Capitolo 14

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La strada che porta all'università è troppo tranquilla per i miei gusti. Capisco che si trovi fuori città, ma tutto quello che chiedo è un po' di traffico per avere il tempo di pensare a cosa dire a Blake.
In verità avevo deciso di fingere che il nostro fosse un incontro casuale usando come scusa Imogen. Non so quanto possa crederci, ma tentar non nuoce.

Parcheggio abbastanza lontana dall' edificio, perché tutt'intorno ha un'area verdeggiante che non permette alle macchine di avvicinarsi troppo.
Percorro la stretta stradina che porta all'entrata soffermandomi di tanto in tanto ad analizzare le sculture realizzate in stile post-moderno che l'università ha deciso di far ammirare al pubblico. La struttura invece è dell'epoca vittoriana il che stona parecchio. Il rettore deve avere veramente uno strano gusto estetico.

Attraverso il corridoio colmo di studenti frenetici, devo aver preso in pieno la fine di una lezione. Sto sfilando il telefono dalla tasca posteriore dei jeans per chiamare
Imogen quando sento una mano posarsi sulla mia spalla sinistra.
"Cosa ci fai qui?" chiede una voce familiare, mi giro di scatto e scopro che la persona che mi ha appena fatto prendere un colpo è Pawel. Balbetto qualcosa riguardo a Imogen.

"Credevo fossi qui per Blake" afferma quasi avesse colto la mie vere intenzioni.
"Ah già Blake, dov'è adesso?" infondo potrei sfruttare la situazione per farmelo dire da lui. I suoi occhi semichiusi mi squadrano.
"É da un po' che non viene a lezione, credo che abbia di meglio da fare" accidenti questa proprio non ci voleva, non avevo pensato che poteva non esserci.

Mentre rimugino sul da farsi il mio telefono vibra per avvisarmi dell'arrivo di un messaggio.
É Imogen, dice che la lezione dura ancora un'oretta e che non può uscire prima che finisca. Pawel si sporge in avanti per leggere il messaggio, alla faccia della privacy.
"La tua amica ne avrà ancora per un po', eh?".
"Già" si sistema lo zaino sulla spalla facendo un cenno con la mano verso l'uscita. "Ti va di prendere qualcosa in caffetteria intanto che l'aspetti?" mi stupisco della sua proposta, di solito cerca sempre di fare l'asociale. "Sai ora ho una lezione di letteratura inglese a cui non ho la minima voglia di andare" ecco spiegata la sua disponibilità.

Cammina lentamente, ma rimane sempre davanti a me. É così alto che un suo passo corrisponde a due dei miei. Ora che ci penso è proprio diverso da Blake, hanno tutti e due i capelli neri, ma Pawel li tiene lunghi fino alle spalle.
Ci sediamo in uno dei tavoli della caffetteria e ordiniamo entrambi un caffè. Lui si posiziona davanti a me e comincia a versare una quantità industriale di zucchero nella tazzina che gli hanno appena portato.

"Quello non è più un caffè, è uno sciroppo" gli faccio notare e lui in risposta fa un'alzata di spalle. "A me piace" dice senza smettere di girare il cucchiaino. "Ma ora parliamo di cose serie" aggiunge, ma non capisco cosa intenda così lo guardo con aria perplessa.
"Andiamo non fare quella faccia, lo sappiamo entrambi che sei qui per Blake" ma cos'è ce l'ho scritto in fronte?
Abbasso lo sguardo, non ha senso negare a questo punto.

"Lascialo perdere" non si riferirà mica a Blake? Glielo sto per chiedere quando decide di continuare a parlare. "Senti, non so perché ti sto per dire tutto questo; forse in nome della nostra vecchia amicizia o per mettere a tacere la mia coscienza, insomma, interpretala come ti pare" non potrei essere più confusa, voglio che continui a parlare, ma allo stesso tempo ho paura di quello mi vuole dire. Si sistema il bottone della camicia bianca che indossa con una lentezza oscena, lasciandomi a cuocere nel mio brodo.

"Allora?" lui alza di nuovo lo sguardo su di me come se si fosse ricordato solo ora della mia presenza. "Ah già Blake" mi prende in giro?

"A Blake tu non piaci" sgrano gli occhi alle sue parole, ma che diavolo sta dicendo?
"Non l'ho costretto certo io a uscire con me" dico con un tono di voce più alto del solito, ma lui non nota il mio turbamento e mantiene la sua aria indifferente.
"Infatti non sei stata tu, è stato mio padre".

"E perché diavolo avrebbe dovuto fare una cosa del genere?" lui sembra voler trovare le parole giuste, ma sappiamo entrambi che essere delicato é l'ultima cosa che gli preme. "Perché mio padre ti adora e pensava che uscendo con te Blake avrebbe potuto mettere la testa a posto e smettere di fare cazzate" la sua voce e piatta, ma le sue parole sono pesanti come macigni.

"Non so che idea tu ti sia fatta di mio fratello, ma credimi tu non hai la più pallida di come sia veramente" mi guarda per essere sicuro che abbia afferrato le sue parole.
"É un manipolatore che riesce a convincere la persone a fare quello che vuole"

"L'unico che riesce a mettergli un freno é mio padre" non so più dove immagazzinare tutte queste informazioni, il cervello mi sta per scoppiare. "Credimi mio fratello non ama nessuno al di fuori di se stesso"
Eccolo il colpo di grazia.
Quindi io non ero nient'altro che l'ennesima persona da manipolare per fare contento suo padre? In questo momento alla rabbia subentra l'umiliazione, non può essere così meschino.

Pawel controlla l'orologio che ha al polso che a malapena gli sta da quanto è magro. "Ora devo andare credo che anche la tua amica ormai sia uscita" ha un tono di voce tremendamente tranquillo come se fosse inconsapevole del potere che hanno avuto le sue parole su di me. Si alza e io rimango immobile.

"All'inizio hai detto che mi avresti detto queste cose in nome della nostra vecchia amicizia, cosa intendevi?" ho evitato di chiederglielo prima perché ero troppo presa da ciò che voleva dirmi. Lui mi guarda con occhi indifferenti.
"Da bambini eravamo molto amici, intendo prima che ci trasferissimo, quando mio padre ci ha detto che saremmo andati a cena da voi ero così contento di rivederti" fa un lieve sospiro.

"Ma quando mi hai visto sei passata oltre perché per te in quella stanza non c'era nessun'altro oltre a Blake" alza lo zaino e se lo mette in spalla. "Ci si vede" mi dice prima di dirigersi verso l'uscita. Mi metto le mani davanti agli occhi, possibile che sia stata così ingenua? Eppure me lo sentivo che c'era qualcosa che non andava. Ho le mani che tremano, devo andarmene via da questo posto.

Prendo le mie cose e mi dirigo verso l'uscita, dove trovo Imogen ad aspettarmi con i libri in mano. "Perché hai gli occhi lucidi?" mi chiede appena le passo affianco. Vorrei solo andarmene, ma lei mi tira con forza il braccio facendomi voltare verso di lei.

"Vuoi dirmi che sta succedendo?" non rispondo e rimango immobile così mi obbliga a tornare a sedere a uno dei tavoli e mi tira fuori le parole a forza.
Non si fa sfuggire niente e muove la testa in segno di disapprovazione. "Io lo ammazzo" sentenzia infine.


JoleneWhere stories live. Discover now