Capitolo 6

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Sono passate due ore da quando mi sono preparata per uscire e mancano ancora due ore all'appuntamento.
Seduta vicino a me c'è Imogen che guarda le repliche di Masterchef e critica i concorrenti per ogni cosa, lei che non sa preparare un uovo sodo. Sembra quasi essersi scordata tutte le assurdità che mi ha raccontato un attimo fa. Ma tanto a lei che importa, sono io quella a cui è salita l'ansia a mille. Mi metto accanto a lei per cercare di non pensarci mentre Gordon urla ad un povero ragazzo quanto sia incapace. Più il tempo va avanti più mi sento rilassata, certo questo finchè non suona il campanello. Imogen fa un balzo in avanti e poi si gira lentamente a guardami con un sorriso inquetante.

"Ci siamo" dice dopo essersi affacciata alla finestra per controllare che sia Blake quello in macchina. Io la raggiungo per spiarlo mentre scende e si dirige verso la porta di casa. "É arrivato Patrick Bateman" dice lei ironica senza preoccuparsi di non farsi sentire. Lui cammina lento, quasi a fatica mentre controlla l'orologio.
Dovrei scendere ma non lo faccio, resto immobile dietro a Imogen finchè non suona alla porta. Quando lo fa lei mi da una gomitata e con gli occhi mi fa segno di andare.

Mia madre è andata da un amica quindi non c'è il rischio che apra lei. Scendo velocemente verso la porta con Imogen che mi guarda dalle scale.

"Tieni il telefono acceso, miraccomando" mi dice infine con un sorriso rassicurante. Prima di aprire la porta faccio un lungo respiro e mi do un' ultima occhiata allo specchio.
Lui sta davanti a me con lo sguardo abbassato sui suoi piedi.
Ha l'aria risoluta e cupa di chi vorrebbe essere altrove. Ed eccoli i suoi occhi che mi fissano mentre le labbra si incurvano in un sorriso quasi forzato.
"Buonasera Jolene" non mi ricordavo un timbro così basso.
"Sei molto carina" aggiunge, ma sono sicura che non lo pensi veramente.

"Vogliamo andare?" Blake mi fa segno di precederlo.
Al momento di accendere la macchina anche la radio riparte.
Mi siede accanto senza guardarmi, io sto in silenzio finchè la sua voce non interrompe quell' atmosfera pesante; mi guarda per la prima volta da quando siamo saliti in macchina "Ti piace la cucina olandese?" Mi chiede tornando a concetrarsi sulla strada. Mai mangiata.
"Certo"

Il ristorante si trova dall'altra parte della città quindi il tragitto in macchina sembra non finire mai.
Fuori dalla finestrino si vedono solo negozi e centri commerciali e davanti a me rivedo le foto dell'archivio. Qui c'erano solo prati verdi e qualche casa modesta sparsa qua e la.

Lui sta in silenzio e la cosa mi manda fuori di testa. Potrei dire qualcosa io, ma cosa? Ha ragione Imogen; passo troppo tempo sui libri e poco nel mondo reale.
Suona il telefono.
Rispondo senza guardare il numero, tutto pur di evitare quella situazione di stallo. Blake continua a guidare senza fare caso a me e la voce di Imogen dall'altra è più squillante del normale.
"Meno male; sei ancora viva. Allora come sta andando?" mi chiede. Vorrei dirle che sono fuori solo da quindici minuti e che sto impazzendo ma mi limito a dire.
"Si si, non preoccuparti"
"Okay" mette giù. Maledetta, potevi dirmi che la casa era allagata e che dovevo tornare subito.
Una volta rimesso il telefono in tasca Blake mi annuncia che siamo arrivati, guardo fuori dal finestrino per sbirciare dove siamo. Davanti a noi un edificio che sembra uscito dagli anni venti, il tetto piatto con finestre ad arco nelle estremitá superiori dalle quale si intravedono delle tende dorate. Più che che un ristorante sembra un hotel di quelli eleganti che si vedono nei vecchi film.

Scendo piano cercando di sistemarmi la gonna.
Percorriamo il tragitto fino al ristorante in silenzio. Possibile che non abbiamo davvero nulla di cui parlare? Quando entriamo rimango per un attimo colpita dall' interno, i tavoli di legno sembrano fondersi con la metà inferiore delle pareti che sono di un colore leggermente più chiaro. Le pareti tinte di un color crema e il tutto reso molto elegante dalla luce pallida suffusa per la sala. Ho la sensazione che camminando tra i tavoli possa trovare qualche scrittore famoso seduto a discutere amabilmente del mondo con qualche altro collega destinato a diventare altrettanto famoso.
Blake chiede al cameriere un tavolo per due e mentre camminiamo noto che siamo quasi soli se non per qualche coppia. Il cameriere ci porta davanti al tavolo e ci porge il menu con fare annoiato mentre mi forza un leggero sorriso di cortesia. Sul menù non c'è niente che mi risuti familiare. Blake ordina per primo quindi me ne esco con un "lo stesso anche per me".

"Allora Jolene"
"Jo, puoi chiamarmi Jo" lo interrompo, ma mi rendo conto che lui ha cambiato sguardo e nel suo sorriso c'è una leggera irritazione.
"Preferisco Jolene" Fai come ti pare, signor Arroganza.
"Quindi fai la bibliotecaria, giusto? Dimmi che genere di libri preferisci" mentre me lo chiede sembra cosi indifferente come se le parole gli uscissero dalle labbra senza alcun interesse.
"Mi piace un po' di tutto, non amo solo i libri che trattano di violenza"
Lo dico calcando sull'ultima parola, anche se in realtà non è vero, ma se quello che ha detto Imogen è vero capirà l'antifona.
"Prevedibile, essendo una ragazza"
Era un offesa?
"Non è che mi impressioni facilmente, solo credo che la violenza non abbia alcun utilità per l'animo umano"
Il mio tono è calmo e risoluto e per la prima volta noto un barlume d'interesse in lui.

Mi porto in avanti poggiando i gomiti sopra al tavolo e le mani incrociate sotto il mento, con lo stesso tono pacato di un attimo prima gli domando "Si può sapere perchè sei voluto uscire con me?"

JoleneWhere stories live. Discover now