•Terzo capitolo•

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LOGAN
Non ci ho pensato due volte, mi sono tuffato.
Quando l'ho portata a riva, si è sdraiata chiudendo gli occhi.
Si è messa a respirare a bocca aperta cercando di racimolare più aria possibile.
A quel punto l'ho potuta ammirare.
I capelli anche se bagnati sono biondi e lunghi e le incorniciano un viso grazioso elegante con la pelle chiara, che ora è un po' pallida a causa dello spavento.
Ha le guance arrossate dal freddo e le labbra sono tinte di viola e rosa per il freddo.
Prima di buttarmi in acqua mi sono tolto la giacca e vedendola infreddolita gliel'ho appoggiata delicatamente sul corpo ma lei l'ha rifiuta gentilmente.
Le propongo senza pensarci troppo di venire a farsi una doccia da me ma esita.
Non l'ho mai vista da queste parti, me ne ricorderei.
Ne dubito che abbia una casa nelle vicinanze dove riscaldarsi e cambiarsi.
«Non ti sto chiedendo un appuntamento, è solo una doccia calda» chiarisco.
Ma forse ho usato le parole sbagliate perché lei rotea per un secondo gli occhi prima di alzarsi.
Si scrolla di dosso la terra che le è rimasta attaccata sul retro delle cosce e mi guarda dritto in faccia, a testa alta.
«Come se accettassi un appuntamento da uno come te» afferma con riluttanza.
«Che cosa stai insinuando?» chiedo sorpreso.
L'ho salvata dopotutto, qual e il suo problema?
«Non mi serve un principe azzurro» dichiara semplicemente incrociando le braccia e immediatamente la mia vista punta lì.
La maglia bianca essendosi bagnata, fa trasparire il reggiseno azzurro che mi lascia sfuggire un sorrido quasi involontariamente.
Mi dà l'idea che mi divertirò molto con questa ragazza.
Senza perdere tempo si gira su sé stessa e si dirige verso la foresta.
Le lascio qualche passo di vantaggio prima di seguirla.
«Come sei finita in acqua?» chiedo.
«Sono scivolata» afferma.
«E cosa ci fai qui?» chiedo, guardando i suoi capelli gocciolare.
Lascia andare un sospiro prima di rispondermi. «Scuola» dice solamente.
Non mi sembra esattamente una ragazza da gita nella foresta e ne è la prova il fatto che dopo neanche dieci metri si ferma, guardandosi intorno confusa.«Non sai dove andare?» chiedo mettendomi al suo fianco, cercando di non ridere ma è chiaro che non sappia dove andare.
Lei si morde il labbro, corrugando la fronte.
«Non ho stilato io il percorso da fare, okay?» dichiara come se si dovesse giustificare.
«Ascolta, casa mia è proprio da quella parte, non che ti restino molte altre scelte» affermo divertito, indicando con il braccio verso sinistra ma lei lanciandomi uno sguardo truce, si incammina verso il lato opposto.
«No ma grazie per l'offerta, lo troverò da sola il campo» dice senza guardarmi.
È davvero testarda la ragazza!
Ma dato che non ho nulla da fare, la rincorro fino a posizionarmi davanti a lei.
Scruto i suoi occhi verdi, diversi dai miei, più scuri. Avvicino il mio viso al suo in modo da metterla in soggezione.
«Ti do due informazioni non richieste» le sussurro.
Lei deglutisce in evidente agitazione per la mia vicinanza.
«Punto primo, la tua maglia è fradicia e ti si vede il reggiseno e non credo tu voglia girare tutto il tempo per la foresta così» affermo inclinando la testa e facendole un sorriso malizioso.
Lei arrossisce, allontanandosi di qualche passo in modo da incrociare le braccia al petto e nascondersi il petto.
«Grazie per l'informazione, l'altro punto?» chiede imbarazzata.
«Punto secondo..» inizio riavvicinandomi di nuovo al suo viso in modo da parlarle guardandole la bocca.
«Quando il tempo è umido come oggi, i serpenti escono dalle loro tane e alcuni sono letali, se ti mordono» sussurro.
Alzo gli occhi sui suoi e vedo che ha un'espressione di puro terrore.

