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Le parole di Poseidone le fecero perdere un battito. Perché desiderava renderle la vista? Cosa aveva fatto per meritarlo? Ma soprattutto, lo voleva davvero?

Tante volte aveva sognato di svegliarsi un giorno e aprendo gli occhi riuscire a distinguere chiaramente tutto quanto vi fosse intorno a lei... Quante notti aveva passato insonne a piangere per tutto ciò che si perdeva? E adesso quel tormento stava per avere fine... ma lei non era pronta. Certo, non voleva più essere un peso per Davin e le sue sorelle, e le sarebbe davvero piaciuto poter scorgere Áine in quella nuova forma per lei speciale, ma al tempo stesso lasciare le rassicuranti tenebre in cui aveva sguazzato per così tanto tempo le metteva addosso una certa agitazione. E se quello che avesse visto l'avesse spaventata? O se non avesse riconosciuto nessuno? Se si fosse accorta che il suo sentimento per Davin sarebbe potuto svanire senza il suo supporto?

Confusa e sperduta si aggrappò con forza a quel corpo maschile e solido che l'aveva stretta tutto quel tempo nel tentativo di infonderle la sicurezza che le aveva permesso di rispondere con chiarezza alle domande di Poseidone. In quel momento, perfino lui era teso e vigile, ma evidentemente non osava rispondere od opporsi al volere del loro Divino Padre. Come si poteva rifiutare un dono come quello?

Stefaniya boccheggiò cercando nella propria mente le parole adatte per declinare gentilmente quell'offerta irripetibile, ma prima che riuscisse a emettere un solo suono, una strana sensazione avvolse la sua testa. Le sembrava che mille punture simili a sottili fili di fulmine cercassero di insinuarsi nella sua mente e nei suoi occhi e quella spiacevole percezione la costrinse a emettere un gemito. Preoccupata che quelle scariche potessero colpire anche Davin, tentò di scostarsi da lui, serrando le palpebre con forza e sentendo le ginocchia cedere. Il Guardiano fu subito al suo fianco e la trattenne mentre quel dolore si affievoliva sempre più lasciandole solo una specie di intorpidimento a testimonianza che qualcosa era cambiato.

«I miei favori si sono esauriti, Guardiano del Mare del Nord. Spero vivamente che porterai a termine questa guerra come hai promesso o scoprirai che la mia prodigalità sa essere tanto immensa quanto la mia collera.»

Un rumore metallico arrivò fino a lei e Stefaniya si voltò in quella direzione avvertendo una calda sensazione familiare investirla e costringerla a stringere ancora di più gli occhi. Come una folata di vento indotta dall'infrangersi della marea sugli scogli, quell'effimera percezione svanì come era arrivata, superandola e portandosi via l'ingombrante presenza del Dio del Mare. Lentamente, la sua presa su Davin tornò ad allentarsi un poco ma il respiro del tritone continuava ad essere flebile e impercettibile. Spinta dal desiderio di assicurarsi che lui stesse bene, Stefaniya cercò di schiudere le palpebre, scoprendo che una lama di luce poteva colpire il cristallino mano a mano che le sottili serrande di pelle si sollevavano.

Con il cuore in subbuglio, si spinse a schiudere quella soglia sempre di più, permettendo al riverbero di una luce inconsistente di rischiararle la visuale. Le tenebre si dissolsero, più in fretta di quanto era pronta a lasciarle andare, e ciò che vide la lasciò senza fiato: davanti a lei, con un'espressione tremendamente agitata, stava dritto come un fuso un giovane dai ricci capelli ramati e qualche efelide sparsa qua e là. I suoi occhi erano tempestosi come il mare e di quello avevano tutte le sfumature, dalle più cristalline alle più oscure. La sua mascella non era particolarmente prominente e su di essa poteva a malapena intravedere l'ombra di quella barba che non sarebbe mai spuntata. Le sue labbra erano rosee e sottili e in quel momento serrate a creare una linea preoccupata.

«S... Stefaniya?»

La sua voce non poteva in alcun modo ingannarla. Quel giovanotto prestante dalla zazzera rossa era proprio Davin. Incapace di dire alcunché, la sirena mosse le mani raddrizzandosi appena sulle gambe tremebonde, facendole scivolare dalle spalle del Guardiano al suo volto, cercando al tatto di riconoscere ancora una volta quel viso sconosciuto eppure così familiare. L'espressione del tritone esprimeva tutta la sua inquietudine, ma in quel momento lei non sarebbe mai riuscita a rassicurarlo. Non a parole almeno.

Ocean's Song - La Canzone del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora