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«Libiamo! Libiamo ne' lieti calici, che la bellezza infiora! E la fuggevol, fuggevol'ora s'inebrii a voluttà!»

Stefaniya sorrise alle note soavi e al contempo leggermente stonate di Áine. La sua voce era ancora immatura e tale sarebbe rimasta per il resto dell'eternità, ma nonostante questo era convinta di poter cantare un'opera tanto complicata come "La Traviata" dopo appena qualche anno di lezione. In realtà, di anni ne erano passati almeno una ventina da quando aveva cominciato a insegnare alla ragazza a modulare la sua voce allegra e frizzante, ma nonostante questo sentiva che ancora qualcosa la bloccava, soprattutto in quei giorni. Era come se si sforzasse di apparire chi non era.. e la sua voce non riuscisse a reggere il confronto.

Con un lieve gesto della mano, cercò il braccio di Áine e quando lo sfiorò la ragazza smise immediatamente di consumare il suo orecchio esperto.

«Sei stata brava, Áine.. ma ho come l'impressione che tu non ti stia concentrando a sufficienza... oggi non sembri tu.»

Non poteva vederla, ma era sicura che la ragazza non stesse più sorridendo. Sempre se lo aveva fatto fino ad allora. Il silenzio si prolungò per qualche secondo, poi la mano di Áine si posò sulla sua quasi dovesse essere lei ad essere confortata e non il contrario. Tuttavia nessun suono provenne da lei e Stefaniya cercò le parole più adatte per sondare il terreno.

«Che cosa ti turba, cara?» si azzardò a chiederle quindi esplicitamente.

Sentì il suo sospiro e il suo corpo che sembrava quasi accasciarsi su se stesso. Il peso del mondo doveva esserle crollato sulle spalle.

«Io... mi sento strana...» le confessò alla fine con un filo di voce.

Stefaniya si fece più attenta e spostando appena il volto perfettamente ovale nella direzione della ragazza, tentò di puntare gli spenti occhi verdi sul viso immaginario dell'altra.

«In che senso?» le chiese ancora preoccupata, per poi reclinare leggermente la testa mentre con l'altra mano copriva quella della ragazza. «È per questa Guerra? Sei preoccupata per tuo fratello e per le sorti della Colonia?»

Un leggero scuotersi del corpo della ragazza le indirizzò la sua muta risposta negativa, mentre i lunghi capelli di Áine le solleticavano le braccia in reazione al movimento.

«No... non è questo. O meglio, in parte è anche questo ma... vedi... si tratta... di un ragazzo...»

«Un ragazzo?»

Questa volta il movimento ondulatorio le fece intendere che era affermativa la risposta.

«Sì... un tritone...»

«Hm. E immagino non sia un tritone della nostra Colonia, giusto?»

«Come fai a saperlo?» le chiese l'altra evidentemente stupita.

Stefaniya sorrise all'espressione che si immaginava potesse avere adesso in volto la ragazza e strinse appena di più la sua presa sulla mano che le aveva prestato.

«Intuito femminile. Inoltre mi hai sempre detto di voler viaggiare... e che nessun tritone della Colonia avrebbe mai potuto fare per te. Se non ricordo male, dicesti qualcosa come "voglio passione e avventura nella mia vita, non i freddi sguardi di questi barbari".»

Il silenzio di Áine le fece intendere che aveva colto nel segno e il suo leggero irrigidimento le fece intuire che probabilmente era anche in imbarazzo.

«Sì... beh... non volevo offendere i miei cognati, ma... i tritoni di questa Colonia non fanno per me...» confessò alla fine con un sospiro al contempo sollevato e rassegnato.

Ocean's Song - La Canzone del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora