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<<Cosa?! Perché hai finto per tutto questo tempo?>> Sento gli occhi lucidi, ma mi trattengo dal piangere: Roberto non merita nemmeno le mie lacrime.

Faccio un passo all'indietro, dimenticandomi che alle mie spalle c'è la ringhiera.

Perdo l'equilibrio e cado.

Dalla mia bocca esce un urlo strozzato.

Le mani di Roberto afferrano le mie spalle prima che sia troppo tardi.

Ho bisogno di acqua.

Sto per svenire o per vomitare, o entrambe le cose.

<<Questa è la mia vendetta, diciamo così. Anche da parte di Chiara>> mi spiega con un sorriso da ebete.

Lo sapevo che non era possibile che fosse cambiato così velocemente!

Sono stata una stupida a fidarmi di lui e a credere a tutto ciò che diceva e che faceva.

Cavoli.

Me ne pento, ma è troppo tardi.

<<Comunque, per te non è ancora arrivato il momento di morire, Isabelle.>> Pronuncia queste parole prima di andarsene, lasciandomi a bocca aperta.

Cosa intendeva dire con quella frase?

Mi sta minacciando di morte?

No, non arriverebbe a tanto: è un cretino, ma non un assassino.

Invece so qual è il suo obiettivo: spaventarmi; e non ci riuscirà.

Torno nella mia stanza e provo ad addormentarmi, ma non ci riesco.

Ripenso alle sue parole, a questa dannata settimana...

Forse sarebbe stato meglio che fossi rimasta a casa, in fin dei conti.

Mi alzo dal letto e vado nell'ultimo posto dove mi sarei mai immaginata di tornare: nella cantina dove tutti gli incubi sono cominciati.

Non sono i pensieri a portarmi là, bensì le mie gambe.

Se stessi ragionando, infatti, non ci tornerei né ora né mai.

Adesso che rivedrò quel foglio, sarà anche peggio di prima, tuttavia poco me ne importa.

Accanto alla vecchia libreria, ecco ciò che cercavo, esattamente nello stesso punto dove l'avevo lasciato.

Rileggo le varie righe almeno quattro volte per accertarmi che non sia stato nessun membro della famiglia di Roberto, compreso lui stesso, a commettere quell'omicidio.

Devo capire se potrebbe essere pericoloso, o se sta solo giocando.

A quanto pare, è corretta la mia seconda ipotesi: il fatto che sto leggendo risale al 1935, quando ancora non era nato.

E neanche Anna e Angelo, ovviamente, c'erano...

Deduco perciò che devono aver acquistato la villa in un secondo momento, magari ad un prezzo stracciato, visto il macabro passato che si cela dietro essa.

Dato che sto tremando e ho i brividi, decido di tornare di sopra, e sperare di prendere sonno.

Domani sicuramente starò uno schifo, ma per fortuna mentre saremo sul treno potrò dormire, anche se sarà difficile con i miei migliori amici, che non fanno altro se non parlare e ridere.

Mi adatterò.

Come avevo previsto, passo l'intera nottata in bianco.

Mi alzo dal letto e vado a guardarmi allo specchio per vedere in quali orribili condizioni sia la mia faccia dopo le terribili ore appena trascorse.

Now... I still believe. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora