3. Cena

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Link's pov

Zelda ci era rimasta male, quando le avevo detto che sarei andato a cena con il mio nuovo capo, invece che organizzare una cenetta romantica tra noi due.

Aveva sorriso dicendo che non importava, che ci saremmo potuti vedere un'altra volta, ma la conoscevo. Sapevo quando era arrabbiata o nervosa, non importava quanto fosse brava a nasconderlo. Dopo aver passato le lezioni pomeridiane insieme, lei mi chiese se, prima di passare per il nostro appartamento, dove avrei visto di prepararmi almeno un poco, avessi potuto accompagnarla in palestra.

Così feci, cercando di essere gentile. Non mi piaceva quando Zelda si mostrava delusa da me, e cercavo sempre di rimediare. Il giorno dopo le avrei comprato un mazzo di fiori e avrei organizzato la cena migliore che avesse mai avuto.

Salutai Zelda, facendola scendere dal motorino rosso con cui l'avevo accompagnata, e lei non mi diede il solito bacio che ci scambiavamo quando ci salutavamo. Forse era un poco infantile come cosa, Zelda era sempre stata parecchio irritabile, ma non era insopportabile. Speravo solo che in palestra si scaricasse un po', e che si levasse di dosso lo stress. Avrebbe conosciuto gente nuova, e anche questo sarebbe stato positivo per lei.

Arrivato a casa mi sistemai il più elegantemente possibile, con una giacchetta nera ed una camicia bianca. Mi chiesi quasi automaticamente come sarebbe stato Ghirahim. Era impossibile immaginarlo con qualcosa che non gli fosse stato bene. Avrebbe potuto essere un emo, un metallaro, un hippy, e sarebbe stato bene in ogni caso. Assurda come cosa.

Scesi le scale, continuando a chiedermi cosa sarebbe successo quella sera. Speravo in fondo di conoscere meglio Ghirahim, mi intrigava moltissimo. Dovevo ammetterlo, quell'uomo mi attirava come fosse stato una calamita, ma non mi doveva importare. Avevo già qualcuno da amare, non ci avrei provato mai e poi mai con lui.

Avevo dato a Ghirahim il mio indirizzo, così mi sarebbe venuto a prendere, ed infatti dopo un paio di minuti vidi un'auto bianca fermarsi davanti al portone. Il finestrino si abbasso, e mi trovai di fronte al sorriso provocatorio di Ghirahim.

Entrai in auto, salutandolo, e lui mi fece un cenno.

- Dove andiamo? - chiesi io, e lui in tutta risposta ridacchiò.

- Lo vedrai, ragazzino.

- Ragazzino? - chiesi, incrociando le braccia - A me tu non sembri più così più grande di me.

Tenni lo sguardo su di lui, e sui suoi abiti che risaltavano il suo corpo snello e slanciato.

- Ma ti comporti come un ragazzino. Tieni sempre lo sguardo al cielo, con la testa tra le nuvole - rispose lui con semplicità, e scrollando le spalle.

Lui mi guardò, per poi partire. Un ragazzino... io non ero un ragazzino!

Arrivammo davanti ad un ristorante dall'aria elegante, e prendemmo un tavolo esterno, leggermente separato dagli altri. Eravamo su un piccolo balcone, da cui si vedevano le luci della città.

- È molto bello... - dissi io, volgendo lo sguardo verso il paesaggio. Si vedevano tutte le luci delle case, che si confondevano quasi con quelle delle stelle.

Ghirahim sorrise, sporgendosi verso di me - Già, davvero meraviglioso. Vorresti quasi restare a fissarlo per sempre.

- Già... - dissi, spostando lo sguardo dal paesaggio al suo volto.

Restammo a fissarci a lungo, senza muoverci in alcun modo. Eravamo come bloccati, non osavamo allontanarci, ma nemmeno avvicinarci di più.

- Dimmi, ragazzino caduto dal cielo - sussurrò lui, fissandomi con aria attenta - Non trovi che a volte certi incontri ti possano sconvolgere? Che certe persone possano sembrare diverse?

Io aggrottai le sopracciglia, leggermente confuso - Di che parli?

- Fa niente - disse lui, allontanandosi dal mio viso. Quasi mi spiaceva di non poter guardare quegli occhi castani da più vicino - Ho dei pensieri un po' strani a volte, non farci caso.

Gli sorrisi, e presto arrivò il cameriere a servirci. Parlammo, ma di fatto lui, come sempre, non sembrava voler dire nulla di sé. Eppure mi aveva preso una curiosità immane.

Chi era quell'uomo, per davvero? Oltre che il proprietario di un bar, oltre che il signor Ghirahim? Chi si trovava dietro quel viso affascinante? Era seriamente impossibile da capire, ma la mancanza di risposte mi spingeva a cercare ancora di più.

Praticamente gli aprii il mio cuore, gli dissi tutto ciò che faceva parte della mia vita, in pratica, gli dissi chi ero. Lui, però, non lasciava trasparire nulla.

Dopo aver pagato il conto, tornammo in macchina, ed andammo rapidamente al mio appartamento.

- Hai parlato tanto - disse lui, ancora non ero sceso- Perché?

- Speravo fossi anche tu a parlare un po' di te - confessai, senza mezze parole.

Lui si voltò, con un sorriso - Se vuoi, posso mostrarti qualcosa di me.

Io annuii, con una certa felicità. Lui si avvicinò al mio volto, tenendomelo fermo a forza. Non ebbi nemmeno il tempo di protestare che sentii qualcosa di umido sulle mie labbra.

Ghirahim mi stava baciando, mentre le sue mani mi passavano sotto la camicia. Spalancai gli occhi, separandomi da lui - S-scusami! Io... io sono già fidanzato! - esclamai, leggermente spaventato da quello che era appena successo.

Ghirahim rise - E allora? Mica ti sto chiedendo di essere il mio ragazzo. Sei solo carino, Link!

Io aprii la portiera, paonazzo in viso - Non c'entra. Guarda, io... non mi piacciono molto queste... queste cose. Ci... ci vediamo domani al lavoro.

Stranamente, lui non sembrava affatto deluso. Si limitò ad annuire.

- Capisco - disse, per poi sorridermi onestamente ed andare via.

Mi risistemai la camicia, rabbrividendo. Che razza di capo mi ero ritrovato?

Almeno non aveva fatto tutto contro la sua volontà. Si era fermato quando gliel'avevo detto. Nonostante questo ero ancora abbastanza inquietato.

Entrai in casa, cercando di non pensarci.

Il capo [Modern AU]Where stories live. Discover now