Parte 5 - The Island

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In questo momento non ho per niente voglia di alzarmi, ma la mia sveglia mi chiama insistentemente,  devo andare a lavorare. Oggi lavoro di mattina e di pomeriggio, fino alle sette.
Avevo un gran mal di testa, probabilmente dovuto al fatto che la notte appena passata è stata una delle peggiori di tutta la mia vita, piena di domande e pensieri, poi il gesto di Mauri mi ha sconvolto.

Mi alzo a fatica, mi vesto e vado in cucina. Mio fratello sta facendo colazione  e appena mi vede mi fissa con gli occhi spalancati. 'Devo essere proprio uno zombie se mi guarda così' penso.

"B-buongiorno?" chiedo insicura, Mauri distoglie lo sguardo, si alza, scende le scale e poi va in taverna sbattendo la porta.
Sbuffo e vado a preparare il latte e caffè. In questi momenti mi manca Davide. Lui sarebbe stato qua a farmi ridere e invece sto pensando a quello stronzo di mio fratello. Non ce la faccio più, voglio tornare a casa mia.
"Ciao,ce se rivede!" Pier mi saluta, mentre prende il biglietto dell'aereo in mano .
"Ciao Pier." lo saluto sorridendo. E' fortunato lui che torna a casa sua in Puglia. E un'altro se ne va. In questi giorni avevo legato un po' anche con Pier, è una persona simpatica e gentile, quando vuole.

Finita la colazione vado in bagno a sistemarmi poi vado a lavoro.

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Sono le sei e cinquanta di sera e ancora la gente viene a comprare il gelato. Fortunatamente la fila è quasi finita e questa sera non lavoro.
L'ultimo cliente si avvicina e appoggia lo scontrino nel bancone in vetro, io lo prendo, lo leggo, poi continuo con il mio lavoro. Mentre gli do il gelato lo guardo e anche lui mi guarda, ha un cappello della Doomsday nero e una canottiera della stessa marca. Quello che mi colpisce molto di lui sono i suoi occhi, marroni scuri, senza accorgermene rimaniamo a guardarci negli occhi, poi un rumore di vetri rotti mi fa girare la testa di scatto in direzione del suono. Una bambina ha fatto cadere un bicchiere, la mia collega sta andando a pulire.
Torno a guardare davanti a me, in direzione del ragazzo che, però, non trovo.

Finalmente a casa.
Salgo le scale e sdraiato nel divano, trovo Mauri con una birra in mano che guarda la televisione.
"Ciao." dico continuando a camminare verso la cucina. Lui risponde con un cenno della mano, senza staccare lo sguardo dalla tele.
Io continuo a camminare, fregandomene del suo scarso interesse e vado verso camera mia, appena svolto l'angolo del corridoio mi ritrovo davanti un ragazzo, alto poco più di me. Ci allontaniamo un po' e ci guardiamo a vicenda negli occhi. Ho un déjà-vu. Smetto di perdermi nei suoi occhi e lo guardo meglio: ha un cappello della Doomsday nero e una maglia della stessa marca. Adesso ho capito, è il ragazzo della gelateria, che cazzo ci fa qui? Chi è?  
Poi la sua voce interrompe quel silenzioso imbarazzo.
"Ciao, signorina dei gelati" dice con un sorriso, guardandomi negli occhi. Io non sono in grado di mantenere il contatto e mi giro a guardare l'angolo, è davvero interessante quella parte della casa. "Ciao, cliente delle sette." Mi sento un'adolescente nel momento in cui incontra il tipo che le piace, dato che le mie guance vanno a fuoco.  
"Allora sei tu la sorella di Mauri" dice continuando a camminare verso la cucina. Io lo seguo, non so nemmeno il perché. Guardo in direzione del divano e noto che mio fratello sta dormendo beatamente.
"Si, ma tu saresti?"
"Manuelito, Manuel, chiamami come vuoi. Lavoro con tuo fratello."
"Ah ho capito, tu sei quello spagnolo"
"Latino-americano" dice correggendomi. "Ma ho sempre vissuto in Sardegna."

"E ti manca?" Lui mi guarda con uno sguardo interrogativo prendendo una birra e bevendola "intendo la Sardegna"
"Ah, sì" Si siede con la birra in mano "mi manca il paradiso Sardo, tutto il resto è sterco." Dice accennando un sorriso. Io faccio una risatina di approvazione, poi mi alzo e lo informo che vado in bagno a fare una doccia.

E' proprio vero quando dicono che il posto nel quale pensiamo più spesso è sotto la doccia.

Sarò qui sotto da non so quanto tempo ormai, spero solo che nessuno debba venire in bagno.
"Asia, devo pisciare cazzo, è un'ora che stai lì" La voce seccata di mio fratello al di là della porta, mi risveglia dai miei pensieri
"Ecco, ho fatto" dico stupendomi per il troppo tempo sotto la doccia.
Esco e mi asciugo, avvolgo i capelli in un'asciugamano e mi vesto.Esco dal bagno e chiamo mio fratello che si affretta a entrare guardandomi male.
In cucina trovo Manuel che sta mandando un messaggio. Quando mi vede mi sorride.
"So che voi donne siete lente ma non credevo così tanto" dice ridendo.
"Guarda che di solito non sono così lenta, è che stavo pensando" dico, più insicura verso la seconda parte della frase.
"E a cosa sono dovuti tutti questi pensieri?" mi chiede curioso alzando un sopracciglio.
"Ehm...a niente, niente di importante" dico agitandomi e diventando un po' rossa.
Intanto torna mio fratello e i due si mettono a parlare.

"Che si mangia?" chiede Manuel affamato.
"Pizza?"Chiede Mauri. Naturalmente la domanda non è rivolta a me, ma solo al suo collega.
"Va bene" risponde l'altro. Possibile che in questa casa mangino solo pizza?

Dopo cena Manuel si alza e comunica che deve tornare a casa.
"Bella brò, a domani, ricordati, alle nove alla Machete."
"Sì, ciao" Saluta mio fratello.
"Ciao, bella" mi saluta facendomi l'occhiolino.
"Ciao" saluto io arrossendo.
Mauri mi guarda male, mi sorpassa e se ne va in camera.

Voglio davvero tornare in Sardegna, tra terre bruciate e spiagge bianche, immacolate.

-continua-

Sorry for the ritardo and i non so the english, so, parlo italian. Sarà meglio.

Comunque volevo dire che mi scuso un sacco per il ritardo ma come avrete letto, spero, ho avuto un sacco di impegni e problemi.

Questo capitolo è 'na merda ma okay.
Al prossimo capitolo



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