Parte 16 - La Prima Volta

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Maurizio's p.o.v.

Cazzate. Sono tutte cazzate quelle che le ho detto su Natasha, per me lei può scoparsi chi vuole, mi sta anche sul cazzo.
Il fatto è che Manuel sta con mia sorella, come si permette di mancarle di rispetto andando con un'altra? E sia chiaro che non mi frega un cazzo se era ubriaco o messo male, d'altronde in vino veritas.

Dopo essermi svegliato mi sono fatto una doccia, Asia dorme e credo continuerà ancora per molto. Ieri era messa male: era ubriaca, molto, e si è fatta anche due tiri dalla mia canna, ma si sa, la prima volta non l'aspiri, non è mai come la prima volta che la tiri.
Non penso che se lo ricorderà però. Mi divertirò quando glielo dirò.

Rimango seduto al tavolo, sorseggiando una tazza di caffè, troppo amaro per i miei gusti, guardo nel vuoto, senza alcun pensiero in mente.
Non ho voglia di fare niente, è uno di quei giorni in cui stai male senza un motivo preciso.

Decido di andare in studio, una stanzetta che un tempo era un magazzino, per cazzeggiare un po', ma quando sono lì mi butto a peso morto nella vecchia poltrona in pelle, rollo una canna e faccio i pimi tiri, chiudendo gli occhi e lasciando che mi si svuoti la mente.

Dopo un po' un ritmo si insinua nella mia mente deserta e, quasi senza accorgermene, inizio a picchiettare a ritmo, con le dita nel bracciolo della poltrona, poi cerco di riprodurlo in beatbox. Lo ripeto più volte, correggendolo, fino a che non mi rimane in testa. A questo punto accendo il computer e prendo il microfono, poi quando tutto è pronto inizio a registrare.

Quando ho finito, lo riascolto, è venuto bene e nonostante duri un minuto, non è noioso. Mi è sempre piaciuto fare beatbox e non me la cavo male, tutto sommato. Mentre faccio delle modifiche rollo un'altra canna e l'accendo, salvo e chiudo il file, spengo il computer e me ne vado in cucina. Prendo l'ultima bottiglia di birra dal frigo e vado sul divano. Accendo la tele e mi sdraio, controllo l'orario tra un sorso e l'altro, sono le tre e mezza.

Spengo la canna nel posacenere. Come al solito in tele non c'è niente di interessante.  Butto giù un'altro po' di birra e appoggio la bottiglia per terra.

