Parte 17 - Il senso dell'Odio (again)

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Sento Mauri tossire, si rigira nel letto da un po' ormai.
Cerco di addormentarmi, ma con lui che non sta un attimo fermo non riesco, mi tiro su e mi sporgo per guardarlo, sembra dorma, starà sognando.
Mi alzo e vado in cucina, sono le due di notte e sto morendo di sonno.
Sento Mauri urlare una bestemmia, mi risveglio all'improvviso dal mio torpore e vado in camera da letto. Appena mi vede spalanca gli occhi e dopo poco si calma. È seduto sul letto, il suo sguardo è un misto tra paura e sollievo.
"Mauri che è successo?" Mi avvicino, ha il fiatone.
"N-niente" sembra ancora scosso.
"Va bene dai, adesso calmati" decido di non stressarlo troppo e lo invito a rimettersi sotto le coperte. Lui annuisce e si sdraia di nuovo, insieme a me.
Cerco la sua mano e quando la trovo la stringo, è sudata, chissà che sta succedendo nella sua testa.
Lui mi stringe la mano a sua volta.

Sembra essersi calmato dal momento che non si gira più, il suo respiro è rallentato, questo vuol dire che si sta addormentando.

Maurizio's p.o.v.

Era un incubo. Solo un incubo.

Ho sognato di uccidere mia sorella e quando mi sono svegliato lei non era nel letto con me. Non riesco nemmeno a descrivere ciò che ho provato. E' come se stessi morendo anche io.

Lascio che lei si riaddormenti.
Passa un'ora e mi alzo, guardo l'orologio, sono le tre. Cazzo odio svegliarmi alle tre di notte. E' una specie di fissa, penso sia l'ora della notte peggiore da trascorrere se svegli. La vedo come l'ora dei fantasmi, l'ora in cui il male si scatena.

Cazzo. Ma quanti problemi ho?

Vado in cucina e bevo l'acqua, dato che la birra è finita.
Forse è vero, però.
Intendo che forse il sogno è collegato a ciò che sta succedendo. Se non ci fossi stato io, lei non sarebbe venuta a Milano, non avrebbe conosciuto Davide e Manuelito, ma soprattutto non avrebbe mai conosciuto me. E forse avrebbe avuto un sacco di amici invece che due.
Se solo non ci fossi.
Mi vesto, prendo chiavi e cellulare e esco di casa, cercando qualcosa di interessante da fare.
Giro a piedi per un po', finché non vedo una panchina, mi siedo, stanco e mi accendo una sigaretta.
Sento un leggero pianto, mi vengono i brividi. Sono le tre cazzo, le tre di notte.
Mi alzo e inizio a camminare lontano da quella panchina, ma il pianto si fa piu forte, accelero il passo e svolto in una via, mi fermo all'improvviso con il cuore in gola. Davanti a me, seduta a terra c'è una ragazza in lacrime.
"Cazzo" dico, sollevato. Lei alza lo sguardo e mi guarda in modo interrogativo.
"Scusa?" Mi chiede.
"No, niente, scusa. Stavo seduto qua dietro e sentivo piangere qualcuno"
"Sei una specie di benefattore per caso?"
"No, anzi, tutto il contrario" io un benefattore, ridicolo. "Beh allora io vado"
"Aspetta" mi fermo "ti va di farmi compagnia?" Mi chiede tra i singhiozzi.
"Beh, va bene" non ho molta voglia di ascoltare i problemi di una sconosciuta, ne ho già tanti io, troppi.
Mi siedo accanto a lei, rimanendo in silenzio.
"Come ti chiami?"
"Maurizio, tu?"
"Laura" si asciuga le lacrime con la manica della felpa "perchè sei in giro a quest'ora?"
"Preferirei non parlarne, in realtà"
"Oh, okay" noto un pò di delusione nel suo tono di voce "sai, ieri è morto mio fratello" Rimango basito, pensavo alla solita delusione amorosa, una litigata. Mi ritrovo senza parole, non so che dirle.
"Cazzo, mi dispiace" perché lo racconta a me? perché si fida di me?
"Si è suicidato, pensava che senza di lui tutti sarebbero stati meglio, credeva di essere la feccia di quest'isola, il disonore della famiglia, ma non aveva capito che per me era importante. Tutte le volte che stavo male lui era li per me. Il suo vero ed unico problema era la droga, ultimamente nemmeno parlava più, aveva bisogno di droga e quando non era fatto si piangeva addosso, non aveva piu soldi, ormai poca gente si fidava di lui, ma io si, non ho mai smesso di credere in lui, io ci credevo che poteva uscirne."
Io rimango li seduto, con lo sguardo fisso nel vuoto, pensando che anche io, minuti prima ero arrivato alla conclusione che senza di me Asia sarebbe stata meglio.
"Sei arrabbiata con lui ora?"
"Sì, non sai quanto, ma rispetto la sua scelta e lo amo comunque"
In quel momento mi squilla il cellulare, lo prendi dalla tasca e compare il nome di mia sorella sul display. Rispondo.
"Dimmi"
"Dove sei?"
"Sono andato a fare un giro"
"Ma ti sembra il modo? Mi è preso un colpo, sono le quattro e mezza, sei diventato scemo?"
"Oh tranquillizzati" rido "adesso arrivo" chiudo la chiamata e mi alzo.
"Devo andare a casa adesso, forse è meglio se vai anche tu" dico.
"Rimarrò qua ancora un po', grazie mi ha fatto bene"
"Ci rincontreremo?"
"Chi lo sa, lo spero" annuisco poi la saluto e giro sui tacchi.
"Aspetta" mi fermo e la lascio parlare.
"Promettimi una cosa, se hai un fratello o una sorella, o una persona alla quale vuoi bene, non la abbandonare mai, promettimelo"
"Te lo prometto" continuo a camminare verso casa.
Ho gli occhi lucidi, le lacrime minacciano di uscire. Il bello è che quello che ho fatto nella mia vita è stato proprio abbandonare mia sorella, allontanarmi da tutto ciò che riguardava lei.
Arrivo a casa. Il solo fatto che mi abbia telefonato alle quattro di notte per chiedermi dov'ero mi indica che mi vuole bene, che le importa di me.
Sto piangendo, ma lei non deve vedermi fragile perché io devo proteggerla. La proteggerò da tutto e da tutti, costi quel che costi.
"Mauri?" Asia mi sorprende mentre mi stavo asciugando le lacrime.
"Ehi"
"Stai piangendo, che hai?" Si avvicina.
"Niente, niente, torniamo a letto"
"No, Mauri, adesso devi dirmi che ti succede, tutta la notte ti sei agitato, poi esci alle quattro, non è normale."
Non parlo, non mi va.
"Maurizio ti pre-" la abbraccio interrompendola, so che lo odia, ma in fondo so che le piace.
"Asia, ti voglio bene" lei mi stringe.
"Anch'io, scassa palle" ridiamo, poi sciogliamo l'abbraccio.
"Quando tornate a Milano?" Mi chiede.
"Insieme a te, dopodomani"
"Che merda solo quattro giorni di vacanza"
"Già, ma pure te, hai appena iniziato a lavorare e già chiedi i giorni"
"È un lavoro orribile okay?"
"Beh almeno ti riesce qualcosa nella tua inutile vita"
"Come ti permetti, stolto!" Mi da un pugno sulla spalla e ridiamo. Era da un po' che non stavo così bene.

I'm a dead man - SalmoWhere stories live. Discover now