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La debolezza e la disperazione, combinate insieme, creano la distruzione dell'animo. La salvezza è solo mera illusione, un ideale, una fantasia. E' Dio. E' nella testa di tutti, ma non si manifesta mai.

Michael ormai se ne era accorto. Aveva capito che anche provandoci, lui non avrebbe trovato soluzione. Non avrebbe avuto altro che conseguenze per il resto della vita.

I risultati di scelte, che la maggior parte delle volte si mostravano essere negativi.

Perchè se a quest'ora la vita fosse facile non saremmo capaci di darle valore.

Gli sbagli aiutano a crescere, dicono in giro. Ma quale crescita, se alla fine rimaniamo incastrati in un limbo di rimpianti, e quali sbagli, se è colpa nostra che non ci accorgiamo che sono invece rivincite di altre questioni.

E sappiamo tutti che un pugno in faccia farà sempre meno male di un insulto. E che la speranza è l'ultima a morire nonostante la gente continua a suicidarsi perchè non la trova più da nessuna parte.

E' un mondo fasullo, il nostro, come lo sono le nostre convinzioni e le nostre aspettative.

Niente è prevedibile, al massimo sono coincidenze. E non c'è destino, non c'è nessun fato che ci guida nel domani.

Il futuro è un buco nero, bisogna solo trovare il coraggio di buttarcisi a capofitto.
E Michael ha appena saltato...

MICHAEL
Con passo incerto, titubante, ripercorro le strade di un tempo, le vie di ritorno per casa mia. Mi strofino gli occhi col dorso della mano, asciugando il rimasuglio di pianto, e mi costringo a tenere una postura fiera.

Continuo a sentirmi uno stupido, eppure non mi passa nemmeno per la testa l'idea di ritornare indietro. Sono un insieme di tanti difetti, io, ma codardo no.

Senza preavviso, delle nuvole nere infestano il cielo e inizia a piovere. Non penso a coprirmi, non mi importa.

Non sento neanche fastidio, o freddo.

Sarebbe divertente pensare che io, ora, sia depresso, perchè molto probabilmente non ho mai smesso di esserlo. Devo aver solo creduto di non aver mai vissuto il resto.

Quando raggiungo il portone del palazzo, la mia destinazione, mi sento uno straccio dopo essere stato strizzato più volte. Forse l'acqua è arrivata anche a inzupparmi le ossa.

Immerso nel buio, cerco a tentoni le chiavi nella tasca, abbastanza entusiasta di averle trovate senza troppa fatica.

Passo dopo passo, gradino dopo gradino, sento il cuore salirmi fino in gola e ingoio con forza, immaginandomi di ributtarlo giù per impedirgli di scappare via.

Sono terrorizzato. E se mi farà del male solo a vedermi? Non sono ancora abbastanza forte da proteggermi, non credo uscirei vivo da questa casa.

Ma continuo ad avanzare comunque, a tempo costante. Una marionetta che segue i movimenti dettati da un altro.

Raccimolando tutto il coraggio che mi è rimasto, busso piano alla porta, dubbioso sul desiderio di andare fino in fondo, un cambio di idea improvviso. Che però arriva troppo tardi.

"Tu." stringe i denti mio padre, osservando con odio la mia figura minuta tremante sulla porta. Chiudo gli occhi e respiro profondamente.

"Sono qui per mettere definitivamente un punto a questa storia." dico, ora lo guardo dritto in faccia, e cerco in tutti i modi di mostrargli il mio disprezzo nei suoi confronti.

Purtroppo, ancora una volta, lui si prende beffe di me, sostenendo il mio sguardo con facilità.

"Vuoi mettere fine? Bene, ti accontento subito."

Insomnia. || muke & cashton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora