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La frustata di dolore la risvegliò di colpo e Stefaniya rimase a lungo senza fiato cercando di recuperare ogni minima briciola di memoria. Ricordava la grotta, la chiacchierata con Iestyn, la lezione di astronomia... poi il buio. No, non era così. Cercando di affidarsi ai suoi pochi sensi, riuscì a percepire la scomoda posizione in cui doveva trovarsi. Non era affatto sdraiata come si sarebbe immaginata, ma eretta e costretta contro una qualche parete o forse contro un palo; le sue mani erano saldamente legate dietro la schiena, ma non la coda che faceva, però, ugualmente fatica a muovere.

Il bruciore di quel colpo le inondava la guancia sinistra, ma nonostante questo non emise un solo suono. Mano a mano che la situazione si faceva più chiara alla sua mente, anche la memoria andava rischiarandosi: ricordava quella voce crudele e il tocco viscido di una mano sul suo volto. Il solo pensiero le fece correre un brivido lungo la spina dorsale, ma tentò di dissimularlo scuotendo la testa come se cercasse di riprendersi da quello stato comatoso in cui l'avevano forzatamente spedita.

"Ops, spero proprio di non averti fatto troppo male, principessa dei caracidi. Non sia mai che tu possa decidere di non parlarmi..."

Doveva essere sempre la solita cecaelia a parlarle, perché dalle altre non avvertiva il minimo fiato. Eppure sapeva che c'erano. Non sapeva quante fossero, ma era consapevole che erano lì, pronte ad entrare in azione se lei avesse deciso di non collaborare.

Deglutì a stento e cercò di puntare lo sguardo vuoto davanti a sé prima di parlare.

"Dov'è Iestyn?"

"Oh, parli del tuo amichetto? Lo abbiamo fatto a fettine sottili e ce lo siamo mangiato."

Un altro brivido la scosse, ma Stefaniya cercò di bloccarlo a metà strada prima di concentrarsi sulla corrente e sui movimenti che potevano provenirle da qualunque direzione.

"Non è vero. È qui..."

"Uhm... sei sicura?"

"Sì."

Ma non lo era affatto, anche se il suo volto era di pietra e la sua espressione celata dietro la fissità del suo sguardo. Spesso quella manifestazione vuota spaventava gli altri, ma era evidente che con quelle creature serviva ben altro.

"Molto bene, principessa. Sei sicura di essere cieca? O fai solo finta per provocare compassione negli altri e farti benvolere?"

Quell'affermazione spietata le fece serrare le labbra, ma nient'altro.

"E tu sei veramente così prepotente o lo fai solo con chi è incapace di difendersi?"

"Mi stai dando della codarda?"

"Ho solo fatto una domanda. Se ti infastidisce tanto significa che non sono lontana dalla verità."

"Ti credi furba, piccola talpa acquatica? Se potessi guardarti intorno ti renderesti conto che perfino da slegata non potresti resisterci. Siamo superiori per numero e forza. E il tuo amichetto non è decisamente un cuor di tursiope. Per cui, cosa credi di poter fare, mh?"

Stefaniya rimase in silenzio cercando di valutare che risposta dare a quella donna, ma la sua risata soddisfatta la distrasse.

"Oh, non dirmi che lo squalo ti ha mangiato la lingua adesso. Non ti senti più tanto sicura di te, vero?"

Vagamente nella sua mente, avvertì la presenza di Davin e si rese conto che probabilmente il Guardiano si era accorto della loro assenza e stava mobilitando gli altri per rintracciarli. L'idea che il suo tritone preferito potesse finire nelle grinfie delle cecaelie che l'avevano rapita le fermò il cuore per un lungo attimo e Stefaniya si morse l'interno della guancia avvertendo il metallico sapore del sangue invaderle la bocca.

Ocean's Song - La Canzone del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora