Capitolo 5

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L'odore del caffe sale le scale fino alla mia stanza. Sto guardando il soffitto e ho un mal di testa pazzesco. Mi alzo molto faticosamente, trascinandomi fino al bagno in cerca di qualcosa che mi faccia passare questa nausea. Ci sono solo le aspirine nel mobiletto, me le farò andare bene. Ne sciolgo due mentre mi lavo la faccia. Voglio tornare a dormire, ma vado giù in cucina senza troppa fretta. La mamma ha addosso l'accappatoio rosa della sera prima, sembra seria. Papà mi forza un sorriso. Deve avergli detto della nostra piccola discussione.

Stiamo seduti in silenzio per un tempo che mi pare dilatarsi all'infinito prima che la mamma prenda la parola.
"Jolene, io e tuo padre abbiamo pensato bene a quello che mi hai detto ieri sera".
Ci siamo.
Fa una lunga pausa.
"Pensiamo che dovresti rimanere in casa con noi. Voglio dire, noi non abbiamo che te, tesoro e la casa é grande, poi hai il tuo lavoro e i tuoi amici qui. Vivere da soli non è tanto bello come dicono tesoro, credimi" si interrompe con le lacrime agli occhi.

"Quello che la mamma vuole dirti tesoro è che ci mancheresti troppo, ma questo lo sai. Voglio peró che tu sappia che sei libera di prendere qualsiasi decisione tu ritenga la migliore per te stessa" mio padre ci ha sempre saputo fare con le parole, non c'è nulla da fare.
"Mamma non me ne vado per sempre, ma ho bisogno di allontanarmi un po', sono nata e cresciuta qui, certo non mi manca niente ma voglio vedere qualche altro pezzo di mondo"
Mia madre non è per niente convinta. Forse sto sbagliando.
Forse ha ragione lei, devo rimanere.
Il resto della giornata passa come il mattino, noioso e triste.

Non ce la faccio, mi alzo, infilo le scarpe da ginnastica, la giacca ed esco fuori di casa.
Vivo in un quartiere residenziale alla periferia della città, qui non ci sono negozi o caffeterie, solo case grigie, sembrano tutte progettate dallo stesso archittetto.

Qui la gente viene a vivere solo in due casi: il primo è che ha vissuto troppo intesamente e ora ha bisogno di quiete, il secondo è che gli piace la vita comoda senza troppi imprevisti. I miei sono della seconda categoria. Mio padre dirige una piccola impresa che produce cosmetici mentre mia madre fa la casalinga a tempo pieno, o almeno questo è quello che dice lei.

Il telefono squilla nella tasca del cappotto.
Non ho voglia di rispondere.
Rispondo.
La voce dall'altra parte ha un timbro basso e non riesco a capire a chi possa appartenere.
"Sono Blake Jancowski"
Resto sinceramente interdetta per qualche secondo prima di rispondere con voce disinvolta.
"Ah, Blake, mi fa piacere sentirti" sento il suo respiro dall'altra parte. "Senti Jolene, io questa sera sono in città dalle tue parti e mi chiedevo se ti andasse di uscire per quel famoso appuntamento" se l'è ricordato.

Forse dovrei dire che ci devo pensare, che ho altri appuntamenti o qualche altra cavolata.
"Certo" come non detto.
"Ok, passo a prenderti alle sette. Va bene?"
"Certo" non ricordavo che il mio vocabolario fosse cosi povero.
Quando mette giù ho la sensazione che la giornata da noia e tristezza si sia trasformata in Blake ha chiamato e ora abbiamo un appuntamento.
Torno a casa con un sorriso ebete che proprio non riesco a togliermi di dosso.

Mentre mi sto preparando il telefono squilla.
É Imogen.
"Hey Jo, che fine hai fatto ieri sera?" solo il fatto che se ne sia accorta mi sconvolge.
"Ero stanca, poi la compagnia di quel Kyle non era il massimo"
"Kyle chi?" come volevasi dimostrare.
"Lascia stare, hai bisogno?"
"Come sei scontrosa. Comunque volevo dirti che ho un invito last minute per la festa a casa di Robert Halls. Dai che ci divertiremo, allora che ne dici?" le feste di Halls sono grandiose, accidenti.
"Passo, questa sera non posso. Ho un impegno."
"Ma sei impazzita? Sto parlando di Robert Halls, ma cosa hai di così importante da fare?" ok, ora insisterà finché non le racconterò tutto per filo e per segno, ma non ne ho voglia, cosi cerco di liquidarla con una scusa.
"Niente di importante, solo un amico che viene in città"
"Solo un amico... ma chi credi di prendere in giro? Non si rinuncia a una festa del genere solo per un amico"
"Halls soppravviverà alla mia assenza per questa volta. Ora devo andare" metto giù senza aspettare una risposta.
Capirà, capisce sempre.