NAOMI
Sento che dietro a questo muro di gentilezza in questo ragazzo c'è molto di più e anche se mi ha salvata, non riesco a fidarmi del tutto.
Ma rimane il fatto che non so dove andare e ho davvero delle alte probabilità di perdermi.
Senza contare che sono fradicia e un'ottima preda succosa per i serpenti.
«È lontana?».
«No, è più vicina del tuo campo» dichiara.
Abbasso lo sguardo, lasciando andare un sospiro.
«Fai strada» dico sottovoce, arresa.
Anche se non lo guardo in faccia, sento che sorride e inizia a camminare.
Sembra sentirsi a suo agio in mezzo alla natura.
«Ci vieni spesso da queste parti?» chiedo tenendo lo sguardo basso per non beccare animaletti indesiderati.
«Come? Non ti ho sentito» afferma rallentando il passo per mettersi al mio fianco.
Molte volte mi ritrovo a parlare piano, non lo faccio volontariamente ma la gente non mi sente e passo molte volte in osservato in mezzo a tante persone proprio per questo motivo.
«Ho detto, se ci vieni spesso in questa foresta» ripeto con voce più alta.
«Ci abito vicino e ogni tanto vengo qui per schiarirmi le idee» dichiara come se nulla fosse.
Sposto lo sguardo sui suoi capelli chiari che si stanno asciugando pian piano formando delle ondine.
Non voglio immaginare i miei capelli in questo momento, ho una leggera ossessione, devono sempre essere come voglio io.
Avevo già tenuto da conto che in mezzo alla natura non avrei potuto fare granché per tenerli a posto ma non pensavo fino a questo punto!
Dopo circa venti minuti di silenzio, arriviamo davanti a una casa grandissima a due piani in perfetto stile americano.
Gli alberi la coprono tutta intorno ma ha un bel giardino davanti con tanto di divanetti per esterno scuri.
Non riesco proprio a capire perché alcune persone vivono in case così grandi mentre altre non si possono permette manco un affitto di un trilocale. Io non posso lamentarmi del appartamento in cui vivo con mio padre a San Francisco ma è un terzo rispetto alla casa di questo ragazzo.
Lui va dritto alla porta ma io rimango leggermente indietro dato che ne sono un po' intimidita. Guardandomi intorno vedo che non ha vicini di casa, se davvero fosse un tipo pericoloso nessuno mi troverebbe mai.
«Dopo tutta questa strada, sei ancora incerta?» chiede ed io alzo il mento non facendomi intimidire dai suoi modi di fare.
«Se avessi voluto farti del male, non avrei aspettato così tanto» afferma alzando gli occhi al cielo e appoggiandosi con la schiena al muro vicino alla porta di casa, divertito del mio comportamento.«Non stai migliorando la tua situazione» dico aprendo le braccia e lui abbassa subito lo sguardo sulla mia maglia cosa che mi porta a incrociare di nuovo le braccia, indispettita.
«Va bene, allora resta fuori» dice come se nulla fosse aprendo la porta con le chiavi.
«Aspetta» esclamo facendo un passo in avanti.
«Non so manco il tuo nome» dico.
È ridicolo che in tutto questo tempo che abbiamo passato insieme per arrivare fin qui, non ci siamo detti come ci chiamiamo!
«Logan, Logan Morin» dice.
«Io sono Naomi Wilson» dico, normalmente mi sarei avvicinata per stringergli la mano ma per questa volta evito.
«Okay, ora puoi entrare?» chiede spazientito.
«Un nome non basta, dimmi qualcosa su di te, che ne so.. che scuola frequenti, che lavoro fanno i tuoi genitori..» inizio a dire ma mi fermo quando sento un tuono dietro di noi che mi fa spaventare e girare.
Ci sono delle nuvole grigie cariche d'acqua.
«Non penso di avere il tempo per rispondere a tutte le tue domande» dice divertito, guardando dietro di me le nuvole che si stanno avvicinando.
«A meno che non ti piaccia parlare sotto la pioggia» afferma.
Lascio andare un sospiro.
Questa proprio non ci voleva.
«Vieni o vuoi rimanere fuori a congelare un altro po'?» chiede nuovamente.
In effetti sto davvero morendo di freddo, non mi sono asciugata del tutto nella nostra camminata tra gli alberi e il temporale si sta appropinquando verso di noi.
«Va bene» dico irritata, salendo i pochi gradini fino ad arrivare alla porta, ma prima di entrare, mi guardo indietro.
Chissà se mi stanno cercando.
Entro prima di Logan.
All'interno la casa è buia, appena entra anche lui, accende l'interruttore illuminando il lungo corridoio davanti a me e noto in fondo una scala.
Sposto lo sguardo in alto e ammiro il lampadario pieno di cristalli.
È davvero magnifico.
Sul lato destro noto un tavolo lungo in legno con davanti un caminetto.
Mentre sulla sinistra c'è una porta chiusa.
Si toglie la giacca e l'appende nel attaccapanni in legno lì vicino.
«Salendo le scale il bagno si trova nella prima porta a sinistra, io sono nella prima a destra se mi cerchi» dice camminando fino ad arrivare nella scala a chiocciola, salendo le scale tranquillamente.
Lo seguo, guardandomi intorno.
Prima delle scale sempre sulla destra c'è una porta che dà verso la cucina mentre la porta sulla sinistra è di nuovo chiusa.
Guardando i muri ricoperti dalla carta da parati vedo un sacco di quadri strani che sembrano essere anche costosi.
Finite le scale vado verso la porta a sinistra che mi ha indicato Logan.
La apro con cautela e lascio andare un sospiro di gioia quando noto la vasca da bagno infondo al modesto bagno colorato nei toni del verde menta. Non ho mai fatto un bagno in una vasca e anche se vorrei passarci un ora intera, devo fare in fretta.
Apro l'acqua aspettando pochi secondi prima che diventi calda.
Metto il tappino sul fondo in modo che l'acqua non scorri via e aspetto che si riempia per metà.
Mi spoglio e lanciando un'ultima occhiata alla porta entro nella vasca.
L'acqua è davvero perfetta ma senza perdermi troppo a rilassarmi prendo un bagnoschiuma lì vicino.
Quando lo annuso sento il profumo di boccioli di rose, cosa che mi fa pensare che abbia una ragazza. Mi passo il bagnoschiuma su tutto il corpo e se ci fosse un po' di musica, mi considererei in paradiso. Infilo la testa sott'acqua trattenendo il respiro per un paio di secondi prima di risalire ancora con gli occhi chiusi.
«Oh cazzo».
Mi passo una mano sugli occhi prima di girarmi di scatto verso la porta.
C'è un ragazzo che non ho mai visto con una mano sulla maniglia e lo sguardo sorpreso puntato sul mio corpo.
«Oddio» dico coprendomi subito il seno con le mani e stringendo le gambe, diventando rossa come un pomodoro mentre lui chiude la porta.
«Scusami, mi dispiace» sento dire da dietro la porta.
Chiudo gli occhi con le guance bollenti, appoggiando la testa all'indietro sulla ceramica della vasca.
Ma capitano tutte a me?

Con te, era solo l'inizioWhere stories live. Discover now