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È da un paio di giorni che ci incontriamo di notte, davanti quel negozio chiuso dove ci siamo visti la prima volta.

Ha ancora il suo solito, triste sorriso, ma gli occhi sono più stanchi.

"Michael, ne hai mai parlato con qualcuno?", gli chiedo dopo aver valutato la mia situazione, cercando di capire se eravamo più simili di quel che già mi sembrava.

Scuote la testa in segno di negazione.
Non parla tanto, ma mi piace la sua compagnia anche in silenzio. Mi fa sentire meno solo.

"Però a me l'hai detto.", rispondo ridendo. Lui mi guarda, gli occhi che trasmettono fiducia.

"Perchè tu sei come me, mi capisci.", risponde.

La sua voce è roca, come deve essere dopo non averla usata per molto.
Mi piace anche la sua voce, oltre al suo sorriso.

Ritorniamo al silenzio, mentre camminiamo senza meta in una notte fredda di febbraio.

Questa volta non sta indossando il cappello e i suoi capelli blu sparano in ogni direzione. Il suo aspetto non coincide per nulla con il suo carattere chiuso, ma a me piace.

Oh, mi piace anche la sua stranezza.
E i suoi capelli.

Scuoto la testa per distogliere quei pensieri, sentendomi improvvisamente in imbarazzo, le guance mi bruciano.

"Senti...", lo richiamo, cercando di non balbettare, "perchè non ci vediamo anche di giorno?".

Mi osserva, questa volta non so decifrare il suo sguardo.
Mi pento subito della domanda, inizio a tremare e vorrei scappare via. Vorrei sotterrarmi.

"Sarebbe bello.", lo sento rispondere.

Le mie guance possono essere più rosse di prima?
Tiro un sospiro di sollievo.

"Ma io sto cercando di organizzarmi per dormire al pomeriggio." dice infine.

Ci avevo provato pure io, in quei giorni, ma senza successo.
Non voglio dare voce ai miei pensieri, ma tanto non riesco mai a portare a termine i miei obbiettivi.

"Ci stavo provando anche io....se vuoi....potremmo....non so....".
Sussulta all'inizio, poi si mette a ridere.

Dio, mi piace anche la sua risata.

"Vorresti provare a dormire insieme?".
Ne sono certo, vorrei sotterrarmi vivo e non uscirne più.
"Mi dispiace..." sussurro, fermo in mezzo alla strada desolata mentre mi osservo i piedi, cercando di evitare il suo sguardo.

Lo sento bruciare contro la pelle.

"Sei carino." risponde e ride. Non faccio in tempo neanche a reagire che lui si è già incamminato verso casa.

Spalanco gli occhi, una voglia enorme di esultare. Invece mi trattengo.

L'ha detto davvero? E perchè reagisco così?

Sono a conoscenza del mio orientamento sessuale, ma lo conosco appena.

Forse un appena che vale già abbastanza.

MICHAEL
Apro la porta di casa facendo meno rumore possibile, togliendomi le scarpe per lasciarle all'entrata.

Contento di non aver svegliato mio padre, l'unico altro inquilino di questa casa, mi dirigo lungo il corridoio buio verso il bagno.

Una volta dentro accendo la luce, che mi acceca in un primo momento. Mi spoglio e mi infilo nella vasca che intanto avevo riempito con acqua calda.

Il terpore mi rilassa, mi allevia la tensione. Scivolo piano verso il fondo, non fermandomi nemmeno quando il livello dell'acqua supera la mia testa.

Mi piace il silenzio che si crea quando sono in apnea. C'è un eco lieve, il fruscio della lontananza dei miei pensieri.

L'orologio posto al bordo segna le 7 del mattino quando esco dalla vasca. Mi rivesto con gli stessi vestiti, non avendo voglia di cambiarli.

Mi intrufolo nella mia camera, navigo nella perfezione di una stanza mai disfatta a causa del mio problema, e raggiungo il cassetto dove tengo custodito il mio diario.

Le pagine profumano ancora di quel gelsomino che un tempo feci essiccare dentro.

Insonnia 65

È l'ennesima notte che passo ad osservare le stelle invece di sognare.
Mi sento un estraneo a questo mondo fatto di persone che vivono diversamente da come vivo io.
Ma ho conosciuto qualcuno.
Lui è come me e mi piace pensare che in qualche modo soffriamo insieme.
Non è lo stesso dolore se condiviso con una persona che ti capisce...
E, per una volta, mi sento bene.

Chiudo il diario con un lungo sospiro di frustrazione.

Odio la mia vita, odio quello che mi succede, odio mio padre e come mi tratta.

Ma lui no, non riesco ad odiarlo.
È un'eccezione.

Volevo accettare la sua proposta, volevo stare con lui anche di giorno, ero curioso di sapere se i suoi occhi si illuminavano col sole allo stesso modo che succedeva con la luna.

Quel blu così intenso che la parola 'azzurri' è troppo insulsa per descriverli.

Ma lui non deve far parte del mio disastro, lui deve rimanere protetto, deve rimanere la mia fuga.

Non mi sento più un estraneo quando di notte passeggiamo insieme per le vie buie.
Provo una bella sensazione, piacere o beatitudine. Non conosco queste emozioni, non penso di averle mai provate.

So poco di lui ancora, il tanto che rimane è irrilevante.

"Michael", urla mio padre dalla cucina, o per lo meno presumo provenga da lì la sua voce gutturale.
"Porta il tuo fottuto culo qui.".

Con un sospiro di rassegnazione, costretto ad obbedirgli, trascino le gambe fino alla sua figura imponente, senza alcun desiderio di guardarlo in faccia.

Siamo in cucina, mi sento soddisfatto del mio udito. Ma il piccolo sorriso spuntato si spegne quando, abbassando lo sguardo, noto che è in mutande. La visione mi disgusta.

"Pulisci questo cazzo di pavimento, schiavetta." urla ancora.
Annuisco in silenzio, come mio dovere da sottomesso, e vado a prendere il materiale.

Al ritorno mi inginocchio a terra, lui ancora in piedi che mi osserva. Sogghigna.
"Preferisco quando ti inginocchi davanti a me per fare altro."

Trattengo il respiro e i conati di vomito, facendo di tutto per ricacciare indietro le lacrime.
Ma non è la prima volta e non sarebbe stata certo l'ultima, per cui mi devo solo abituare.

Abituare ad essere trattato come schiavo e prostituta.
Anche se ci avevo provato ed ogni volta, costantemente, ci soffrivo.

Per fortuna mio padre esce per un paio d'ore il pomeriggio, tale che per quel poco di tempo che ho posso riprendere l'autocontrollo per superare il resto della giornata.

Lui non sa della mia insonnia, o degli altri grossi problemi psicologici che mi causa, e non dovrà mai saperlo.

La notte è l'unico mio vero momento di libertà e non sopporterei di perdere anche quella.
Non sopporterei di perdere Luke ora, il mio unico amico.

•spazioautrice•
Ciao a tutti, sono tornata con una nuova fanfiction! Questa è una storia a cui tengo molto perché mi sono impegnata tanto per tutta l'estate. Avrei voluto pubblicarla prima, ma sfortunatamente ho avuto vari problemi che me lo hanno impedito. Ma ora sono qui!
Infine, dedico questo primo capitolo alla mia seconda famiglia, il #TeamMichaelTops, che mi ha sostenuto e spronato nella stesura di ogni capitolo.
Grazie ragazze, vi voglio bene.

Al prossimo aggiornamento,
Nix, xx.

Insomnia. || muke & cashton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora