☀️Shadows: Capitolo VI - Emery

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Le luci calano e, prima che la vista possa di nuovo stabilizzarsi, Emery sente di non essere più sola nel bagno.

Lo specchio ormai non riflette più nulla se non il buio.

Qualcuno ha appena ripetuto il gesto del silenzio sulle sue labbra tinte di rosso, come un tocco delicato e fragile, che toglie il fiato alla ragazza e qualsiasi rimasuglio di disperazione dovuto all'incubo.

Tuttavia, questo è ciò che la fanciulla crede, perché il vero incubo, adesso, è la realtà stessa.

Emery non si muove e resta rigida, mentre il silenzio viene stampato sul suo respiro.

Non appena il contatto si interrompe, si accorge che l'aria si infrange con più sicurezza e brutalità sulla sua pelle: la finestra del bagno è stata aperta dall'esterno.

Senza riflettere, spinta solo dal desiderio di capire e richiamata dalla notte, oltrepassa la soglia ed appoggia i piedi nudi sull'erba bagnata.

Con la chioma mora, che si schiarisce verso le punte, libera nell'aria ed il tessuto leggero e svolazzante della vestaglia, Emery si incammina come uno spirito inquieto verso la foresta.

Mentre calpesta il terreno fangoso, una voce nella sua testa inizia a sussurrare un nome. Un nome che era stato sepolto sotto cumuli di ombre e lacrime, un nome che non potrebbe più scontrarsi com il suo.

Oramai i loro sono cammini paralleli.

Distratta com'è, la ragazza finisce contro un albero e si appiglia alle venature del tronco per evitare di cadere.

L'entrata per il bosco è proprio davanti ad i suoi occhi e mai come ora vorrebbe che fosse giorno, per poter sfruttare al meglio la vista e garantirsi così un percorso sicuro. Invece, è costretta a concentrarsi sui suoni e sull'olfatto, senso non particolarmente sviluppato e che adesso coglie solo l'odore delle foglie umide e quello del sangue che cola ancora dal labbro.

Si lecca la ferita, sperando di cicatrizzarla il prima possibile, e poi, dopo aver preso un lungo e profondo respiro ed essersi girata verso la casa, si inoltra nell'oscurità degli alberi.

Passano i minuti e presto le sue braccia si stringono attorno al busto, in un vano tentativo di contenere il freddo, che avverte sia dentro che fuori di sé.

Le illusioni non hanno vita nel suo campo visivo, ma adesso Emery non si è accorta della spessa cupola di ombre nella quale ha appena fatto breccia. I tentacoli di oscura materia sporcano gli alberi e le foglie essiccate e schiacciate a terra.

Scuote la testa, tornando a mordersi il labbro e mugolando di dolore l'attimo seguente. Accelera il passo, allontanandosi dalla realtà, dalla luce, dalla consapevolezza che sta solo fuggendo in un angolo buio e fittizio, che potrà solo distruggerla.

I suoi battiti cardiaci paiono schizzare alle stelle quando la faccia di un gufo le si pianta davanti al volto pallido e stanco. L'animale inclina il capo, battendo le ali, una, due, tre volte.

«Non puoi fuggire» gracchia un altro uccello, sbucando dai rami più altri e attorcigliati verso il cielo notturno.

Emery indietreggia, portandosi una mano sul petto, scosso dai colpi laceranti della paura.

«Andatevene» sussurra, con la voce strozzata «Andatevene! Sparite! Lasciatemi stare!» aggiunge, gridando.

Ora tante paia di occhi luminosi la stanno osservando, immersi nell'oscurità. Loro sono il pubblico ed hanno pagato per godersi lo spettacolo: una giovane ragazza che ormai ha l'anima in lutto.

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⏰ Last updated: Dec 28, 2020 ⏰

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The Mirror of Dark MemoriesWhere stories live. Discover now