☀️Shadows: Capitolo VI - Emery

Start from the beginning
                                    

«Cosa avete da guardare?! Lasciatemi stare!»

Emery si dà alla corsa, scappando da quegli occhi, scappando dal tribunale degli sguardi, che obbliga a cogliere il riflesso degli eventi, il riflesso mancante allo specchio.

Sa che non esistono animali parlanti, ma non vuole collegare gli indizi, non può farlo. Per la prima volta nella sua vita una illusione è riuscita a beffeggiare i suoi sensi.

La seconda volta, se si conta anche l'illusione più grande a cui ha mai assistito, l'unica che ha avuto il potere di trafiggerla come una lama affilata.

La fanciulla fugge nella sua veste cerulea scampando alla presa delle braccia legnose dagli artigli terrori e sfidando il blu notte, che ha battuto la luce del sole a duello.

«Lasciatemi stare... lasciatemi andare, vi prego...» singhiozza la ragazza, accasciandosi a terra con la pelle diafana a contatto con l'erba verde palude.

«Voglio solo... essere lasciata in pace.» Emery scoppia a piangere, spezzando il silenzio apparente con singulti incontrollati.

Ed è proprio ora che la sua amica appare.

Minuta e quasi evanescente con quei filo color grano che scendono fin sotto le spalle. Rilassata in viso e dolce negli occhi, gli stessi in cui aveva trovato una famiglia per anni, gli stessi che non l'avevano mai giudicata ora sono qui.

Qui a giudicarla.

Emery chiama Beth nella sua testa, la vera Beth, chiama la sua amica, sua sorella, la invoca, le ordina di comparire e di proteggerla da quel fantoccio, di difenderla da quello sguardo scavatore.

Uno sguardo che ha già incontrato in passato.

«Q-questa non sei tu...» sussurra, rialzandosi da terra a fatica.

Sbatte le palpebre e le pare di notare una sagoma nelle retrovie, un disegno realizzato nella china della illusione. Eppure le basta tornare a guardare quel fantoccio biondo per non dar peso a ciò che il suo sesto senso sta individuando.

Bethany compie una piroetta e poi sorride, arrossendo lievemente sulle guance. «Emery, Emery... come stai?»

«Smettila, non sei lei.» Stringe forte le mani in due pugni.

«Sì, che lo sono. Sono qui, proprio davanti a te. Non è forse vero? Fai pena in questo stato, lo sai? Pena, una pena immensa.»

Emery scuote più volte la testa, piegando le labbra in una smorfia di disgusto. «Tu non sei qui. Non sei Beth!» Pena, pena, pena, si ripete però nella testa.

«Emery, come puoi dire che questa non sono io?» Il sorriso di Beth si allarga.

«Tu... Tu sei scomparsa! Non ci sei più! Eri la mia famiglia, Beth... Ed ora sono sola...» singhiozza Emery, cadendo ancora una volta a terra.

«Alzati!» le ordina l'amica «Le persone scompaiono, Emery! È la vita!»

Prima lui, adesso tu, pensa Emery, scuotendo la testa.

«No! Non tu! Mi avevi promesso che ci saresti sempre stata... Che saremmo state come sorelle... È colpa di quello stronzo...» dice, bagnando le parole di calde lacrime. Gliela farò pagare, stanne certa.

«Mi dispiace per quello che ti ho detto prima, non volevo essere cattiva, ma te lo ripeto: rimettiti in piedi e smetti di piangere.» Gli occhi verdi di Beth si illuminano di un bagliore intenso e sereno.

«Piangere è più facile. Me lo avevi detto anche tu, ricordi?» Un sorriso mesto fa capolino sul viso di Emery.

«No, non me lo ricordo. L'hai detto anche tu, no? Io non sono Beth, sono la tua amica» afferma la biondina, tendendo una mano verso Emery, liberando una risata inquietante.

«Chi... Chi sei allora?» domanda la fanciulla, asciugandosi le lacrime di cristallo.

In fondo al suo cuore, qualcosa si spezza ed inizia ad entrare in circolazione, emanando panico e stupore per il suo corpo.

No, non è vero. Mi sta prendendo in giro. No, no! pensa Emery, sbarrando gli occhi e socchiudendo la bocca a corto di parole, quando il nome si forma nella sua testa. Il suo.

Ci eravamo detto addio. Lui mi aveva detto addio, io ho dovuto. Lui ha tagliato il filo che ci legava, io ho dovuto vivere senza. Lui è rimasto ad osservare il mondo senza notarmi più, io mi sono dovuta girare.

«Sicura di non saperlo? Sono terribilmente meravigliato delle tue lacune mentali, Emery.»

A parlare è una voce più profonda, che appartiene ad una persona colorata di nero e di bianco, i soli due colori che anche adesso sono ben visibili. Bianco come la sua pelle e la camicia antiquata, nero come gli occhi ed i capelli legati, nero come il lungo cappotto.

Sono immagini che gli occhi di Emery registrano velocemente, che bramava da tempo di poter riassaporare e che ora la stanno uccidendo.

Karim le tende una mano, fermando il tempo in un istante e l'illusione in un frammento di falsità.

E le basta incontrare il suo sguardo per capire che, seppure Adam si sia appena scagliato contro di lui per porre fine all'illusione della foresta, la sua mano l'ha accettata lo stesso.

Le loro dita si sono appena incrociate in un legame saldo perché Karim è rientrato nella sua vita.

Al buio, ma è di nuovo qui.

spazio autrice •

Ehi! Finalmente l'ho scritto!

È un pov speciale quindi non è eccessivamente lungo! Beh, ragazze [e ragazzi?🤔] questo era l'incontro tra Karim ed Emery in Shadows!

Ci sono diversi aspetti che possono essere colti solo se si legge tra le righe e si riflette un pochino, ma beh spero vi sia piaciuto. Lo trovo quasi... fiabesco, sì.

Mi raccomando! Fate gli auguri a WinterSBlack che oggi diventa millenaria! Un traguardo niente male!

Se avete domande o considerazioni, commentate pure😊

Ciaociao
Sof

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Dec 28, 2020 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

The Mirror of Dark MemoriesWhere stories live. Discover now