Apro gli occhi di scatto, Mi ero addormentato e il campanello ha interrotto il mio sonno.
Vado ad aprire la porta e trovo un Charlie sorridente.
"Bella Carlè"
"Oh Maurì, posso cagare?"
"Ma che ore sono?" Chiedo sbadigliando.
"Le cinque, sono a piedi e per arrivare a casa mia ci vuole troppo, posso cagare?"
"Dai, entra" lo faccio entrare ridendo, lui si dirige in bagno e io mi rimetto sul divano. Dopo poco sento un urletto e penso subito a mia sorella, le è successo qualcosa. Mi alzo dal divano e vado verso la mia camera ma mi fermo davanti al bagno, dove c'è Charlie davanti alla porta chiusa, imbarazzato.
"Brò?" chiedo, lui mi guarda paonazzo.
"C'è una tipa in bagno" mi sussurra.
"Ah sì, è mia sorella"rido "come se non ne avessi vista mai una"
"Ma mi ha spaventato, non mi hai detto niente"
"Pensavo dormisse. Ma hai spaventato anche lei a quanto pare, ha urlato"
"No brò, ma che dici, sono stato io a urlare, lei sembra più una mummia, ma che ha fatto?" scoppio a ridere e gli faccio cenno di lasciar perdere.
"Asia, quanto c'hai?" le chiedo da dietro la porta.
"Bene" eh?
"No, non come stai, quanto c'hai?" sento che tira lo sciacquone e subito dopo esce fuori. Ci guarda e torna in camera.
"Il bagno è libero" Charlie si affretta a entrare.
Asia è messa peggio di quello che pensavo.
Ha gli occhi gonfi ed è pallida, vado da lei.
La trovo seduta sul bordo del letto, immobile.
"Oh, vuoi un'aspirina?"
"Sì"
Le prendo l'occorrente, poi torno in camera e le porgo il bicchiere.
Noto che piange e per la prima volta sento come una fitta allo stomaco.
Ho tanta voglia di andarmene, per non sentirla piangere, perché fa male anche a me, ma rimango con lei fino a che finisce di bere, dopodiché le do un abbraccio, le prendo il bicchiere dalle mani e me ne vado nonostante lei stia ancora piangendo.
Per una volta mi sono comportato da fratello, l'ho difesa e l'ho aiutata, ma ho paura che non riuscirò a comportarmi così ancora per molto, non sento questo istinto, non è parte del mio carattere, non è mai esistita una parte di me che mi portasse a fare queste cose.
Torno in salotto e riprendo la bottiglia di birra semivuota, mi sdraio sul divano e prendo il cellulare, come al solito, pieno di notifiche. Girò un po' su Instagram e Facebook, senza trovare una meta, dopo un po' vedo mia sorella andare in cucina e venire in sala con un pacco di patatine in mano.
Sbanda come un cieco ma a parte questo, è tutto normale, ha ripreso colore e pare stia meglio. Mi sorride e mi chiede di farle posto, glielo concedo e lei si siede di fianco a me, mangiando e accendendo la tele.
Verso le sei meno dieci Charlie viene verso di noi.
"We brò, thanks, non facevo una cagata così rilassante da anni" Asia ride.
"Di niente, vuoi fermarti a cena qua?"
"No, grazie socio, vado a casa"
"Come vuoi, ti accompagno." Mi alzo dal divano e usciamo insieme da casa.
Asia's p.o.v.
Prendo il cellulare, ho un sacco di chiamate perse da parte di Sofia e di Manuel, una anche di Slait.
Decido di chiamare Sofia, prima di tutti.
"Sofi"
"Asia, come stai?"
"Sto bene, te?"
"Ma ti pare che mi parli così? Mi hai fatto prendere un colpo, te ne sei andata senza dirmi niente, ti pare il caso?"
"Sai cos'è successo no? Stavo male, nemmeno sapevo cosa facevo"
"Va bene, hai ragione scusa, sei da tuo fratello?"
"Sì" sento una voce in sottofondo, che avevo già sentito in precedenza. "Chi c'è con te?" Le chiedo.
"Ehm, Ignazio" è imbarazzata.
"Sofia, non dirmi che sei stata con lui tutta la notte!" Quasi urlo, ma il mal di testa mi blocca, quindi continuo a parlare normalmente.
"Proprio così" rido, sono felice per lei.
"Non sai quanto mi rende felice!" Suonano al campanello. Mi alzo dal divano e vado ad aprire. Mauri avrà dimenticato le chiavi di casa.
"Notte di fuoco, cara" apro la porta e rimango basita. Dentro di me nasce una rabbia che quasi non riesco a controllare, faccio un grosso respiro, faccio un passo indietro, lo guardo negli occhi e gli chiudo la porta in faccia.
"Asia? Sei ancora lì?" Mi gira la testa.
"Devo andare, scusa"
"Okay, ciao, richiam-" Chiudo la chiamata.
Manuel suona di nuovo al campanello, mi appoggio con la schiena alla porta e mi lascio scivolare, fino a sedermi a terra.
"Asia aprimi" la sua voce calda mi provoca una fitta allo stomaco.
"Dai cazzo, apri" trasalisco quando scaglia quello che penso sia un pugno alla porta. Le lacrime iniziano di nuovo a scendere.
"Asia!" La sua voce trema, adesso.
"Aprimi" dice quest'ultima parola quasi sottovoce.
"Manuel, vai via"
"No" piange anche lui.
"Ti rendi conto che ci facciamo solo del male? Non siamo in grado di fare altro noi due insieme!"
"È vero, è vero" rimango lì per un po' . Le lacrime si sono asciugate oramai e Manuel se n'è andato. Apro la porta per accertamene, ma lo vedo lì, seduto nello scalino, alza lo sguardo e gli si illuminano gli occhi. Si alza immediatamente, mi guarda negli occhi, lo guardo anch'io.
"Puoi farmi tutto il male che vuoi, ma non te ne andare" subito un sorriso si fa spazio sul mio volto. Appoggia le mani sui miei fianchi e lentamente mi bacia, io ricambio, ma subito mi viene in mente ciò che ha fatto con Natasha e mi stacco da lui. Mi guarda perplesso e io abbasso lo sguardo.
"Che c'è?" Mi alza il mento con l'indice ma quando il mio sguardo incontra i suoi occhi, lo distolgo. Indietreggio. "Tu... tu e Natasha"
"No, amore, non è successo niente tra noi" si avvicina.
"Ma stavi andando con lei, se mio fratello non ti avesse fermato, ci saresti andato a letto"
"Perdonami"
"Manu, mi sono stancata di perdonare, finisce sempre male, lo hai visto anche tu"
"Finirà diversamente, posso giurarlo"
"Che succede qua?" Maurizio ci interrompe, sbucando da dietro.
"Niente, Manuel... se ne stava andando"  dico abbassando lo sguardo.
"Sì, me ne stavo andando" abbassa anche lui lo sguardo, poi saluta e gira sui tacchi.
Rimango a guardarlo sull'uscio della porta, mentre entra in macchina e rassegnato, se ne va.
Torno in casa, Mauri ha messo a bollire l'acqua per la pasta. Quando è pronta la cena mi chiama e lo raggiungo in cucina.
"Ti ricordi che hai fatto ieri?" mi dice ridendo sotto i baffi.
"Quando? Alla festa?" Chiedo un po' spaesata.
"No, qua a casa" ridacchia.
"Ehm... me lo vuoi dire o vuoi continuare a ridere?"dico tra il divertito e lo scocciato.
"Ti sei fumata la mia canna" dice soddisfatto. Rimango basita.
"No, non è possibile, mi ero ripromessa di non farlo mai!"
"È che sarà mai, non muori mica" ride.
"Cazzo ridi?"
"È dai fattela 'na risata" in fondo è vero, non sono morta. Ridacchio, mentre continuiamo a mangiare.
Dopo un po' di silenzio, mi guarda preoccupato.
"Dimmi, Mauri"
"Che voleva Manuel?"
"Mi voleva chiedere scusa"
"Lo ami?" Non rispondo, vorrei dirgli semplicemente di no ma la verità è che sì, lo amo.
"È la prima volta che ti rendi conto di amare veramente qualcuno?" Ma legge nel pensiero o cosa?
"Sì, è la prima volta"

-Continua-

I'm a dead man - SalmoWhere stories live. Discover now