detto questo, Jazzy si voltò, uscendo dalla cucina, recuperando il giubbotto di pelle nero dall'attaccapanni e chiudendosi la porta d'ingresso alle spalle, sempre con quel sorrisetto beffardo di poco prima stampato sulle labbra.

"Juro que un día te voy a matar con mis manos mientras duermes" sibilò Diana alla porta ormai chiusa.

Si era infastidita non tanto per la battuta fatta, o per il taglietto che si era procurata, da sola per giunta, ma anche perché la sua amica l'aveva lasciata sola.

In un altro momento, stare da sola le avrebbe fatto fare i salti di gioia: Diana amava la solitudine, quella sensazione che le portava conforto, nonostante a molti facesse paura; quel magico momento in cui ripensava al passato, alle cose belle però.
Le riviveva così tante volte, impedendo alla sua mente di giungere al triste finale di ciò che era stato, che quasi poteva vederle scorrere accanto a sé.

Ma questa volta no. Questa volta c'era troppo di nuovo a cui pensare. A Marco, al ritorno nella sua bella Italia, alla canzone di Marco, alla coreografia appena montata, al tour di Marco, a farsi una doccia o un bagno caldo dopo l'allenamento fatto, al comportamento di Marco.

"Basta!" si ritrovò a gridare nel silenzio dell'appartamento, dopo l'ennesima volta che il nome di Marco si era fatto strada nei suoi pensieri.

Non voleva impazzire per uno che, seppur gentile, conosceva da due giorni scarsi.
E perchè poi aveva accettato di farsi aiutare?
Ciò implicava raccontargli tutta la sua storia, e non la voleva rivivere, non in quel momento in cui era in Italia, dove era sempre ad un passo dal pianto da quando l'aereo era atterrato a Roma.

E di piangere un'altra volta davanti a lui... non voleva né poteva permetterselo.

Più mogia di prima, si diresse verso il bagno per cercare i cerotti, quando la vasca catturò la sua attenzione.

Mai come in quel momento aveva avuto bisogno di un bel bagno caldo che la facesse sentire coccolata.

Aprì il rubinetto facendo scorrere l'acqua calda e andò poi in camera sua recuperando una specie di pasticcione che, se lanciato in acqua, faceva in modo che si formasse un'abbondante dose di schiuma. Tornata in bagno, gettò il "pasticcione" nella vasca, si mise un cerotto resistente all'acqua sul taglietto procuratosi poco prima e iniziò a spogliarsi.

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⏰ Last updated: Jul 28, 2019 ⏰

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Take Me With You And Don't Leave Me Alone ||Marco MengoniWhere stories live. Discover now