4. La Verità

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CAPITOLO QUATTRO:

La Verità

Quando mi svegliai la mattina seguente mi girava la testa e non ricordavo se la litigata con Matt fosse accaduta sul serio, o se fosse solo stato frutto della mia immaginazione.

Mi girai sul materasso e vidi il pupazzo che amavo tanto fin da quando ero bambina. Matt, l'avevo chiamato. Il motivo era molto chiaro: era stato Matthew stesso a regalarmelo, poco dopo che ci eravamo conosciuti. Ricordo che io lo odiavo, ma lui non si dava per vinto e un giorno si presentò davanti a camera mia con quel peluche. E fu amore a prima vista.

Se mi concentravo bene riuscivo persino a ricordare il suo bussare timido, quasi come se la porta scostasse.

Mi stiracchiai e i miei occhi vagarono per la stanza. La mia attenzione venne catturata dalle foto che avevo attaccato sopra la testiera del letto. C'è ne erano alcune di quando ero piccola, avrò avuto circa cinque anni massimo, e altre di quando avevo undici anni. Mi concentrai soprattutto su che raffigurava me e Sarah. Eravamo abbracciate l'una all'altra e sorridevamo felici e spensierate all'obiettivo. Dio, come mi mancava.
Se io non l'avessi mai lasciata da sola, se non avessi mai litigato con lei, ora molto probabilmente sarebbe ancora viva e sposata. Magari con dei figli pure.

Una fitta mi attraverò il cuore e dovetti chiudere gli occhi e riprendere a respirare normalmente, per far sparire quel senso di colpa che mi attanagliava.

Ti voglio bene, pensai tristemente. E mi dispiace.

Tutto quello che feci fu asciugarmi la lacrima che stava scendendo lungo le mie guance e rimettermi addosso quella maschera da ragazza tosta. Se volevo trovare i suoi assassini, dovevo essere forte e non crollare. Anche se era difficile. Molto difficile.

Ti vendicherò. Fosse l'ultima cosa che faccio!

Afferrai l'asciugamano sulla sedia, lo shampoo e mi incamminai verso il bagno. Entrai nella doccia e con foga presi a grattare via lo sporco dai miei capelli. Li lavai energicamente, cercando di scacciare i brutti ricordi che mi passavano per la testa. Dopodichè presi a lavarmi tutto il corpo, stando sempre attenta alle vecchie ferite. Quando uscii dalla doccia venni circondata da tutto il vapore caldo e mi coprii con un asciugamano blu notte.

Spostai lo sguardo sulle tendine bianche del bagno e notai che un timido raggio di sole era riuscito a filtrare attraverso le tende. Mi avvicinai alla finestra e con l'intenzione di far uscire il vapore caldo e soffocante, la aprii.

Non appena lo feci, mi trovai davanti due grandi occhi verdi che mi fissavano. Matt mi studiò con fare interrogativo per qualche secondo, poi il suo sguardo scese fino all'asciugamano. Potevo sentire il suo sguardo sul mio corpo e arrossii.

Dopo aver svolto una radiografia completa del mio corpo, i suoi occhi famelici si soffermarono sulle mie mani, che tenevano saldamente l'asciugamano. Nervosa, cercai di coprire il mio corpo il più possibile. Mi sentivo vulnerabile.

Arrossii e inevitabilmente urlai.

« Matt! » gridai, liberando una mano per cercare qualcosa da lanciargli addosso, « Vattene via! ».

Con la mano destra raggiunsi un altro asciugamano e glielo lanciai in viso. Però, appena questo lo colpì, la scala di metallo su cui si trovava iniziò a oscillare vertiginosamente. Prima che cadesse e si spaccasse qualche osso, lo afferrai per il colletto della maglietta con entrambe la mani per portarlo dentro il bagno. Ma, facendo così, il mio asciugamano morbido scivolò un po', lasciando così intravedere qualche zona che spesso non gli era permessa.

Segni nell'oscuritàWhere stories live. Discover now