«È strano trovarti qui. Non dovresti essere a lezione?», decisi di cominciare, volendo sembrare spavaldo ma suonando soltanto come un bambino confuso che s'era perso.

Michael alzò gli occhi dal suo libro, sgranandoli leggermente quando li posò su di me. Si sfilò la sigaretta di bocca prima di attaccarmi. «Esiste una cosa che si chiama ora buca, lo sai?», sbottò, sarcastico, «Che ci fai qui?».

Mi strinsi nella giacca di jeans, tremando leggermente a causa del vento che aveva cominciato a spirare - e anche a causa dell'atteggiamento freddo e distaccato di Michael. «Ero venuto qui per studiare».

«Sei con il tuo ragazzo?», continuò a chiedermi Michael, acido, «O non mi dirai neanche questo?».

Sospirai. Michael si comportava peggio di un bambino a volte. «Michael, ti prego, non fare il bambino».

«Sei uscito con un ragazzo per la prima volta nella tua vita e me l'hai detto solo quando sei venuto a piangere da me perché pensavi che non fosse andato bene! Ovviamente, tu mi cerchi soltanto quando ti servo, quando ti fa comodo. Ho diritto a sentirmi un po' usato, a provare del risentimento, d'accordo?», sbottò lui, accigliato.

Le sue parole mi ferirono, seppur di poco. Sentirsi dire cose del genere dal tuo migliore amico, dalla persona su cui pensi di poter contare, faceva davvero schifo. Il peggio era pensare che Michael si sentisse usato da me, che si sentisse chiamato in causa solo quando "mi serviva", cosa assolutamente non vera. «Ho solo omesso di dirtelo perché pensavo che tu non avessi tempo da perdere con me. Non pensare neanche lontanamente che io ti usi soltanto quando mi fai comodo, non è vero».

Michael mi guardò con astio, prima di rivolgere il suo sguardo altrove. «A me è sembrato così, Luke».

«Hey Mike, ci ho messo ore ma alla fine ho preso il tuo caffè», sentii dire da un ragazzo dietro di me, «Chi è il tuo amico?».

Mi voltai, scorgendo un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi verdi con due tazze di caffè di Starbucks in mano. Il ragazzo guardò prima Michael poi me, evidentemente curioso di sapere chi fossi.

«Se ne stava andando», sbottò Michael, facendomi cenno di andarmene. Mi sentii messo da parte più che mai.

«Non ci presenti?», borbottò il ragazzo, offeso, prima di voltarsi verso di me, «Io sono Kyle».

«L-luke», mugugnai io, con un filo di voce, «E Michael ha ragione, stavo andando via», aggiunsi, girando i tacchi e tornando alla panchina su cui Marlene mi aspettava fissandomi confusa.

«Cos'è successo?», mi chiese la ragazza, preoccupata.

Scossi la testa. «Non so se voglio parlarne», borbottai, seppellendo la testa nel mio libro.

Marlene fece un sospiro rammaricato. «Qualsiasi cosa sia successa, vedrai che si sistemerà».

«Lo spero».



❀❀❀



«Buon pomeriggio, signora Irwin», salutai la madre di Ashton non appena lei aprì la porta.

La signora Irwin mi sorrise. «Ciao. Sei un amico di Ashton?».

Mi grattai la nuca. «Ehm, sì. Calum mi ha detto che stamattina non s'era sentito bene e così ho pensato di passare a salutarlo».

Angel || LashtonWhere stories live. Discover now