Frugo nell' armadio alla ricerca di qualcosa che vada bene per l'occasione ma non riesco a trovare nulla. Vorrei richiamalo per chiederli dove andiamo, ma mi trattengo.
Sento il rumore di una macchina che sta parcheggiando cosí mi affaccio alla finestra.
Imogen.
Indossa i pantaloni del pigiama e una maglietta grigia. Ha i capelli spettinati e l'aria di essere infuriata. Bussa e mia madre gli apre la porta. Ci mette cinque secondi contati a spalancare la porta della mia stanza.
"Ma come ti salta in mente di mettermi giù in quel modo?" urla.
"Avevo da fare, tutto qui"

"Tutto qui un corno, cosa stai combinando?" come non detto, mi tocca raccontarle tutto.
"Ok, ok. Sta mattina mi ha chiamato Blake e.."
"Quale Blake?"
"Beh ti ricordi di Blake Jancowski, dai te ne ho parlato qualche giorno fa" in realtà non gliene ho mai parlato, ma sono certa che non se lo ricordi.
"Aspetta quel Blake Jancowski?" fa una faccia meravigliata mentre mi guarda.
"Perche lo conosci?" forse gliel'avrò accennato.
"Chi non lo conosce? Aspetta ma sei tu che non sai chi è, deve essere a causa del fatto che stai sempre seduta a leggere libri anziché vivere nella realtà" continua a non rispondermi. "Vabbene, vabbene, ma ora potresti spiegarmi" Imogen mi guarda con sguardo malizioso.
"Beh cara ti basta sapere che non è un santo".

"Nessuno lo è" continuo a frugare nel armadio mentre lei si mette a sedere sul bordo del letto.
"Si, si, risparmiami la tua filosofia. Con ''non è un santo'' intendo che è un psicopatico" lo dice con fare scenico calcando sull'ultima parola. "Cosa avrà mai fatto di tanto grave, poi come fai a conoscerlo?"
"Devi sapere che frequentiamo la stessa università per dirne una e non solo. Devi sapere che oltre ad essere uno degli studenti migliori e anche il presidente della Alpha Tetha Gamma, non so se hai presente?"
"No, non ho presente"
"Beh, diciamo che lì succedono cose strane"
"Tipo?" scommetto che se ne esce con i rapimenti alieni.
"Tipo riti satanici" ancora meglio.
"Non dirai sul serio?"
"Beh girano queste voci, poi dovresti vederlo quando sta con quelli del suo gruppo. È arrogante e presuntuoso. Molti non gli rivolgono neanche la parola per quanto sia odioso, non scherzo. Non so perche abbia chiesto proprio a te di uscire quando ha tutte le galline dell'università ai suoi piedi, ma sono certa che non ci sia niente di buono."
"Fammi un esempio di queste cose strane "
"Ok, ok due mesi fa un ragazzo del secondo anno ci ha provato con la ragazza di uno della confraternita. Ti dico solo che non è passato neanche un giorno che si è ritrovato all'ospedale"
"E cosa c'entra Blake con questo?" secondo me sta leggermente esagerando.
"Quei fuori di testa della sua confraternita non fanno un solo passo senza che lui glielo dica. Il ragazzo in questione è mio amico e mi ha raccontato che lui era lì mentre gli altri due facevano il lavoro sporco."
"Imogen, non è che eri un po' ubriaca quando te l'ha raccontato; magari ti sei solo confusa" cerco di farla ragionare.

Lei si sdraia sul letto e mi guarda "Ok, non credermi. Ma poi non venire a piangere da me, capito? Anzi fallo, ma ricordati che io te l'avevo detto".
"Allora cosa vuoi che faccia che lo chiami e gli dica ''guarda la mia amica Imogen dice che sei un pazzo e che potresti uccidermi, quindi eviterò di uscire con te perche sono troppo giovane per morire" ?"
"Esatto puoi dirgli cosi, ma evita di fare il mio nome" poi di colpo si leva la faccia scherzosa e si fa seria, mi guarda negli occhi e poi mi dice.
"Jo, scherzi a parte; quel ragazzo non fa per te. Non so perchè te l'abbia chiesto ne tantomeno dove vi siate potuti conoscere, ma non fa per te"

Odio quando fa cosi, perchè di solito ha sempre ragione quando è seria. Si possono dire tante cose di Imogen, tranne che sia stupida, certo è particolare, scherza sempre e non si offende mai, ma quando fa la voce seria e meglio starla ad ascoltare. Quindi comincio a pensare che forse Blake non è tutto rose e fiori, eppure ripensando al ragazzo seduto vicino a papà nella sala da pranzo, non riesco a credere che dietro a un sorriso cosí gentile si possa nascondere una persona così meschina, poi nessuno l'ha costretto a chiamarmi. Il cervello mi sta' friggendo a forza di pensare.

"Senti, magari sono gli altri che esagerano sul suo conto, ma se decidi di andare e so che lo farai comunque, miraccomando tieni il telefono accesso e se succede qualcosa chiamami subito" la sua voce è serissima.
"Sinceramente ora che mi hai raccontato questa specie di storia horror, non ne sono più tanto sicura" non lo sono per niente.
Mi guarda con fare divertito "Tu tieni il telefono a portata di mano e se succede qualcosa verrò subito a salvarti" posso sempre contare su di lei.

"Comunque, tu non dovresti prepararti per una certa festa?"
"Non è che abbia troppa voglia di andarci senza di te e poi metti che mi chiami e io non ti sento. Credo proprio che rimarrò a casa." L'ha presa proprio sul serio 'sta cosa.

JoleneDonde viven las historias. Descúbrelo ahora